Nuova elaborazione polifonica dei celebri temi tratti dall’omonima messa di Luigi Picchi
È trascorso più di mezzo secolo da quando il m° Luigi Picchi, direttore della Cappella del Duomo di Como, compose nel 1965 la notissima messa “Vaticano II”.
“Si tratta di uno dei primi esempi, se non il primo, di trasposizione del nuovo Ordinario della Messa in italiano, quasi ad essere la “Messa ufficiale” del Concilio Vaticano II. Rimane una pietra miliare nella storia della musica liturgica del Novecento: le linee melodiche rispettano in modo ineccepibile la metrica testuale ed hanno in sé una innata solennità che insieme ad una comoda estensione e ad una naturale linearità rendono la messa “Vaticano II” tra le più eseguite nelle nostre comunità parrocchiali”.[1]
Come è avvenuto e avviene tutt’ora per la preziosa radice della tradizione musicale della Chiesa che è il Canto Gregoriano, usato come cantus firmus a degno sostegno di nuove architetture armonico-contrappuntistiche, utili a glorificare Dio con arte e bellezza, così nello stesso modo già da qualche anno vengono elaborate le melodie della “Vaticano II”[2].
Nel 2014, sollecitato dal m° Alberto Turco, direttore della Cappella Musicale della Cattedrale di Verona, cappella che dal febbraio del 2018 mi onoro di dirigere, iniziai a elaborare contrappuntisticamente i pregevoli temi di quattro canti dell’ordinario musicati dal compositore lombardo, lasciando inalterate le melodie da destinare all’assemblea: prima il Gloria e l’Agnello di Dio, poi, nel 2015, il Santo e l’Atto penitenziale. Per la loro funzionalità liturgica, grazie alla spontanea immediatezza delle melodie affidate all’assemblea, e per l’alta solennità che emerge dalle elaborazioni contrappuntistiche affidate alla schola, i brani di questa messa fanno ormai parte non solo del repertorio della cappella scaligera, ma di molte altre realtà corali della diocesi veronese.
Nel 2018, a voler celebrare il 50° anniversario della sua composizione (1965-2015), grazie alla sensibilità delle Edizioni Carrara di Bergamo, la mia Messa Vaticano II su temi di Luigi Picchi viene pubblicata con l’obiettivo di divulgarla in tutto il territorio nazionale.
Le forme liturgico-musicali adottate, come auspicato dalla riforma del Concilio Vaticano II, sono caratterizzate dal dialogo fra schola e assemblea, al fine di assicurare una partecipazione attiva di quest’ultima alla liturgia e, nello stesso tempo, di collocare la schola nella sua precipua funzione di «guida» e di «prestazione solistica»[3].
L’accompagnamento strumentale è naturalmente affidato all’organo, strumento principe nella liturgia; ad libitum sono previsti gli interventi degli ottoni (due trombe in sib e due tromboni) con la nobile funzione, in particolari Celebrazioni Eucaristiche, di accrescerne sonoricamente il già alto grado di solennità.
Di seguito provo a descrivere analiticamente, anche se in modo sintetico, le caratteristiche formali e musicali di ognuno dei quattro canti della messa.
L’Atto penitenziale è diviso in tre episodi caratterizzati da tre distinte linee melodiche affidate all’assemblea, composte dal Picchi per “rivestire” il primo Signore pietà, il Cristo pietà e il secondo Signore pietà.
Ogni episodio si presenta in forma litanica diviso in tre sezioni: recitativo “cantillato” da un solista che intona il testo mobile (tropo) legato alla Celebrazione Liturgica; intervento polifonico su testo “abbi pietà di noi” affidato alla schola che va a completare il testo proposto dal solista; risposta assembleare.
Il Gloria, inno di lode e di supplica, si presenta diviso in quattro episodi; alcuni sono affidati alla sola schola attraverso passi polifonici in contrappunto imitato o caratterizzati da ampliamenti armonici; altri sono affidati alla sola assemblea o ad entrambe quando parte dell’episodio è in forma litanica.
Introdotto dal celebrante che intona la melodia del Picchi “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”, il primo episodio è caratterizzato dalla risposta corale della schola che riveste armonicamente il testo “e pace in terra agli uomini di buona volontà”.
Nel secondo episodio l’assemblea esegue la linea melodica disegnata dal compositore lombardo sul testo “Noi ti lodiamo, ti benediciamo”, sino a “Dio Padre onnipotente”.
Il terzo episodio, dall’andamento più sereno, risulta strutturato in due parti: la prima in contrappunto imitato affidata alla schola e la seconda in forma litanica caratterizzata dall’alternanza schola-assemblea. Il testo “Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo” con cui inizia il terzo episodio (vedi es. 1) si presenta attraverso un contrappunto a due parti dove la melodia del Picchi, affidata alla voce dei contralti, è imitata a distanza di terza ascendente dalla voce dei soprani, con l’intervento dei tenori a completamento armonico. Subito dopo, i bassi vanno a generare un secondo passo contrappuntistico presentando il motivo-parola “Signore Dio” reiterato prima dai contralti a distanza di quarta ascendente, poi dai tenori a distanza di quinta discendente e infine dai soprani a distanza di settima ascendente; la prima parte di questo episodio si chiude coralmente in maniera omoritmica con il testo “Agnello di Dio, Figlio del Padre”.
La seconda parte del terzo episodio si presenta in forma litanica, dove la schola propone, ora solo con le voci femminili all’unisono o a tre voci (SCT) il testo “tu che togli i peccati del mondo”, ora a tre voci (CTB) il testo “tu che siedi alla destra del Padre”, e l’assemblea risponde “abbi pietà di noi” e “accogli la nostra supplica”.
Il quarto episodio inizia con la schola che intona “Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’altissimo” e si conclude con il canto della parte trinitaria del testo (“Gesù Cristo, con lo Spirito Santo nella gloria di Dio Padre”) affidato all’assemblea.
L’“amen” in polifonia, che reitera quello dell’assemblea, porta a conclusione l’inno.
Nel Santo all’assemblea viene affidato l’episodio iniziale (Santo, santo, santo il Signore Dio dell’universo) e l’acclamazione Osanna nell’alto dei cieli, così come concepite melodicamente dal Picchi, mentre, come da tradizione, le melodie de I cieli e la terra e del Benedetto sono elaborate polifonicamente e affidate alla sola schola.
Nel primo episodio polifonico (vedi es. 2), il testo “I cieli e la terra” si presenta attraverso una elaborazione contrappuntistica a due parti: i contralti citano il tema del Picchi mentre i tenori, attraverso una scala discendente, madrigalisticamente disegnano i cieli (dall’alto) e la terra (verso il basso). Il contrappunto appena descritto viene reiterato a distanza di quarta ascendente dai soprani affiancati dai bassi.
L’episodio va a concludersi con l’entrata del motivo-parola “sono pieni” proposto dai tenori, reiterato prima dai contralti, poi dai soprani e infine dai bassi così da formare “la pienezza” (altro madrigalismo) dell’assetto armonico conferendo, grazie anche ad una sonorità sempre più potente e vigorosa, solennità e maestosità al testo “della tua gloria”. Di tutt’altra ambientazione musicale è il canto del Benedetto: rispettando la secolare tradizione dei grandi polifonisti del passato, viene alleggerito l’assetto vocale privandolo della voce dei bassi; dopo le tre entrate del tema, prima nei contralti, poi nei soprani e infine nei tenori, l’episodio si sviluppa attraverso un contrappunto libero a tre parti. L’assemblea, come detto, intona l’acclamazione finale (Osanna) a cui fa eco la polifonia della schola caratterizzata da una apertura melodico-armonica che da un unisono corale (si bemolle) si apre sino a raggiungere l’accordo conclusivo in parti late con una sonorità armonicamente piena e potente.
L’Agnello di Dio mantiene la forma originale voluta dal Picchi: tre episodi caratterizzati da un unico rivestimento melodico del testo “Agnello di Dio che togli i peccati del mondo” seguito dalla melodia usata per “abbi pietà di noi” e “dona a noi la pace”.
Il brano è introdotto da un breve passo organistico che in contrappunto imitato cita ne cita i temi. La melodia del primo Agnello di Dio viene cantata all’unisono dalle sole voci femminili a cui segue, secondo la classica forma litanica, la risposta assembleare “abbi pietà di noi”.
Il secondo Agnello di Dio, è caratterizzato da una struttura armonica a tre voci (SCT) con il tema affidato alla voce dei soprani a cui segue, come prima, la risposta assembleare.
In un crescendo armonico e sonoro, il terzo ed ultimo Agnello di Dio si presenta attraverso un assetto armonico a quattro voci dove il tema questa volta è affidato alla parte interna dei contralti; l’assemblea chiude intonando il “dona a noi la pace”.
Per venire incontro alle esigenze dei maestri di coro, degli strumentisti, dei coristi e dell’assemblea ho ritenuto funzionale arricchire la pubblicazione della messa con alcuni utili strumenti: di notevole praticità per l’esecuzione è certamente la presenza delle parti staccate per il solo coro e per i singoli strumenti a fiato. Ancor più utile è la possibilità, data da un modello grafico fronte/retro, collocato in fondo alla pubblicazione, di creare un pieghevole in formato A5 contenente le melodie per l’assemblea da dispensare a tutto il popolo con lo scopo di favorire una sua maggiore partecipazione al canto nella liturgia.
[1] Sussidio Quaresima-Pasqua 2013. Proposte Musicali a cura dell’Ufficio Liturgico Nazionale della CEI.
[2] Molto diffuse le elaborazioni polifoniche di Luciano Migliavacca di alcuni brani tratti della messa “Vaticano II” di Luigi Picchi editi dalle Edizioni Carrara di Bergamo.
[3] Stessi fondamentali principi in cui molto credeva lo stesso Picchi, tanto da dedicare ad essi gran parte della sua attività artistica.
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