‘L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quella che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente.’ Mi piace cominciare, con queste parole di Leonardo da Vinci, alcune considerazioni in questo caldo periodo estivo. L’acqua è da sempre sinonimo di vita e ogni giorno, sotto diverse forme, regala a tutti noi sensazioni di piacere, di sollievo, di fascino e purezza. L’acqua è estremamente adattabile, è flessibile e cambia la sua forma. Si adatta alle circostanze, aggirando gli ostacoli che incontra nel suo cammino. Tutto questo in un processo di continua trasformazione che è la sua vera forza. Associando questo fondamentale elemento, alla musica, mi vengono in mente i magnifici spettacoli delle fontane danzanti, osservati in varie città del mondo, e la loro suggestiva bellezza. La tradizione dei giochi d’acqua è, come sappiamo, molto antica e già i Romani ne riconoscevano l’importanza sia dal punto di vista funzionale, in quanto venivano sfruttate come punto di distribuzione dell’acqua cittadina, sia dal punto di vista ornamentale poiché erano un’espressione artistica alla portata di tutti. Acqua e musica: i Jeux d’eau, Giochi d’acqua, di Maurice Ravel inaugurano  la musica francese del Novecento. Le novità riguardano in particolare l’armonia: fin dalla prima battuta l’accordo consonante ingloba due suoni (settima maggiore e nona maggiore rispetto al suono fondamentale) che erano sempre stati considerati dissonanti. Sia Chopin che Liszt avevano allargato il concetto di consonanza, ma in via del tutto episodica: con  Ravel il nuovo concetto di consonanza diventa un tratto lessicale costante. E si tratta di un passo molto importante, da cui scaturirà nove anni più tardi, con il Trattato d’armonia di Schönberg, l’abolizione del concetto stesso di dissonanza.
Per la teoria degli opposti, l’altro elemento su cui mi piace soffermarmi, in contrapposizione all’acqua, è il fuoco: è per eccellenza un elemento dinamico, in quanto genera trasformazioni. In particolare tende a purificare tutte le cose, elevandole ad un livello di perfezione maggiore. Il fuoco è un’energia radiante, eccitante, piena di fervore. Il fuoco viene spesso associato al coraggio, alla fiducia nel proprio valore e al gusto della sfida di fronte alle prove della vita. Tornando alla musica è immediato l’accostamento con la Musica per i Reali Fuochi d’Artificio composta da Georg Friedrich  Händel nel 1749 su commissione di Giorgio II di Gran Bretagna. Il pretesto per la composizione di questo lavoro fu la firma del trattato di Aquisgrana del 1748 che mise fine alla guerra di successione austriaca. Il re non badò a spese e volle che si celebrasse l’avvenimento con grandi festeggiamenti e fuochi d’artificio, questi ultimi prodotti da una gigantesca struttura in legno.

Ritornando al tema dell’acqua, nella vasta produzione di brani per coro, vorrei ricordare, come autentica gemma, il brano Gesang der Geister über den Wassern, Canto degli Spiriti sulle Acque, di Franz Schubert  su testo di Goethe. La poesia di

Goethe tratta temi di alto impegno concettuale; il parallelo fra gli elementi della natura, l’acqua, il vento, e l’uomo, la sua anima e il suo destino, sono di grande intensità. ‘La musica è una matematica misteriosa’ – scrive il grande musicista francese Debussy – i cui elementi partecipano dell’Infinito. Essa è responsabile dei movimenti delle acque, del gioco delle curve descritte dalle mutevoli brezze; niente è più musicale di un tramonto’. Analizzando i titoli suggestivi che Debussy ama apporre alle proprie composizioni si nota il proliferare di riferimenti legati alla natura e ad alcuni spettacoli che essa offre. Molti di questi titoli sono correlati  all’immaginario acquatico: Le jet d’eau, La mer est plus belle, Jardins sous la pluie, Reflets dans l’eau, Poissons d’or, La cathédrale engloutie, Ondine, En bateau, Pour remercier la pluie au matin, Sirènes, La mer, De l’aube à midi sur la mer, Jeux de vagues, Dialogue du vent et de la mer. I riferimenti all’acqua affollano i testi delle mélodies per canto e pianoforte che Debussy sceglie fra i componimenti di numerosi poeti simbolisti, fra cui Verlaine, Baudelaire e Mallarmé.  Nella musica d’acqua di Debussy, i suoni sfumano i propri contorni e si immettono in un flusso che spesso pare emergere dal nulla. Tali suoni scorrono fluenti e poi svaniscono all’orizzonte, riassorbiti dal silenzio e dall’oscurità oppure confluiscono in un nuovo flusso.  Questo accade in modo esemplare nel terzo dei Nocturnes per orchestra. Scorrono fluidi i vocalizzi evocatori di Sirènes. Gli ipnotici cori sembrano infatti affiorare alla superficie del mare, per poi inabissarsi nuovamente. ‘Sirènes è il mare e il suo ritmo infinito – scrive ancora Debussy in una nota esplicativa redatta per l’esecuzione di questo brano – poi tra i raggi argentei della luna si sente, ride e passa il canto misterioso delle sirene’. Il coro è qui usato come se fosse un gruppo strumentale, è fuso all’orchestra e non ha un testo da cantare. Questi sensuali e avvolgenti vocalizzi sono un canto smaterializzato, morbido, curvilineo. Archi, fiati e arpe intrecciano suoni vellutati e fluenti. Il tema affidato alle voci del coro affiora con frequenza dalla liquida materia sonora.

Dopo questo immaginario contatto dei due elementi, vi auguro una magnifica estate. AERCO invece continuerà a lavorare per presentarvi, a Settembre, il nuovo Corso per Direttori di Cori Scolastici, con grandi nomi quali Anna-Maria Hefele, Basilio Astulez, Tullio Visioli ed altri, CantaBO, il Festival per la coralità bolognese e la Rassegna Di Cori un altro Po, quest’anno esteso anche al Piemonte.

Andrea Angelini – Presidente AERCO