Quando un coro festeggia i 65 anni di vita vuol dire che è sopravvissuto ai suoi fondatori, vuol dire che le sue proposte, il suo stile e il suo modo di fare musica hanno trovato, nel corso degli anni, una personalità propria.

Fu un primo gruppo di giovani universitari, che cominciò nel dopoguerra a intonare i cosiddetti canti di montagna, quei canti che giungevano dal trentino e, con la sola voce maschile, riuscivano a creare, atmosfere e suggestioni fantastiche. Poi nel 1955 la sezione bolognese del Club Alpino Italiano offrì una sede stabile per le prove e nacque così il Coro CAI BOLOGNA.

Riassumere una vita lunga 65 anni non è facile, i ricordi e i racconti si sovrappongono. È una storia piena di incontri e confronti con i più qualificati cori italiani e con illustri musicisti e direttori, con la partecipazione a diversi concorsi corali coronati spesso da vittorie e piazzamenti (tra i quali spiccano i quattro successi al Concorso Nazionale di Ivrea), con l’esibizione in più di 600 concerti e rassegne nei luoghi più diversi, a volte sotto un portico, altre in teatri molto prestigiosi, cantando con gioia particolare in manifestazioni di solidarietà e nelle scuole.

Ci sono stati anche momenti di forte difficoltà superati sempre con la grande passione e la determinazione nel voler continuare a cantare.

Tre incontri in particolare hanno inciso nella crescita del coro.

Agli albori, con le prime difficoltà si decise di chiedere consigli direttamente al più bravo e conosciuto coro dell’epoca: il Coro della SAT.

Il famoso coro trentino percepì una tale determinazione, che decise di mandare Mario Pedrotti in persona per fornire suggerimenti. Nacque un sincero e amichevole rapporto che da allora non è mai più venuto meno.

Nei primi anni ’70 si instaurò con Paolo Bon, musicologo, ricercatore ed elaboratore che era a Bologna per motivi di studio, una proficua collaborazione che portò all’armonizzazione di alcuni canti per il nostro Coro. Uno di questi (Chi è che bussa alla porta) riporta una specifica dedica sullo spartito in nostro possesso.

Nel 2001 occorre segnalare un altro importantissimo incontro: quello con il Maestro Giovanni Veneri di Parma, musicista, direttore d’orchestra, compositore nonché armonizzatore di canti popolari, dodici dei quali per il Coro della SAT.

In quell’anno, nel Duomo di Parma, volle proprio il coro CAI BOLOGNA per cantare alcune sue armonizzazioni in occasione del conferimento di un prestigioso premio musicale. Da allora questo legame di amicizia continua saldamente.

Nel coro CAI BOLOGNA si sono avvicendati quattro direttori: ad Alberto Rubini subentrò nel 1966 Mauro Camisa, grande direttore che portò a far conoscere il coro a livello nazionale, passò la mano nel 1998 lasciando la direzione a Umberto Bellagamba, già nell’organico come baritono. Nel 2017 si è verificato un nuovo cambio nella direzione che ora è affidata al giovane Nicolò Zanotti, molto preparato, che ha dato nuovi stimoli al gruppo.

Sono passati 65 anni di trasformazioni profonde e di rivoluzioni negli stili, nelle mode e nei gusti, c’è una grande difficoltà, oggi, a reperire nuovi coristi per poter creare in futuro il necessario avvicendamento, ma confidiamo che anche le nuove generazioni riscoprano e si lascino incantare dal canto popolare e di montagna affinché questo patrimonio musicale e culturale non venga mai perduto.

Il piacere di cantare insieme, le emozioni che si rivivono tutte le volte che si canta, le atmosfere e le suggestioni che si ripropongono, il gusto nel cercare la giusta esecuzione, la convinzione di fare buona musica sono la dimostrazione che c’è ancora tanta voglia di continuare.

Così al raggiungimento del 65° anno, e fiduciosi di festeggiare altri anniversari, gli attuali 34 elementi sono orgogliosi di presentare un nuovo CD che contiene brani degli inizi e altri di recente apprendimento, con una lusinghiera presentazione del Maestro Giovanni Veneri.

Perché, come appare dal titolo scritto in copertina,  …CANTIAMO ANCORA!