Sulla scia dei contributi sulla vocalità proposti dai maestri Spremulli e Mazzucato nei due numeri precedenti, siamo andati a scoprire un’esperienza corale davvero stimolante, sorta a Mirandola, in provincia di Modena e prosperata negli ultimi tre anni. Ecco qui il dialogo aperto tra la logopedista Sara Roncadi e il maestro Gianni Guicciardi.

Sara Roncadi

Il servizio sanitario non offre il percorso completo di tutte le fasi riabilitative, soprattutto quelle di mantenimento, da qui come operatore sanitario, per cercare di dare una risposta a questa incompletezza, ho pensato a strategie per riempire questo vuoto. Il progetto nasce dall’idea di unire un percorso terapeutico al di fuori delle mura ospedaliere con un’occasione di socializzazione e condivisione. Ho pensato che il canto e la musica fossero strumenti idonei per cui ho contattato il direttore della Fondazione Scuola di Musica di Mirandola, m° Mirco Besutti, che mi ha sostenuto proponendomi la collaborazione con il m° Gianni Guicciardi. Il progetto è indirizzato a tutti i pazienti con disabilità fonatorie, articolatorie e deficit comunicativi; in particolare rientrano nel progetto tutte le patologie che determinano un danno cerebrale nelle aree del linguaggio, oltre all’afasia anche tutte le disabilità comunicative per trauma cranico, sclerosi laterale amiotrofica o sclerosi multipla, morbo di Parkinson. Da gennaio 2014 siamo partiti con una prova sperimentale con un piccolo gruppo di pazienti in trattamento logopedico presso l’unità operativa di Medicina Riabilitativa dell’Ospedale di Mirandola. Visti i benefici che l’attività ha prodotto sulle capacità comunicative e l’entusiasmo dei partecipanti, da ottobre 2014 abbiamo concretizzato il progetto come un’attività strutturata all’interno della scuola e come completamento del percorso terapeutico ospedaliero. Gli incontri, della durata di un’ora e mezza, si svolgono con cadenza settimanale presso la Scuola di Musica, in particolare la prima parte viene dedicata ad esercizi terapeutici di gruppo (respiratori, articolatori e di fonazione) curata da me come logopedista, mentre la seconda parte viene gestita dal maestro con attività corale specifica.

Gianni Guicciardi

Terminato il mio periodo lavorativo come docente di Percezione musicale presso il Conservatorio di Musica di Mantova, continuai a collaborare con la Scuola di Musica della Fondazione Andreoli di Mirandola.

All’inizio del 2014, il m° Mirco Besutti, direttore, mi propose un incontro con la logopedista dott.ssa Sara Roncadi dell’unità di riabilitazione dell’ospedale di Mirandola. Durante il colloquio la logopedista mi presentò il suo progetto: formare un coro con persone che avevano subito un trauma cerebrale, ictus o altre lesioni, che già seguiva per la riabilitazione vocale. La forza che mi comunicò nel presentare il suo progetto mi stimolò al punto tale di decidere di mettermi in gioco, seppur consapevole dei problemi che avrei incontrato perché si trattava di un’esperienza completamente nuova per me. Nel mese di ottobre seguente, presso i locali della Scuola di Musica di Mirandola, il progetto partì. Non avevo preparato nessun canto da proporre perché volevo conoscere direttamente queste persone. Era importante formare un gruppo coeso con un clima che li mettesse a proprio agio, inoltre volevo capire il funzionamento del loro strumento voce. La disponibilità di tutti e della logopedista, mi aiutò tantissimo nel comprendere in che direzione avrei dovuto muovermi. Ai presenti chiesi cosa avrebbero voluto cantare. Chi aveva la fortuna di esprimersi in modo comprensibile rispose elencando canzoni che appartenevano alla storia personale e, immagino, concomitanti con momenti importanti della vita. Dall’elenco dei brani proposti mi resi conto immediatamente che avrei dovuto studiare bene il repertorio musicale da proporre. La riproduzione vocale non era omogenea, alcuni erano in difficoltà nell’articolazione, altri meno e infine alcuni riproducevano normalmente. Dovevo scegliere se utilizzare le canzoni solo per risvegliare i loro ricordi personali, oppure per un obiettivo di riabilitazione dell’apparato vocale. Assieme alla logopedista e ai coristi si decise che tutti dovevano intervenire nel dare il loro contributo per formare un coro che, oltre al valore della socializzazione e del ricordo personale, contribuisse nel potenziare tutte le risorse personali. Iniziai a proporre dei canti con caratteristiche corrispondenti al nostro obiettivo. Canzoni con delle forme musicali semplici e con dei testi formati da un numero contenuto di parole. Molte canzoni del periodo anni 60/70 e anche canti popolari avevano queste caratteristiche, le forme motivo erano ripetitive e costituite da delle cellule ritmiche semplici che favorivano la memorizzazione e di conseguenza la riproduzione vocale. Il progetto di formare un coro incominciò a delinearsi anche con un buon entusiasmo. Alcuni coristi avevano delle difficoltà nell’articolazione verbale, ma quando si trattava di cantare, improvvisamente il problema sembrava sconfitto. I brani musicali erano da me accompagnati con un pianoforte digitale, dove riducevo al minimo l’accompagnamento privilegiando la melodia. La scelta della tonalità delle canzoni era fondamentale, doveva corrispondere al loro registro vocale, il coro era formato da donne e uomini e spesso le voci femminili cantavano nel registro maschile, che corrisponde un’ottava inferiore. Proponendo diversi esercizi vocali, gradualmente i coristi hanno riconosciuto il timbro della propria voce, questo ha permesso al coro di formare un colore vocale misto di voci chiare e scure. La scelta dei canti doveva rimanere nel medium della voce, la velocità della riproduzione si è adeguata per favorire l’articolazione vocale di tutti i coristi. Grazie alle opportunità di ‘esibirsi’ e cantare pubblicamente, il coro migliorò sia sulle parti musicali che quelle socializzanti, valori insostituibili per un’attività di gruppo. Per valorizzare il più possibile le capacità di ogni corista, proposi a tutti di scrivere dei testi per una canzone che poi avrei musicato. Il nome del nostro coro, Com’è bello cantar, è il titolo di una canzone scritta da due sorelle che per un buon periodo hanno partecipato a questa bellissima esperienza. Ora abbiamo in repertorio altre due canzoni scritte da una corista: La notte di Natale e Non è importante.

Nel settembre del 2016 la Scuola di Musica organizzò una giornata di studio sul tema Cantoterapia condotto dalla prof.ssa Mirella De Fonzo. Avevo la necessità di conoscere sul piano scientifico l’effetto terapeutico dell’attività corale. Dal convegno ricevetti tantissime indicazioni su come procedere in questa nuova e importantissima esperienza. Per finire, posso affermare di aver rilevato, da parte di tutti i coristi, una straordinaria partecipazione a ogni prova. Il loro impegno ha reso più attiva l’attenzione verso la gestualità corale perché la memorizzazione delle parole e delle linee melodico – ritmiche è sempre più presente, così come la percezione costante della pulsazione ritmica. La consapevolezza dell’emissione vocale e della durata fonatoria dimostra la validità di un’attività corale permanente rivolta a persone che hanno subito dei traumi cerebrali. Il potenziamento della capacità comunicativa e relazionale è un’altra importantissima conferma della validità di questo progetto.

A ulteriore riprova della validità dell’esperienza, il 18 e 19 settembre 2017, la Fondazione Andreoli ha organizzato una riuscitissima Masterclass con la musicoterapeuta Loredana Boito, aperta a tutti i docenti della Scuola di Musica, che ha avuto il piacere di avere come coro laboratorio proprio il Com’è bello cantar. Che serva da stimolo per altre realtà?