Sessant’anni di ininterrotta attività: questo il lusinghiero traguardo che la Corale Collecchiese “Mario Dellapina” festeggia nel 2016. Durante le sedute di prova l’entusiasmo che traspare dai volti dei coristi, tra cui molti giovani, fa capire che più che di un traguardo si tratta di un nuovo punto di partenza. Infatti l’avvento del nuovo direttore Leonardo Morini ha coinciso con un considerevole arricchimento dell’organico ed un ulteriore perfezionamento della prassi esecutiva confermata dal successo degli ultimi concerti. La tradizione del canto corale a Collecchio affonda le sue radici nei primi decenni del ‘900 quando il parroco don Giuseppe Leoncini raccolse un gruppo di volonterosi per animare le celebrazioni liturgiche in occasione di festività solenni, coadiuvato nella seconda metà degli anni trenta da don Guido Anelli. Fu proprio quella corale a salutarlo eseguendo una solenne messa del Perosi nella chiesa di Ostia quando, nell’aprile del 1940, don Anelli lasciò il paese, comandato quale parroco a Belforte, sull’Appennino, dove si prodigò per organizzare la resistenza partigiana divenendo noto come il “prete volante”. Il 29 febbraio 1956, grazie all’iniziativa di alcuni appassionati di canto, fra i quali vi erano gran parte di coloro che avevano fatto parte dei precedenti gruppi, si costituisce ufficialmente il complesso vocale, formato da sole voci maschili, al quale fu assegnato il nome di Corale Collecchiese. I componenti della Corale, una settantina che più o meno assiduamente si alternarono nei primi anni di attività, erano per la maggior parte operai, artigiani, commercianti, agricoltori, che devono alzarsi presto il mattino per andare a lavorare. Passare un paio di sere la settimana in Corale per molti era un sacrificio fisico, ma anche una grande soddisfazione personale e un’occasione per stare insieme legati dalla passione per il canto. A dirigerla fu chiamato mons. Mario Dellapina, già istruttore di musica presso il Seminario di Parma e raffinato armonizzatore. Inizialmente la Corale si avvalse dei Corsi di Orientamento Musicale concessi dal Ministero della Pubblica Istruzione istituendo un corso triennale di educazione musicale. Dellapina, indipendentemente dal fatto che il suo insegnamento avvenisse nell’ambito dei corsi ministeriali di orientamento musicale o meno, fin dall’inizio volle che i coristi riuscissero a districarsi almeno un po’ tra le note. Oltre ai rudimenti della musica, il maestro si soffermava spesso anche a chiarire il significato delle parole che si dovevano pronunciare e soprattutto interpretare col canto: teneva alla chiarezza dell’emissione, all’espressione in base al significato, alla correttezza della pronuncia delle vocali (certe “e” e “a” troppo aperte: diceva, in dialetto: “Nèlla” la sarà la to morosa, chì as’ diz “nélla”!) e delle consonati (“s” e “z”, che noi emiliani tendiamo a strascicare). Il maestro sapeva insegnare la musica con grande naturalezza e semplicità e anche se il periodo di direzione fu il più breve nella storia del coro lasciò un’impronta e un ricordo indelebile. A parte la musica sacra, d’obbligo per una corale che, piacesse o no, era nell’orbita della parrocchia, il repertorio comprendeva soprattutto canti di montagna e brani operistici e romantici. In realtà però, pur partecipando inizialmente a numerosi concorsi di canti di montagna, fin dall’inizio del magistero dellapiniano, la Corale Collecchiese, prese in breve tempo una connotazione polifonica. Dellapina si avvalse della collaborazione di don Giorgio Zilioli e del giovane maestro Giovanni Veneri (da ricordare nel 1966 l’esecuzione da parte della Corale della Míssa in honorem Sancti Evasii per soli, coro maschile ed orchestra da lui scritta e diretta in occasione del 60° anno di sacerdozio dell’Arcivescovo di Parma mons. Evasio Colli) che si alternarono successivamente alla direzione fino al 1975, anno della grande svolta determinata dal maestro Tanzi. Egli riuscì, con un paziente lavoro, ad infondere nuova fiducia nel gruppo e ad allargarne gli orizzonti culturali, nel tentativo di forgiare una nuova identità per un coro che aveva già alle spalle un’esperienza ventennale. Fu in questo rinnovato quadro che i continui riferimenti a Mario Dellapina, il primo maestro, di cui anche Tanzi era stato allievo e del quale riportava le massime e gli insegnamenti in chiave aneddotica durante le prove, assunsero il significato di un ritorno alle origini, alla polifonia come palestra per lo sviluppo della coralità e ambìto traguardo di ogni esercizio corale. Pian piano il gusto dei coristi venne indirizzato sempre più verso la polifonia classica e ben presto nacque l’esigenza di inserire nel coro un gruppo di voci femminili, la cui assenza rappresentava il limite più grande nella scelta del repertorio. La naturale conclusione di questo percorso fu l’intitolazione della corale al maestro Dellapina, scomparso nel 1979, avvenuta in occasione del trentesimo anniversario della fondazione. Su indicazione del maestro Tanzi, all’indomani della sua rinuncia dovuta agli impegni derivanti dall’incarico di maestro del coro del Teatro Regio di Parma, la guida della Corale Collecchiese venne affidata alla maestra Marina Gatti. Diplomata in flauto e cresciuta nelle file del coro alla scuola del maestro Tanzi, si fece interprete di questo nuovo gusto proponendo un repertorio sempre più connotato da brani del periodo rinascimentale. Risalgono a quegli anni le collaborazioni con il coro T.L. da Victoria di Langhirano, col maestro Carlo Piazza e con la Compagnia dell’Obolo di Fornovo per l’allestimento di spettacoli in costume rinascimentale, con l’inserimento della recitazione al posto della semplice presentazione, culminati con il concerto al Teatro Farnese dedicato a Monteverdi e l’esecuzione del Festino di Banchieri in occasione del quarantennale della corale. Alle soglie del duemila la direzione artistica viene affidata alla maestra Valeria Temporini che mostra subito un temperamento deciso e, pur accettando lapat richiesta della base del coro di mantenere ed ampliare il repertorio di polifonia rinascimentale, ben presto manifesta un gusto più spiccato per la musica barocca e del ‘900, con incursioni nel campo degli spirituals. Inizia una nuova fase della vita del coro, che vedrà collaborazioni con gruppi strumentali e un rinnovato interesse per le rassegne corali. Vengono eseguiti Te deum,  Laudate Pueri, canzonette di Mozart e in più matoccasioni il Gloria di Vivaldi. In una di queste l’orchestra ha utilizzato esclusivamente strumenti ad arco realizzati dall’artigiano locale Giovanni Ferrari, che in quegli anni aveva anche costruito l’organo della chiesa di Collecchio. In occasione del cinquantesimo la storia del coro diventa un libro di 80 pagine ricco di ricordi, aneddoti, documenti e foto. Siamo giunti così ai giorni nostri con l’arrivo del maestro Morini che ad un patimatsolo anno dall’incarico ha la responsabilità di preparare il coro in vista di questa scadenza importante. Per festeggiare questo traguardo sessantennale si è deciso di realizzare un doppio CD su cui troveranno spazio brani dell’attuale repertorio, tra cui spicca il “Miserere mei, Deus” di Francesco Durante ora in fase di studio, e pezzi significativi, ricavati da registrazioni dal vivo, tratti dal repertorio dei vari periodi della storia del coro.