PARTE PRIMA

La polifonia vocale del Cinquecento è un mondo musicale e letterario in cui confluiscono tantissimi aspetti e che ha nel madrigale la sua forma più caratteristica e forse più affascinante. In questo straordinario tracciato di melodia e poesia, trovano posto richiami di ogni genere in strutture musicali con un’implicita disposizione drammatica dove però sarebbe arduo riconoscere aspetti rappresentativi: la polifonia infatti nega l’impostazione scenica che spetta invece al teatro musicale, dove la monodia accompagnata favorisce l’azione e i personaggi. La composizione musicale polifonica è al contrario destinata a esprimere e a descrivere soprattutto l’emozione, il pathos compresi in un testo poetico ben preciso. Questa indagine tecnico-scientifica intende far conoscere un compositore di Cesena, attivo nel primo seicento, Giovanni Ceresini attraverso l’analisi di alcune pagine del suo primo libro di Madrigali a quattro voci, scritto nel 1607. Nonostante non sia divenuto celebre, riesce anch’egli attraverso un appropriato, a tratti sorprendente, uso dei mezzi musicali e della retorica degli affetti a esprimere con adeguata efficacia gli intenti del testo. Questo nella viva convinzione che non esista un genio assoluto ma che grazie a un naturale talento e una solida formazione corroborata dalle esperienze di altri, si possa emergere come tale.

La vita musicale della Cesena dei secoli XVI e XVII non può certo definirsi completamente attiva e vivace, non esistono corti e tanto meno la garanzia e la continuità di un fervore artistico musicale da esse scaturito. Tantissimi sono i musicisti e compositori cesenati che, non avendo possibilità nella propria città, com’era sovente all’epoca, vennero assunti presso le corti di altre città italiane o europee.[1]

A Cesena esistono però famiglie nobili che ospitano artisti e spettacoli nei loro palazzi. Non vi sono uomini politici illustri che destinano grandi risorse alle arti, ma è presente un’attività sociale e politica che impiega la musica quale strumento di comunicazione e divertimento. I momenti più graditi per mostrarsi e per far musica erano le feste da ballo, sontuose cerimonie organizzate a palazzo per le più accompagnate da balli e mascherate. In tutto ciò non si può fare a meno di osservare che era il clero a influenzare quasi tutta la vita cesenate di questi secoli. Anche nell’arte troviamo il clero, ad esempio sacerdote fu Giovanni Ceresini. Ed è per mezzo di ecclesiastici che il nome di Cesena si collega con fatti e personaggi della storia generale.

La Chiesa e l’intensa attività religiosa dispone di risorse umane e finanziarie, c’è un culto cattolico che necessita di espressioni musicali, in questi secoli gli ecclesiastici segnano un’impronta significativa alla vita musicale cesenate così come in altri campi culturali, essendo la Chiesa l’entità economicamente e culturalmente più rilevante. 

Giovanni Ceresini: cenni biografici

La sua storia è simile a quella di tanti artisti chiamati a dirigere le migliori cappelle musicali di corti o chiese in tutta Europa. Allo stesso modo, il destino delle sue opere, comune ad altri compositori, è stato quello di essere divorate dal tempo e cancellate dalla memoria.

Giovanni Ceresini nasce a Cesena il primo maggio 1584 dal mastro ciabattino Donino e da Donna Isabetta Salesiani, come riportato nell’atto di Battesimo[2] ritrovato presso l’Archivio Diocesano di Cesena, fu battezzato dal canonico Cesare Bossio ed ebbe come comare la balia Anastasia delli Maraldi. La famiglia, per consentirgli una formazione musicale, dovette avviarlo alla strada monacale.

Scelse l’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi di S. Croce che aveva sede a Cesena dove oggi è il civico cimitero sotto la guida del dottissimo padre Celso Rosini, canonico di S. Croce, scrittore di varia e profonda erudizione.[3]

Furono i monaci che vedendo il talento del giovane Ceresini, gli diedero la possibilità di perfezionarsi a Bologna.

Nel 1607, all’età di 23 anni diede alle stampe a Venezia, presso il tipografo musicale di origini cesenati Alessandro Raverio,[4] Il Primo libro di Madrigali a 4 voci dedicato al canonico cesenate Francesco Timolini, protettore degli Eterei Accademici[5]. Esisteva un’Accademia degli Eterei a Padova, sorta nel 1563 ma quale relazione potesse esistere tra questa Accademia e quella di Cesena allo stato attuale delle ricerche, non è dato saperlo. Dopo aver abbandonato l’ordine monastico per divenire prete secolare e dedicarsi alla sua arte, all’età di 28 anni ricoprì il ruolo di mansionario della cattedrale di Ferrara e maestro di cappella della Illustrissima Accademia della Morte[6] di quella città dal 1612 al ’18 e dal 1623 al ’28(?). Alcuni musicisti svolgevano ruoli diversi nella Cappella, Don Ceresini era anche cantante (basso).[7]

Ceresini in questa città trascorre gli anni più felici e produttivi della sua vita dal punto di vista artistico. Di quel periodo è Il Primo Libro de’ Motetti a una, due, tre, quattro, cinque e sei voci con il Basso Continuo per l’Organo stampato a Venezia nel 1617. Il compositore non dimentica la sua lontana città natale e dedica questo suo secondo libro al Cardinale di Nazzaret Michelangelo Tonti, Vescovo di Cesena, eletto nel 1609 alla morte di Camillo Gualandi. In questo volume è compresa tutta la gamma dei moduli concertanti da quello ad una voce sola a quello a sei voci.

Nel 1618 pubblica la Messa et Salmi a cinque voci in concerto con il Basso Continuo per l’Organo.[8] Dedicata al ferrarese cardinale Pio[9], della terza opera si conosce una ristampa del 1623.[10]

I Madrigali concertati a due, tre, quattro voci con Basso Continuo dedicati al Principe dell’Accademia della Morte, Roberto Canonici[11] vengono pubblicati nel 1627. Come si desume dalla lettera seguente, nel 1632 il compositore cercò di tornare nella sua città natale.

<<Alli Molto Illustri Signori, li Signori Conservatori, Anziani e Consiglieri del Consiglio di Cesena: Per Giovanni Ceresini da Cesena. / Molt’Illustri Signori / Giovanni Ceresini sacerdote cittadino di questa loro città, devotissimo oratore. / Poiché, per lo spazio ormai di vent’anni, è stato fuori di questa sua patria; e con tutto che in Ferrara, così nobile città, con la larghezza di tanto tempo, e con vari suoi sudori e stenti, si sia acquistato una Mansioneria nella Cattedrale della rendita d’alcune Centinaia di lire e altre previsioni, con le quali potria vivere comodamente; nondimeno, tirato dall’istinto naturale e dall’amore della sua patria e dallo zelo di spendere il suo talento massime di musica di cui egli fa principale professione e d’altri suoi esercizi, de’ quali il signore Iddio gli ha fatto grazia, in beneficio e servizio de’ suoi cittadini, massime ora con l’occasione che è vacante la Cappellania di S. Girolamo della Cattedrale di Cesena, iuspatro-nato di quella Illustre Comunità (della quale Cappellania quando fosse graziato dalle Signorie Vostre molto illustri, verria ad avere effetto il suo intento; tanto più che con essa verrebbe a convivere con la decrepita madre, con giovinetti nipoti e con un fratello, ridondando ciò in utile loro, ridotti in termine tale, che hanno bisogno della presenza e assistenza dell’oratore). Però umilmente supplica le Signorie Vostre molto illustri che si degnino restar servite di favorirlo di detto beneficio semplice; che faranno atto degno della generosità loro e opera di carità verso il povero oratore; il quale tutto domanda e riceverà grazia speciale dalla benigna mano delle SS. VV. Quas Deus ecc.>>[12]

La richiesta non viene accolta e Giovanni Ceresini non prese mai servizio a Cesena. In quell’anno infatti, si era reso vacante presso la Cattedrale di Cesena un beneficio o cappellania, l’ultimo investito di tale incarico era stato Don Cristoforo Berti.

Il conferimento di questo ruolo spettava ai sei Conservatori, Anziani e Consiglieri del Comune ai quali esso rivolse formale domanda nella speranza che la sua patria, che egli aveva onorato, accogliesse una così nobile motivazione, si trattava infatti di venire in soccorso della madre molto anziana, di un fratello e di nipoti stretti dalla miseria. Il 25 gennaio 1632 venutisi ai voti per fave bianche e nere, venne eletto con 46 voti favorevoli don Francesco Masini figlio di nobili mentre Ceresini raccolse soltanto 29 voti favorevoli. Ceresini così rimase a Ferrara nel ruolo di direttore della cappella della cattedrale. Pubblica la sua ultima opera nel 1638 intitolata Motetti concertati a due, tre, et quattro voci con le litanie della B. Vergine. La dedica è indirizzata al Conte Giovanni Battista Tassoni[13], arciprete della cattedrale di Ferrara.

Non si ha certezza del luogo e della data di morte del compositore, che probabilmente avvenne a Ferrara dopo il 1659. Sono conservati nella città estense un manoscritto dal titolo Psalmi ad usum cathedralis ecclesiae a 4 voci (1658) e il Misse ad usum Cathedralis Ferrariensis Ecclesiae a 4 voci, contenente tre messe risalente al 1659.

Ceresini rimane sempre legato alla sua città d’origine, nelle sue stampe inserisce Giovanni Ceresini da Cesena, Academico Etereo detto il Costante.

Catalogo cronologico delle opere

1607

Il Primo libro dei Madrigali a quattro voci, Venezia, Alessandro Raverio, 1607.

Bologna, Civico Museo Bibliografico Musicale, sono conservate le sole parti di Tenore, Alto e Basso.

Augsburg, Staat und Stadtbibliothek, la parte del Tenore è incompleta.

1617

Il Primo libro dei Motetti a 1-6 voci con basso continuo, op. 2, Venezia, Alessandro Vincenti, 1617.

Bologna, Civico Museo Bibliografico Musicale

Bologna, Archivio Musicale di S. Petronio.

1618

Messa et Salmi a 5 voci in concerto con b.c., op. 3, Venezia, Alessandro Vincenti, 1618.

Bologna, Civico Museo Bibliografico Musicale, sono conservate solo le parti dell’Alto e del Tenore.

Piacenza, Archivio del Duomo, Fondo Musicale, è conservata solo la parte dell’Alto.

Cesena, Biblioteca Comunale Malatestiana, è conservata la parte del Basso per l’organo.

1623 (ristampa)

Messa et Salmi a 5 voci in concerto con b.c., op. 3, Venezia, Alessandro Vincenti, 1618.

Bologna, Civico Museo Bibliografico Musicale, senza dedica.

1627

Madrigali concertati a 2-4 voci con b.c., op. 4, Venezia, Alessandro Vincenti, 1627.

Breslau, Biblioteca Municipale

Wroclaw, Biblioteca Uniwersytecka, completa.

1638

Motetti concertati a due, tre, quattro voci con le litanie della B. Vergine, op. 5, Venezia, Alessandro Vincenti, 1638.

Ferrara, Biblioteca Comunale Ariostea.

1658

Psalmi ad usum Cathedralis Ceresini Cesenatis un eadem Ecclesia beneficiati, et musicae prefecti, ms, 1658.

Ferrara, Archivio della Cattedrale.

1659

Misse ad usum Cathedralis Ferrariensis Ecclesie quatuor vocibus concinendi Joannis Ceresini Cesenatis in eadem ecclesia beneficiati et musici prefecti, ms, 1659.

Ferrara, Archivio della Cattedrale.

Lettera dedicatoria

La lettera dedicatoria è un omaggio che il compositore di questo secolo vuole fare a un illustre personaggio, principe, vescovo; è molto importante per conoscere il contesto in cui vive e opera e per carpire qualche dettaglio sulla personalità dell’uomo illustre cui si fa riferimento. Di seguito viene riportata la prima delle cinque lettere dedicatorie.

Primo Libro di Madrigali a 4 voci – 1607 dedicata al sacerdote cesenate Francesco Timolini.

«All’illustre et molto / Rever. Mio signore singolarissimo / Il signore Francesco Timolini / Canonico di Cesena, & Protettore de gl’Eterei Accademici. / Quella introduttione con V. Sig. che dal merito loro non possono pretendere questi rozzi, & inculti canti la sperano dalla osservanza mia infinita verso lei in virtù della quale ardisco di inviarglieli segnati in fronte col suo nome, & pregarla, si come fò, con ogni più riverente affetto, à ricevergli in grado, à riconoscere in essi, la servitù costante del costante animo mio, che sempre le hò professato, & à coprire, & à proteggere colla solita cortesia sua quelle molte imperfettioni, che per ventura, per esser essi primo parto del debole ingegno mio porteranno seco. Che fù questo baciando à V. Sig. affettuosamente le mani, le auguro da Dio quella pienezza di felicità, della quale, buona pezza hà, gode il merito. Di Venetia il dì 18 aprile 1607 / Di V. S. Illustre, & Molto Revr. / Servitore svisceratissimo / Giovanni Ceresini.»

Cinque dediche a cinque uomini di chiesa, due opere dedicate a due ecclesiasti cesenati, il primo libro di Madrigali a Francesco Timolini, Canonico di Cesena e Protettore degli Eterei Accademici di cui evidentemente Ceresini faceva parte. Il compositore mostra grande rispetto verso quest’uomo e chiede di perdonare eventuali imperfettioni da lui commesse, la seconda opera è indirizzata ad un altro uomo cesenate, il Vescovo di Cesena, Cardinale Michelangelo Tonti al quale Ceresini si rivolge con immensa devozione, a lui viene dedicato il primo libro di mottetti. Le altre tre dediche invece sono rivolte a personaggi ferraresi. Se nelle prime lettere si evince esclusivamente il desiderio di far conoscere a questi uomini illustri le sue composizioni con immensa riverenza e profondo rispetto, nella terza si nota la sottile polemica verso una società che non dà lode alle sue opere. Il Cardinale Pio di Ferrara è un uomo al quale Ceresini deve molto. Il compositore con spirito di gratitudine verso il suo Protettore, gli dedica la sua opera terza Messa et Salmi a 5 voci. Le ultime due lettere mostrano un altro linguaggio, un Ceresini colto, che utilizza similitudini e metafore letterarie, citazioni latine per enfatizzare gli elogi e le riverenze verso Roberto Canonici, Principe dell’Accademia della Morte di Ferrara al quale dedica il secondo libro di madrigali; allo stesso modo intrisa di citazioni, da Euripide a Temistocle, da Tolomeo a Platone, è la dedica presente nell’ultimo libro di Motetti indirizzata all’arciprete di Ferrara Giovanni Battista Tassoni. Ceresini condivide il pensiero del Saggio Pitagora che considerava Anima del Mondo… la Musica e spera che la sua composizione possa giungere gradita all’illustre Tassoni.

Evidentemente Ceresini visse a Ferrara uno dei periodi migliori della sua vita e della sua produzione artistica, godendo il favore e la protezione di uomini di cultura importanti nella vita di quei tempi.

[1] CASOLINI R., Storia di Cesena. Dalla preistoria all’anno Duemila, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2014.

[2] Archivio Diocesano di Cesena, Cattedrale, Battesimi, 1584.

[3] DELL’AMORE F., Storia musicale di Cesena, Cesena, F. Dell’Amore, 2002.

[4] Alessandro Raverio, figlio di Costantino Raverio e di una Bindoni, cugino di Angelo e Alessandro Gardano, apparteneva a quella famiglia di editori musicali veneziani che dominarono il mercato librario nazionale per circa un secolo e mezzo dal 1538 al 1685. L’editoria musicale nei primi anni del secolo XVII era già un’impresa specializzata con un prodotto commerciale ed economico. Le case editrici musicali erano organizzate come imprese di tipo familiare e l’attività si trasmetteva di padre in figlio dando origine a vere e proprie dinastie. Raverio pubblica le opere musicali dei più importanti musicisti del tempo fra cui G. Caccini, A. Gabrieli, C. Monteverdi, L. Marenzio assieme a quelle del cesenate Giovanni Ceresini e del longianese Giulio Belli. DELL’AMORE F., Storia musicale di Cesena, Cesena, F. Dell’Amore, 2002.

[5] MAYLANDER M., pag. 319: “L’anno 1563 nacque quest’illustre letteraria adunanza ad opera del Duca Scipione Gonzaga […] E come il Tasso, anche il Guarini, il celebre autore del Pastor Fido, sottometteva le proprie opere al giudizio dell’Accademia. Questi fra gli Eterei si denominò il Costante, fu lor Principe e Segretario”.

Pag. 322: “In quanto alle occupazioni accademiche gli eterei prediligevano lo studio della Filosofia, della Matematica, della Retorica, Etica e Poesia, quest’ultima e in generale l’amena letteratura finirono poi col prevalere… il Duca Scipione Gonzaga, dettovi l’Ardito,… il quale partitosi da Padova l’anno 1568, fu indiretta e involontaria causa della decadenza e del susseguente scioglimento di sì promettente consorzio. Esisteva un’Accademia degli Eterei a Padova sorta nel 1563 ad opera del Duca Scipione Gonzaga

[6] Per trovare le origini di questa Accademia bisogna risalire all’anno 1000. Si trattava di una Congregazione dei Battuti Neri che avevano il compito di assistere i prigionieri e i condannati a morte. Nel 1400 si trasformò in Confraternita e iniziò ad occuparsi anche di malati e moribondi.

[7]CALESSI G. P., Ricerche sull’Accademia della morte di Ferrara, in Quadrivium XVI Fasc. 3, Bologna, 1976.

[8] Le parti dell’Alto e del Tenore sono conservate nel Civico Museo Bibliografico Musicale di Bologna, la parte del Basso per l’organo è conservata a Cesena nella Biblioteca Comunale Malatestiana, risulta mancante la parte del Soprano.

[9] Carlo Emanuele Pio di Savoja fu nominato Cardinale da Clemente VIII l’anno 1603, morì l’anno 1641.

[10] Conservata completa.

[11] CALESSI G. P., Ricerche sull’Accademia della morte di Ferrara, in Quadrivium XVI, Fasc. 3, Bologna, 1976, p. 30.

[12] TROVANELLI N., Ancora di Giovanni Ceresini da Cesena, maestro di musica del secolo XVI, in “Il Cittadino”, 22 marzo 1903, Anno XV n. 12.

[13] MAYLANDER M., pag. 297: “L’Accademia dei Tenebrosi fioriva nel 1624…Giovanni Battista Estense Tassoni pubblicò alcuni suoi Intermezzi e diedesi il nome di Ispido Accademico Tenebroso”.