Considero, da sempre, la rivista associativa come uno strumento di comunicazione irrinunciabile. La comunicazione è una delle facoltà umane più sviluppate sebbene, nel corso del tempo, le modalità della nostra comunicazione sono cambiate, seguendo l’andamento della tecnologia che ci ha portato dai racconti orali alle pergamene, dagli amanuensi alla stampa fino ai giornali, alla tv e ai social network. Se c’è qualcosa di valido che può essere usato come specchio per osservare la nostra storia questo sicuramente è la comunicazione.

L’avvento delle nuove tecnologie ha modificato il modo in cui comunichiamo, e anche i contenuti che scegliamo di condividere con gli altri. All’apparenza viviamo in una società in cui tutti sembrano libri aperti. I post su Facebook, le foto caricate su Instagram, i video di YouTube, raccontano con diversi metodi la nostra vita e la nostra realtà e chiunque, in qualunque parte del mondo, può vedere tutto e sapere tutto; questo è il potere della comunicazione dei social network.

Ma torniamo alla nostra Rivista, FARCORO… Spero siate a conoscenza del grande sforzo che AERCO sta facendo per digitalizzare tutte le vecchie edizioni, dal suo vero esordio, quando ancora non aveva l’attuale nome. Fra parentesi, tutto ciò è disponibile su www.farcoro.it; dategli un’occhiata perché lo merita. Orbene, poiché ritengo inammissibile che il sottoscritto non conosca completamente il retaggio storico-culturale di AERCO, me li sto leggendo avidamente, uno ad uno, questi fascicoletti. Recentemente la mia attenzione si è posata sull’editoriale di apertura al n. 01-1986 a cura del direttore responsabile di allora, il compianto M° Giorgio Vacchi. Leggiamo insieme cosa scriveva Giorgio, 32 anni or sono. Ogni prosopopea è superflua ma, giusto per amor di sintesi chiarificatrice, vorrei sottolineare il seguente, rimasto di un’attualità sconcertante, nella diversità della strategia di comunicazione: 1) La Rivista resta uno strumento associativo fondamentale; 2) L’informazione sia serva della formazione; 3) La Rivista non deve essere di pochi ma, al contrario, tutta la realtà associativa è chiamata alla sua realizzazione e sviluppo. Non aggiungo altro, ognuno interpreti come meglio crede questa, a mio modesto parere, bellissima pagina di Giorgio Vacchi. Se siete d’accordo, allora contattate la Redazione che brama di ricevere le vostre proposte editoriali. E’ l’impegno, il grosso impegno che anche io, 32 anni dopo, vi richiedo!

Andrea Angelini – Presidente AERCO

ANCORA CARTA!

di Giorgio Vacchi

Son certo che non mancherà chi, di fronte a questo nuovo giornale, dirà: “Ma come, ancora un giornale? Ancora carta stampata? Ma non ce n’è già abbastanza?”

E per certi aspetti può essere vero; negli ultimi dieci anni, infatti, l’associazionismo che si è andato diffondendo in Italia attorno alla coralità amatoriale ha prodotto numerose testate; molte facenti capo alle diverse regioni in cui la coralità si è particolarmente organizzata.

Che differenza da quando, appena vent’anni fa, le uniche paginette che parlavano di cori erano inserite in un periodico di interesse ‘alpino’ e da lì l’amico Bregani lanciava strali contro la coralità più retriva! E che miracolo ci parve quando Mario Marelli riuscì a varare una rivista tutta nostra chiamata ‘Coro’ (che per alcuni anni, proprio da Bologna, ebbe notevole diffusione ancor prima della nascita della ‘Cartellina’): ci parve di toccare il cielo con un dito!

Certo adesso il panorama appare davvero più ricco. Perché allora un’altra testata? Potrebbe essere sufficiente dire che ciascun giornale rispecchia le idee, le battaglie, le caratteristiche della propria area regionale, ma non è solo questo: è che nel panorama generale della carta stampata di interesse corale parecchie cose non ci soddisfano. Le lunghe e pedanti cronache dei viaggi, delle cerimonie, dei discorsi dei vari Presidenti così come le puntigliose elencazioni delle benemerenze del tale o tale altro gruppo corale non ci sembrano poi così importanti. E i resoconti stenografici di ‘illuminati’ assessori o ‘disponibili’ sottosegretari o gli struggenti ricordi di un vecchio corista ‘vent’anni dopo’ non ci sembrano essere i motivi dominanti dalla crescita culturale della coralità.

Certo non è che vogliamo veder scomparire la cronaca e la parte informativa: anch’essa ha un suo peso (non è forse stato prezioso, in questi quindici anni, quell’AERCO-NOTIZIE che è stato l’unico legame tra i cori della regione?) Ma, a nostro parere, è ancora troppo poco lo spazio che viene dedicato alla parte ‘formativa’ nei nostri giornali. Che non è solo far sfoggio di dotti saggi e di richieste erudite ma, a nostro avviso, è scambio e confronto di idee. Confronto che, anche se raggiunge il contrasto, è per noi momento di maturazione. Meglio quindi un giornalismo che cerca, i confronti, piuttosto che evitarli; meglio le idee che, al limite, li provocano, i contrasti, che quelle che van bene a tutti.

E ancora. Fra le idee, meglio quelle che hanno in sé la spinta per ‘fare’ (ecco il perché di quel ‘fare’ messo prima di ‘coro’): ci sembra più congeniale all’impostazione che, qui in Emilia-Romagna, abbiamo cercato di dare al nostro associazionismo.

Ma, più che altro, usiamolo questo nostro giornale: non lasciamo che diventi un’operazione di pochi, il che vorrebbe dire vederlo svilito e non interprete di una Associazione che è nata dalla base e vuole continuare ad esserlo.

Per questo chiedo a tutti un impegno, un grosso impegno.