Il modenese Orazio Vecchi pubblicò nel 1590 la Selva di varia ricreatione, una delle sue opere maggiori, certamente la più varia.

‘SELVA dico dunque per non seguire in essa un filo continuato, così veggiamo nelle Selve gli arbori posti senza quell’ordine che negli artificiosi giardini veder si suole’: così Orazio Vecchi motiva il suo titolo nella prefazione all’opera. E tra le essenze offerte alla ricreazione dei nobili esecutori (non dimentichiamo che i destinatari di questa e simili raccolte sono i membri delle varie Accademie in cui è prassi ritrovarsi per far musica ‘cantando a libro’: cfr. Iain Fenlon, James Haar La nascita del madrigale italiano) dopo cinque madrigali a 5 voci si apre una serie di nove Capricci, tutti di caratteri giocoso, quando non apertamente umoristico.
È un clima popolaresco, da osteria più che da Accademia, quello evocato in questa seconda sezione della Selva: e sono ambientazioni e caratteri da commedia dell’arte, che rispondono a quel gusto per la drammatizzazione che, in attesa di sfociare, nel Seicento, nel melodramma e nell’oratorio, generano, in questo scorcio di Cinquecento, ancora musicalmente radicato nella polifonia rinascimentale, la Commedia Madrigalesca. Un genere nel quale, assieme ad Adriano Banchieri, Orazio Vecchi eccelle, vantando il titolo più conosciuto: L’amfiparnaso, comedia Harmonica pubblicato nel 1597.


Quello della vinata è un topos della commedia madrigalesca. Se ne trovano almeno altre due in Adriano Banchieri. Una nel Festino del giovedì grasso avanti cena (1608) di Adriano Banchieri, del tutto simile a quella del Vecchi e costituita da un dialogo tra l’oste messer Covello e gli avventori; l’altra, ne La Barca di Venzeia per Padova (1605; seconda versione 1623), dove i passeggeri veneziani si divertono alle spalle di un tedesco ubriaco.
Nella versione della Selva è la cameriera Cicirlanda a rispondere agli avventori che la interrogano sulla provenienza dei vari vini via via serviti. Un nome, quello di Cicirlanda, rimasto nelle filastrocche per bambini, o forse da lì tratto, poiché la si trova citata da Tomaso Garzoni ne La piazza universale di tutte le professioni. Il brano, scritto in chiavette viene qui presentato trascritto una quarta sotto, come è corretto realizzarlo.
Una seconda vinata, pensata come risposta alla prima, vede l’internazionale combriccola (queste scene madrigalesche sono come certe barzellette… Ci sono un francese, un tedesco e italiano…) intonare ciascuno un brindisi nella propria lingua: e andrà cantato proprio così, sovrapponendo la lingua d’oltralpe a quella italiana, rendendo realisticamente la scena dell’osteria.
Della Selva di varia ricreatione Giovanni Torre ha curato, nel 2005, per il quarto centenario della morte, una accurata edizione moderna, pubblicata nel 2007 da Mucchi.

Sandro Bergamo

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