50 anni di AERCO nel ricordo dei presidenti

Nella foto: Pier Paolo Scattolin

In mezzo secolo l’AERCO ha conosciuto cinque diversi presidenti, ciascuno portatore di una propria visione della coralità e dell’associazionismo corale, chiamato a rispondere a situazioni ogni volta nuove, sollecitato da una coralità in continua evoluzione. Dopo il ricordo di Giorgio Vacchi, trasmessoci da Silvia, gli altri quattro presidenti, rispondendo alle domande di Puccio Pucci, tracciano un profilo a più voci di una storia avvincente.

Quando e come sei entrato in contatto con l’AERCO?

Giovanni Torre: Sono entrato in contatto con l’AERCO nel settembre del 1973, quando, appena fondato a Castelfranco Emilia il mio coro “Tomas Luis de Victoria”, ho sentito il bisogno di farlo appartenere ad una associazione corale formata da altri complessi a noi vicini, con cui potere attivare momenti di scambi culturali e di amicizia.

In provincia di Modena, in quegli anni, erano già attive due Associazioni: la Associazione Nazionale ENAL USCI, e la Associazione Emiliano Romagnola Cori di Ispirazione Popolare (AERCIP). Ad ambedue queste associazioni erano iscritti ancora pochi cori.

In particolare, alla prima figuravano iscritte le Associazioni Corali a voci miste Rossini, fondata nel 1887, e Gazzotti, attiva dal 1923. Ambedue queste Associazioni operavano secondo i dettami associativi e culturali propri del movimento orfeonico ottocentesco.

Alla seconda, che era stata fondata nel 1971 da Giorgio Vacchi e da alcuni cori della Regione emiliana, appartenevano gruppi che rivolgevano il loro interesse a repertori più popolari e più legati alle tradizioni orali della propria regione.

Ed è a questa seconda Associazione che io, come detto nel 1973, ho fatto domanda di iscrizione del mio coro. I motivi di questa scelta sono stati due:

(a)   Prima di tutto, perché conoscevo già Giorgio Vacchi, da quando, anni prima avevo seguito il suo corso di canti di montagna, tenuto a una scuola per Aspiranti Capi della Azione Cattolica Romagnola, al passo del Falzarego, sulle Dolomiti.

(b)   In secondo luogo, perché negli anni 60, durante i miei studi all’Università di Bologna, ero stato uno dei tenori del suo coro “Stelutis”.

Pier Paolo Scattolin: La curiosità di conoscere ed entrare in contatto con l’AERCO nacque con l’ascolto del coro Stelutis: quando lavoravo come critico musicale per Il Resto del Carlino fui mandato a recensire un concerto, mi pare nel 1978, del coro bolognese. Questa circostanza mi consentì di allargare lo sguardo sulla coralità, essendo la mia cultura musicale prevalentemente orchestrale e ancora novizio nell’attività direttoriale del coro Euridice, e in particolare di conoscere il percorso associativo di cui il Presidente Giorgio Vacchi era promotore portandone testimonianza anche durante la presentazione dei concerti del coro Stelutis e durante le rassegne organizzate dall’AERCO.

Fu l’occasione per scoprire quali potenzialità umane e musicali si sviluppassero nell’idea di associare i cori e i direttori attorno ad obiettivi comuni come la riflessione sul significato del concerto di un coro amatoriale, la conoscenza del repertorio secondo le caratteristiche e possibilità di ciascun coro, la ricerca delle fonti, l’approfondimento tecnico e la dimensione sociale di essere compagni di viaggio fra direttori.

Alla decisione di entrare nell’Associazione contribuì il fatto che proprio in quel momento stava avvenendo la trasformazione da associazione rivolta ai cori di repertorio popolare AERCIP ad AERCO, in cui i cori polifonici potevano finalmente trovare una casa. Fu una trasformazione fondamentale e assai importante per il futuro dell’Associazione AERCO.

Fedele Fantuzzi: Ho conosciuto AERCO nel lontano 1973, quando incominciai la bellissima avventura con il coro La Baita di Scandiano-RE. Avevo 17 anni e l’associazione allora si chiamava AERCIP. Essendo così giovane il presidente Onelio Mattioli, che faceva parte del direttivo, decise di portarmi con sé alle riunioni nella mitica sede dello Stelutis, in via Zamboni, 51, se non sbaglio: e fu così che conobbi il grande m° Giorgio Vacchi e tutto il meraviglioso mondo dell’associazionismo.

Andrea Angelini: Ricordo che la prima volta che seppi di AERCO fu dall’allora Delegato per la Provincia di Rimini, Paolo Righini. Credo fosse il 1991 o il ’92. Rimasi subito affascinato da questa organizzazione che cercava di aggregare i cori della regione in nome di obbiettivi comuni. Ho sempre creduto nel volontariato e nel fatto che le azioni delle persone, specialmente quando fanno qualcosa senza nulla chiedere in cambio, sono portatrici di buoni e cospicui frutti. Così iniziò la mia avventura in AERCO che mi portò, dopo essere stato Delegato Provinciale, membro della Commissione Artistica e direttore di FarCoro, ad assumerne, nel 2015, la presidenza.

Che influenza o positività ha avuto nel tuo Coro associarsi all’AERCO?

Giovanni Torre:  L’iscrizione del mio coro all’AERCO ha avuto, per tutti i suoi componenti, una influenza certamente positiva. Con essa, infatti, entravamo a far parte di una più ampia famiglia di amanti del canto d’assieme; famiglia che operava in regione e che aveva come scopi prioritari quelli che soddisfacevano le nostre esigenze, sia sociali che culturali, mediante la promozione di incontri, concerti e rassegne corali, e la attivazione di corsi musicali rivolti a migliorare la preparazione tecnica dei direttori e la cultura vocale e musicale dei coristi.

Nella foto: Giovanni Torre

Pier Paolo Scattolin: In quel periodo dunque il coro Euridice divenne socio perché intravvide la possibilità di inserirsi in un movimento corale basato su una grande forza partecipativa, dove lo spirito di aggregazione avveniva perché si vedeva nell’associazione un punto di riferimento etico, un laboratorio di idee, un fervore nell’approfondimento e nella crescita di cori e direttori uniti nel processo dell’attività corale, cioè nel farcoro; lo studio del repertorio, della tecnica corale, la possibilità e il rispetto dell’incontro creativo con l’alterità di diverse visioni corali, la sobrietà nella comunicazione, la cura con cui si preparava l’incontro con il pubblico erano valori che hanno influenzato tantissimo l’ambiente del Coro Euridice e che ancora oggi nel momento in cui festeggia i suoi 140 di attività, molti dei quali sviluppati appunto nell’Associazionismo, rimangono un tesoretto di idee cui fare costantemente riferimento e proiettabili nel futuro.

Fedele Fantuzzi: Beh, il coro La Baita è stato uno dei primissimi ad associarsi. Non c’è dubbio che sia stata una decisione molto positiva e lungimirante per tanti aspetti: per esempio, ha influenzato la scelta mia e del coro di intraprendere un cammino di ricerca etnomusicologica “sul campo” del nostro patrimonio popolare e la mia conseguente proposta armonizzativa che dura tutt’ora e ci caratterizza nel panorama corale nazionale.

Nella foto: Fedele Fantuzzi

Andrea Angelini: Come ho ricordato poc’anzi il mio impegno in AERCO è andato, e continua tuttora ad andare, al di là delle positività che l’esserne associati possa comportare per il mio coro. Sinceramente vantaggi e ricadute per il mio gruppo corale sono sempre stati in fondo ai miei pensieri. Ho sempre cercato che i benefici fossero per gli altri. Chi mi conosce sa che sono ‘monastico’ in questo. Dirò di più: da quando sono presidente ho cercato di tenere un profilo artistico personale bassissimo e le partecipazioni del mio coro alle attività AERCO si possono contare sulle dita di una mano. Questa visione di ‘estremo servizio’ ho cercato di infonderla anche ai miei collaboratori e sono stato particolarmente contento di osservare che, dopo alcune normali resistenze, tutti hanno capito che non c’è miglior soddisfazione che impegnarsi per i cori, in senso generale. Ovviamente sono felice di stimolare e recepire le creatività personali dei collaboratori, ma lo scopo finale deve essere sempre quello di ‘fare per gli altri’.

Nella Foto: Andrea Angelini

(continua)