I due brani, scritti da Benedetta Nofri e Renzo Moser, appartengono a due progetti liturgico – compositivi realizzati dal Biennio di Composizione Liturgica di Trento nell’anno 2015. Sono stati scritti da due allievi iscritti al Biennio ed eseguiti in collaborazione con la classe di direzione di coro, che ha partecipato ai medesimi progetti. Il primo momento liturgico che è stato scelto è il periodo della Settimana Santa ed in particolare il giovedì Santo. Grazie ad una masterclass con il compositore GianMartino Durighello abbiamo strutturato ed elaborato un progetto musicale per il notturno del Giovedì. Hanno partecipato, componendo ed eseguendo i brani, molti allievi della classe e il progetto è stato eseguito a Trento il mercoledì della Settimana Santa alle ore 7.00 del mattino e in Cattedrale ad Arezzo il Giovedì Santo, sempre al mattino presto.

L’altro progetto sviluppato e realizzato nel 2015 è stato invece legato al periodo di Avvento ed in particolare ai vespri dei sette giorni prima del Natale, quelli che presentano prima del Magnificat le  grandi antifone dette “Antifone O”; anche in questo caso la classe di direzione di coro ha partecipato sia in fase compositiva che esecutiva ed il progetto ha visto la realizzazione di alcune delle “Antifone O” e di alcuni salmi. L’inserimento nella liturgia è avvenuto nella Cattedrale di Trento nei vespri dei giorni precedenti il Natale.

“UNA HORA”, di Benedetta Nofri.

“Una hora” è l’ottavo Responsorio del Giovedì Santo e si inserisce tra i ventisette che compongono l’Ufficio delle tenebre, che nel corso dei secoli ha offerto suggestioni a innumerevoli compositori. “Neppure un’ora siete riusciti a vegliare con me!” In questa atmosfera di attesa solitaria, che si carica di angoscia, il Responsorio si apre con un’ottava vuota degli uomini, su cui vanno ad innestarsi le dissonanze delle donne. La distanza vocale tra le sezioni si riduce nel corso della frase, verso la parola “mecum”, fino a comprimersi su una sesta. Neppure un’ora, “voi che eravate disposti a morire per me!” La frase si apre con la recriminazione quasi individuale ad ogni discepolo, ribadita dalle quattro sezioni, e si chiude su un accordo fortemente sospensivo, che ribadisce un interrogativo che ha già la sua risposta.

Segue una sezione imitativa, in cui le quattro voci si rincorrono dipingendo l’azione frenetica di Giuda, intento a concludere il proprio tradimento, così contrastante con il sonno calmo dei discepoli, reso nell’immobilismo della frase “quid dormitis?”.

Giunge così l’accorato invito al risveglio, con i “Surgite!” che rapidamente si sovrappongono, e all’ultima condivisione della paura del dolore che incombe, preannunciato nell’accordo della parola “tentationem”.

La conclusione del Responsorio prevede la ripetizione della sezione centrale, riportando così l’attenzione sull’azione di Giuda.

“O CLAVIS DAVID”, di Renzo Moser.

L’analisi di un titolo, sia di un saggio, che di una poesia, che di un libro e così via, porta in sé il mistero e la completezza del contenuto che poi si andrà ad esaminare, ammirare, studiare, analizzare, per poi stendere dei suoni che riportino in luce, messaggi nascosti o palesi dell’opera stessa.

Nello specifico la parola “Clavis e David”, mi hanno suggerito, lo stesso mondo, in quanto sia la chiave che può sia chiudere che aprire, sia il carattere del Davide in questione, riconosciuto nella sacra Bibbia, al tempo dotato di grande crudeltà, come di grande generosità ed umanità, mi hanno spinto ad usare quei passaggi dal minore al maggiore che richiamano quelle caratteristiche di fluttuabilità delle due parole sopracitate.

Questi passaggi cromatici, vengono utilizzati fino alla fine del brano, dove come nella pedagogia di Dio, tutto alla fine riceve la sua luce e il suo intervento, così da trasformare l’ombra della morte, la prigionia dello schiavo e le tenebre della vita, in una liberazione che desta meraviglia e stupore delicato, evidenziato dall’ultimo accordo polifonico del brano in Sib maggiore.

La “o” finale richiama quella iniziale, come a concludere una circolarità che crea armonia di forme e significati profondi per l’uomo e l’umanità.

La tessitura infine di tutte le quattro voci è in un ambito del tutto naturale così da osservare anche un aspetto che tiene conto del periodo liturgico ad esso dedicato.