Come dopo il passaggio di una fragorosa tempesta si vede cos’è rimasto in piedi, cosa non si è fatto travolgere ed abbattere, cosa è riemerso, perché sepolto da un gran polverone, così noi ci siamo trovati, dopo la fragorosa tempesta che è stata la nostra vita finora (non il virus…), nell’improvviso silenzio e immobilità di questo tempo-non-tempo, a prendere consapevolezza di ciò che è fondamentale, imprescindibile, necessario, insostituibile. Ciò che lo è, non ha bisogno di sbraitare per farsi notare, non si impone: semplicemente è.
Due cose sono rimaste ferme, dove sono sempre state, costringendoci, oggi, ad osservarle con sguardo nuovo e farne argomento di profonda riflessione: la musica e la scuola.
È sotto gli occhi di tutti che la musica non si sia fermata: ha trovato il modo di continuare a vivere, in forme nuove (anche se certamente non sostitutive della sua naturale esistenza, che richiede presenza e vicinanza), facendo ricordare a tutti che sia un elemento costituivo e quindi necessario all’essere umano. Nel silenzio la sua voce si leva più chiara: è con la musica che l’uomo entra in connessione con la porzione di infinito che è dentro di sé e può tendere a quella che è fuori di sé; è con la musica che l’uomo può comunicare ed entrare in connessione profonda con l’altro, in modo puro e privo del “materiale”; è con la musica d’insieme che l’uomo può amplificarsi ed edificare la più alta costruzione che si possa immaginare. La musica, l’arte in generale, devono essere la strada da cui ripartire per ri-nascere. Un popolo, una nazione, si identifica nella sua cultura e nella sua arte. È questa la base su cui progettare la nostra nuova vita.
E poi la scuola, non come luogo di apprendimento sterile di nozioni, ma come insostituibile luogo di crescita umana, di educazione nel senso etimologico del termine (dal latino educere, condurre fuori). La scuola che necessita di presenza e di quella maieutica che solo in un’aula con coetanei e una guida che “educhi” (non un semplice “docente”; uno dei significati del verbo latino docere è “ammaestrare”…) può dare speranza al nostro presente e futuro di esseri umani civili e completi.
Come stiamo, oggi, dopo tre mesi di chiusura e con un orizzonte ancora non definito? Io personalmente ho un’immensa nostalgia del far musica dal vivo, tanta da far persino mancare il respiro. Ma dal primo giorno non ho neanche pensato di mettermi in pausa. Prima di scendere nel dettaglio tecnico (che forse, quando leggerete sarà anche ormai superfluo), ciò che va detto è che da subito è stata evidente la necessità rimanere saldi al timone della nave di cui siamo responsabili, sia essa una classe di bambini di scuola primaria, siano studenti del conservatorio, siano cantori dei nostri cori. Rimboccarsi le maniche ed esserci: questo è stato l’imperativo. Il resto si è costruito con l’elasticità e la disponibilità a modificarsi, a trovare dentro di sé un nuovo modo per arrivare agli stessi obiettivi; dirigere è dare una direzione e se la strada si fa buia per tutti, bisogna “accendersi” e correre più avanti per vedere se il sentiero è percorribile e, se si, come, con quale fatica e con quale risultato.
Per ognuno degli ambiti in cui sono operativa musicalmente ho costruito un percorso e una modalità per continuare, o meglio, per esplorare il nuovo e sconosciuto sentiero. Per le lezioni e le prove ho iniziato ad usare la piattaforma di Zoom che, grazie al fatto di essere docente del Conservatorio, posso utilizzare senza limiti di tempo. Durante le prove virtuali agisco diversamente a seconda dell’età dei cantori.
Per la Scuola Primaria, in un primo momento ho registrato un buon numero di video con brani di repertorio e frammenti di lezione (che data la successiva e allargata richiesta ho pubblicato sulle mie pagine Facebook e YouTube “Roberta Paraninfo_Didattica on line”) ma, poiché il “vedersi” – anche se attraverso uno schermo – è insostituibile, ho attivato appena possibile le video-lezioni.
Con il coro di voci bianche, attraverso la condivisione del mio schermo, si leggono e si studiano insieme spartiti e, come a prova, canto e suono le diverse voci. I cantori, rigorosamente a microfono disattivato, cantano con me “a distanza, di stanza in stanza”. Alla fine della prova sono raggiunti dalle mie registrazioni delle singole parti e, dove necessario, della sola parte di accompagnamento su cui esercitarsi. Compito della settimana? Mandarmi l’audio registrazione delle parti studiate. Dopo un primo momento di incertezza e senso di “stranimento”, i bambini e i ragazzi hanno cominciato a prendere confidenza con la propria voce registrata, imparando di settimana in settimana, in seguito ai miei puntuali messaggi di restituzione, a controllarla sotto ogni punto di vista: intonazione, articolazione del testo, fraseggio, dinamiche…
Con i più grandi, in particolare con i Giovani Cantori e i Sibi Consoni, durante le prove on line il lavoro si concentra sull’analisi delle partiture: stile, senso del brano, significati più profondi. Per esempio, l’approccio ad un brano di Palestrina a doppio coro, con i Sibi Consoni, si è realizzato soprattutto attraverso l’analisi dalla parola sacra, la sua articolazione, gli accenti, il ritmo. Il “vestito” melodico è arrivato per ultimo e ci ha dato la possibilità di capire più profondamente quanto per Palestrina e il suo Rinascimento fosse davvero centrale il portato della parola.
A questo punto, per poter consegnare loro un ascolto d’insieme, mi sono cimentata in un corso di tecnico audio e ho acquistato il pacchetto Adobe (che, per studenti e insegnanti si può avere con un ottimo prezzo): quando tutti i cantori avranno registrato la loro migliore versione della propria parte, li attenderà l’ascolto del brano intero. So già che il giorno in cui, anche se a tre metri di distanza l’uno dall’altro, potremmo dar vita a questo Palestrina, sarà un’emozione talmente forte che avrà la potenza di una nascita.
Non si sono mai neanche interrotte le lezioni individuali e collettive per il Conservatorio, benchè da remoto abbiano richiesto uno sforzo di adattamento e un’amplificazione dello “sguardo”. Nello specifico, con gli studenti del biennio di Maestro collaboratore a cui insegno Direzione di gruppi vocali e strumentali c’è così tanto da dire, da fare, da ascoltare, da analizzare, da confrontare e confrontarsi, che le 30 ore del corso saranno alla fine molte di più. E per il gesto da provare, su brani ben studiati, le videoregistrazioni sono decisamente funzionali. Con i pianisti che con me studiano Pratica di collaborazione al pianoforte la virata è stata una sfida che, ad oggi, risulta positivamente vissuta e portata in porto: il pianista si fa anche cantante, imparando ad accompagnarsi in diversi repertori, dal sacro al liederistico fino all’operistico. È stato così, paradossalmente, più fruttuoso del lavoro dal vivo: giovani che scoprono nuove possibilità di se stessi e si avviano a concludere l’anno con un bagaglio più ricco del solito. Fra cantanti e pianisti, per la materia di Lettura dello spartito e Collaborazione al pf, si riescono ad avviare collaborazioni da distante: costretti a spiegarsi cosa necessita l’esecuzione nel più minuzioso dettaglio, ognuno dei due prova “immaginando” l’altro; con scambio continuo di registrazioni, si arriva ad esecuzioni che, sempre grazie alla tecnologia, diventano video ben costruiti, frutto di una vera “collaborazione”. E a proposito di video, il più bel regalo che siamo riusciti a farci in questo tempo è stato una versione di Abendlied di Rheinberger eseguita da 186 cantori appartenenti a 20 cori diversi provenienti da tutta la regione Liguria, un vero abbraccio corale di speranza. Il Progetto Corale Regionale è stato merito di una rete di direttori liguri che da qualche mese hanno iniziato a collaborare per diffondere, valorizzare e crescere la coralità in Liguria: CLAss_Liguriacanta. Non ci è dato sapere per quanto tempo ancora non potremo intrecciare le nostre voci dal vivo, ma fino allora amplieremo la musica oltre i muri e i chilometri, lanciandola più lontano possibile per essere ricevuta ed ascoltata.