Quest’anno si celebra il doppio anniversario di un compositore molto legato alla nostra regione: Cipriano de Rore (1515/16-1565), di cui ricorrono i 500 anni dalla nascita ed i 450 dalla morte. Personalità tra le più importanti del XVI secolo, egli legò il suo nome a Ferrara e Parma, le due città in cui visse e lavorò durante la sua maturità artistica.

I. Profilo biografico
Cipriano de Rore nacque a Ronse, nell’attuale Belgio. Non sappiamo nulla della Cipriano de Roresua gioventù, della sua formazione, di come giunse in Italia, se non attraverso ipotesi e supposizioni. Il primo dato certo è del 1542: Cipriano si trova a Brescia ed in quell’anno pubblica a Venezia il suo primo libro di madrigali, cui segue nel 1544 il primo libro di mottetti, insieme con una ristampa corretta ed ampliata dei madrigali. Ragioni stilistiche lo avvicinano ad Adrian Willaert, attivo a Venezia in quel periodo, per cui si è supposto che Cipriano possa esser stato suo allievo. Nel 1546 diventa maestro di cappella a Ferrara, presso Ercole II d’Este: qui rimarrà per tredici anni, componendo la maggior parte delle sue opere, fino al 1559, quando gli viene tolto l’incarico. Cipriano ritorna in patria, dove trova la città natale distrutta dalla guerra e la sua famiglia in difficoltà. È in quel momento che entra in contatto con i Farnese e viene assunto a Parma, dove giunge nel febbraio 1560. Qui, sebbene ben pagato ed onorato dal duca Ottavio Farnese, trova la cappella ancora in via di formazione ed un ambiente ben lontano dai fasti musicali ferraresi. Perciò nell’ottobre 1563 accetta l’incarico di maestro di cappella a San Marco a Venezia, succedendo al defunto Willaert. Vi rimane tuttavia meno di un anno: nel luglio 1564 si dimette e torna a Parma, ove rimane fino alla morte nel settembre 1565.

II. Le messe di Cipriano de Rore
La fama di Cipriano de Rore è legata soprattutto ai madrigali, genere di cui fu sviluppatore importantissimo, autore prolifico e punto di riferimento per le successive generazioni di compositori fino a Monteverdi. Vorrei invece parlare del meno conosciuto versante sacro della sua produzione; e in particolare, soffermarmi sulla Missa Doulce memoire, autentico pezzo di bravura e capolavoro dimenticato. Di Cipriano conosciamo soltanto cinque messe: una su cantus firmus (Missa Vivat Felix Hercules), tre messe parodia (Missa Vous ne l’aurez da una chanson di Josquin, Missa a note negre dalla propria chanson Tout ce qu’on peut en elle voir, Missa Doulce dalla chanson di Pierre Sandrin) ed una messa che combina parodia e cantus firmus (Missa Praeter rerum seriem, da un mottetto di Josquin). Una produzione esigua, se paragonata a quella di alcuni suoi illustri contemporanei e successori, ma di innegabile qualità. Bernhard Meier, curatore dell’opera omnia di Cipriano, non esita a definire la Missa Praeter rerum seriem e la Doulce memoire “masterpieces of the highest order”, capolavori del più alto grado.

III. Missa Doulce memoire : datazione
La datazione delle messe di Cipriano lascia aperto qualche dubbio, pur potendosi definire con buona approssimazione. In particolare, la Missa Doulce memoire è “molto probabilmente una composizione assai tardiva, come indicano le fonti”*. “Per questa ragione, sembra possibile che questa sia la messa commissionata dall’Arciduca Ferdinando II di Tirolo [Ferdinando II d’Asburgo, Arciduca d’Austria e Tirolo], che Rore cominciò a comporre nel dicembre 1564 e spedì nell’aprile dell’anno seguente”** . Dunque, stando a questi dati, la Missa Doulce memoire fu l’ultima composta da Cipriano, e verosimilmente scritta durante il suo secondo soggiorno a Parma.

Mirabar solito laetas di Cipriano de Rore miniato da Hans Mielich.

Mirabar solito laetas di Cipriano de
Rore miniato da Hans Mielich.

IV. Missa Doulce memoire : il modello
Per la Missa Doulce memoire, Cipriano scelse la chanson omonima, Doulce memoire, di Pierre Regnault detto “Sandrin” (1490-1561), il cui testo è attribuito a Francesco I di Valois, re di Francia. Venne pubblicata per la prima volta nel 1537 e da quella data godette di fortuna e diffusione eccezionali. È questo infatti uno dei brani più famosi del XVI secolo, utilizzato da molti compositori come base per proprie opere: Orlando di Lasso la usò per una messa parodia a quattro voci (Missa ad imitationem moduli Doulce Memoire), e come lui vi composero una messa Thomas Crecquillon e Johannes Mangon. Jacobus Clemens non Papa la utilizzò nella sezione conclusiva del suo Magnificat Primi Toni, Ludovicus Episcopius compose un Salve Regina super Doulce memoire. Sul versante strumentale, Diego Ortiz ne fece quattro recercadas (inserite nel Trattado de Glosas), senza contare le trascrizioni per liuto o tastiera.

V. Missa Doulce memoire: analisi comparata del Kyrie.

Non possiamo, per ovvie ragioni di spazio, analizzare l’intera messa. Ma per capire come Cipriano agisca sul materiale della chanson ci basta guardare il primo Kyrie. Lo faremo accostandolo ad altri due compositori: Orlando di Lasso (1530/32 – 1594) e Thomas Crecquillon (1505 ca. – 1557), entrambi autori di una messa sopra Doulce memoire. Innanzitutto vediamo la porzione di chanson utilizzata
nei tre Kyrie:

777

7777

Si tratta della prima parte del brano di Sandrin. Si compone di quattro sezioni ben distinte (qui segnate dalle lettere). In particolare, Mirabar solito laetas di Cipriano de Rore miniato da Hans Mielich. (A), con il suo tetracordo discendente, è la sezione di maggior impatto: caratterizza da subito il tono della chanson, oltre ad essere una sequenza molto riconoscibile. Dunque, cominciamo con Orlando di Lasso.

77777

777777

Notiamo subito che l’incipit non si discosta dal modello: le prime cinque battute ripropongono testualmente la chanson (A B). Subito dopo, Lasso inserisce uno sviluppo del materiale appena esposto (bb. 6-10). Abilmente poi si ricollega alla chanson (b. 11) e prosegue nell’esposizione letterale per altre tre battute (C). Chiude la sezione riprendendo il tema-incipit, prima trasposto alla quinta superiore e leggermente variato nel superius, poi nel modo di partenza, con aggiunta di cadenza conclusiva. In sostanza, Lasso pro¬cede per esposizione/sviluppo. Nel suo Kyrie, Thomas Crecquillon agisce in maniera simile ad Orlando di Lasso: all’inizio si mantiene fedele al modello, poi sviluppa il materiale.

7777777

77777777

Nel Christe e nel secondo Kyrie, Crecquillon si limita a riproporre quasi testualmente la chanson, ornata di qualche abbellimento. È un modo di lavorare molto più sobrio rispetto a quello di Orlando di Lasso, più vicino al contrafactum che alla parodia. Veniamo infine al nostro Cipriano. Se vi siete fatti un po’ di occhio sulle prime battute della chanson di Sandrin, e date una sbirciata ai due Kyrie di cui sopra, non potrete non rimanere sorpresi quando vedrete ciò che combina Cipriano:

8

88

Innanzitutto, Cipriano ha aggiunto una quinta voce rispetto alle quattro del modello (mantenute invece inalterate da Lasso e Crecquillon): è uno spazio utile non solo per ottenere un suono più corposo, ma anche per allargare le possibilità di creare imitazioni e contrappunti. Ma non questo ci deve sorprendere. Rore sviluppa le 14 battute del suo Kyrie utilizzando soltanto le prime tre battute della chanson (il solo tema-incipit), mentre sia Lasso che Crequillon utilizzano molto più materiale (tre sezioni il primo, due il secondo). Ciò che sviluppa è un intreccio mirabile: il tema-incipit della chanson è proposto cinque volte, dapprima a tre voci, poi a quattro, infine a cinque, slanciato dall’ascesa del cantus, fino all’apex di battuta 13.

888

8888

È un grande crescendo, condotto magistralmente. Inoltre, Cipriano inserisce un gioco di alternanze tra le tre voci acute (cantus, altus e tenor I) e le due voci gravi (tenor II e bassus). Il dialogo che si crea non è solo sfoggio di contrappunto: serve soprattutto a preparare l’entrata finale del tema-incipit, accrescendone così la solenne pienezza. Non v’è nota ingiustificata. La coerenza di questo Kyrie è data dal fatto che il nostro Fiammingo non spreca una croma del modello. Nell’esempio seguente sono indicati in partitura tre motivi melodici: 1° in azzurro (= cantus e tenor della chanson), 2° in ver¬de (= basso della chanson, qui ornato all’altus ed al cantus), 3° in arancio (novità).88888

888888

 

Cipriano de Rore ritratto da Hans Mielich (ca. 1558/1559). Questo artista, coetaneo di Cipriano, illustrò due interi volumi di mottetti di De Rore per la biblioteca di Alberto V di Baviera.

Cipriano de Rore ritratto da Hans Mielich (ca. 1558/1559).
Questo artista, coetaneo di Cipriano, illustrò due interi volumi di
mottetti di De Rore per la biblioteca di Alberto V di Baviera.

Insomma, Cipriano, da buon Fiammingo, si trova a suo agio nella proliferazione, nell’intreccio, nell’imitazione: durante la messa sono frequenti gli episodi basati su un singolo tema, a volte anche solo su un motivo brevissimo, moltiplicato ed intrecciato in più e più modi (ad es. Gloria bb. 73-75, Credo bb. 221-228, Sanctus bb. 1-12 e 31-42, Agnus Dei bb. 1-4 e 75-84). L’analisi di queste poche battute ci può dare l’idea della maestria di Cipriano. Le sue messe, anche se poco conosciute, non hanno nulla da invidiare a quelle di altri autori illustri. Dobbiamo credere alle parole del nipote, poste sull’iscrizione tombale in Duomo a Parma: “Cipriano de Rore Fiammingo, il più esperto tra gli uomini nell’arte musicale, il cui nome e la cui fama né il tempo potrà rovinare, né l’oblio potrà cancellare”.

* Bernhard Meier, Introduzione a Cipriani Rore Opera Omnia, Tomo
VII, Missae = Corpus Mensurabilis Musicae 14. American Institute
of Musicology, 1966, traduzione nostra. La messa di Cipriano si trovia
in una collezione di messe stampata nel 1566 (un anno dopo la morte di
Cipriano) ed in un manoscritto del Conservatoire Royale de Musique de
Brussels datato 1560-1570.
** cfr. Bernhard Meier, op. cit