Cantare accorti

Intervista a uno pneumologo appassionato di coralità

Diamo il benvenuto al dott. Cristiano Colinelli, medico dell’Unità Operativa di Pneumologia dell’Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì e direttore di coro, che ha accettato di buon grado di concedere un’intervista per le pagine di FarCoro.

Cristiano, ci siamo conosciuti di riflesso per via del tuo ruolo di direttore di coro, avete interrotto l’attività, proseguito? Raccontaci l’esperienza corale da un anno a questa parte.

Forse direttore di coro è eccessivo, anche perché le competenze sono piuttosto limitate… Tutto è nato dalla passione per il canto e dalla voglia di riunire amici con la stessa intenzione di mettersi in gioco e di provare a fondere le singole capacità canore nell’armonia dell’esperienza corale. Così è nato questo piccolo coro che svolge essenzialmente servizi liturgici. Purtroppo la pandemia ci ha costretti a limitare al massimo la nostra attività e, se all’inizio riuscivamo ancora a vederci rispettando le norme indicate (ambienti grandi che consentissero il distanziamento, mascherine, abolizione degli strumenti a fiato), ormai solo il web ci consente di continuare a ‘giocare’ con le nostre voci.

Medico e direttore di coro: come ti sei avvicinato a questi due mondi così affascinanti?

Lo hai detto… sono due mondi estremamente affascinanti e sono parte fondamentale della mia vita. Sul fatto di voler diventare medico non ho mai avuto dubbi e non ho mai preso in considerazione eventuali alternative. Ho sempre avuto le idee chiare sin da bambino e questo mi ha portato a concentrare quasi tutte le mie energie nella realizzazione del mio sogno. In realtà ho sempre avuto anche una grande passione per il teatro che mi ha notevolmente aiutato a scoprire diversi aspetti della mia personalità e del mio carattere e che, piano piano, mi ha avvicinato al canto, il terzo amore indiscusso.

Sappiamo che si è parlato di te come ‘il medico che ha dato la Comunione ai malati di Covid’. Vuoi parlarcene?

Con la pandemia ci siamo trovati davanti una nuova tipologia di paziente, sofferente ma anche drammaticamente solo e impaurito. In un primo momento la paura ha cercato di insinuarsi anche in noi operatori ma rapidamente questo sentimento è stato sopraffatto dalla esperienza del ‘prendersi cura’ dell’altro, cercando di dare supporto alla dimensione fisica, psicologica e relazionale.  Così, oltre alla cura del corpo, la parola di conforto, il sorriso negli occhi di un volto coperto dai presidi di protezione, il quotidiano contatto telefonico con i familiari, le foto inviate, le videochiamate, …          

Tuttavia solo quando sono stato contattato dal cappellano del nostro ospedale, mi sono reso conto che oltre alla dimensione fisica, psicologica e relazione dovevamo sostenere anche la dimensione spirituale. Così ho accettato con entusiasmo la proposta, autorizzata dal nostro Vescovo, di portare l’Eucaristia ai pazienti che lo desiderassero. Non potrò mai dimenticare le tante lacrime di commozione e gioia che mi hanno reso ancora più convinto che non basta ‘curare’ ma è necessario ‘prendersi cura’ dell’altro soprattutto nelle situazioni di maggiore fragilità e vulnerabilità. Spero che questa esperienza ci aiuti a guardare oltre al dolore, per poter riconoscere segni di speranza e di vita.

Una domanda che ti avranno posto in molti, ma doverosa. Come fotograferesti la situazione pandemica attuale e che scenari sono ipotizzabili?

Sicuramente l’inizio della vaccinazione di massa consente di guardare con più fiducia al futuro anche se permangono variabili preoccupanti, primo fra tutti il continuo isolamento di  nuove forme di coronavirus. Anche le prospettive di cura, con i nuovi farmaci monoclonali, sembrano migliorate e ciò alimenta nuova speranza. Non c’è dubbio che dovremo continuare a rispettare norme di comportamento ancora per molto tempo confidando nel buon senso delle persone. Al momento faccio fatica a fare previsioni sul ritorno alla completa normalità…

Il mondo dello spettacolo in generale e quello della coralità in particolare sono stati fortemente colpiti dai diversi vincoli imposti. Sono state misure necessarie, secondo la tua esperienza sul campo?

Purtroppo la facile diffusibilità del virus e l’impossibilità di conoscere a priori l’evoluzione clinica dell’infezione ha penalizzato soprattutto le attività di gruppo. È sicuramente faticoso prendere decisioni in merito alla salute pubblica in quanto tali decisioni spesso devono scavalcare gli interessi di persone e di categorie sollevando malcontenti e critiche. I numeri della pandemia sono ogni volta cambiati in relazione alla restrizione o all’allentamento delle misure di prevenzione e questo in ospedale lo abbiamo vissuto in prima persona. Sicuramente si sarebbe potuto fare meglio anche se, col senno di poi, è indubbiamente più facile giudicare…

Spostiamoci più in là… Tecnica del canto e Respirazione: due aspetti  strettamente connessi. Com’è per uno Pneumologo spiegare e far sperimentare ai coristi questi temi?

Conoscere l’anatomia e la fisiologia dell’apparato respiratorio porta a comprendere e a spiegare meglio i meccanismi che sottendono alla emissione dei ‘suoni’ vocali. Certo le tecniche di respirazione e di canto sono piuttosto specifiche e l’aiuto di persone competenti mi è risultata fondamentale per una buona impostazione di base. Provare ad emettere suoni sperimentando la variabilità degli stessi in base all’utilizzo di muscoli specifici, di posture e di casse naturali di risonanza aiuta a conoscere meglio il proprio corpo fino a considerarlo un vero e proprio strumento musicale.

Per chiudere, un consiglio destinato a tutti i direttori, cantori e appassionati di musica corale che ci stanno leggendo?

Non penso di avere sufficiente autorevolezza per poter dare consigli. Quello che posso affermare con certezza è che ognuno deve credere fermamente nei propri sogni e deve lottare per poterli realizzare e rendere così il mondo un po’ migliore.

Grazie Cristiano, grazie dott. Colinelli, soprattutto per questa interessante infusione di ‘ottimismo consapevole’, ne abbiamo tutti certamente molto bisogno!

Cristiano Colinelli

Cristiano Colinelli, nato il 27 aprile 1964 a Forlimpopoli (FC), coniugato dal 1990, due figli di 28 e 30 anni. Medico Chirurgo specialista in Malattie dell’apparato respiratorio, in servizio presso l’U.O. di Pneumologia dell’Ospedale Morgagni – Pierantoni di Forlì dal 1997. Numerose esperienze teatrali sin dall’età giovanile. Animatore ed educatore di gruppi giovanili. Chitarrista. Co-fondatore dell’Associazione Culturale Il Sicomoro di Forlì, a prevalente attività teatrale (musical e prosa) e canora (coro per animazione matrimoni). Co-autore di un musical (Hamelin), liberamente tratto da un’idea di Edoardo Bennato e con brani dello stesso autore. Animatore e presentatore di eventi pubblici e privati. Coordinatore  di un coro a Forlimpopoli.

Intervista a uno pneumologo appassionato di coralità

Cristiano Colinelli