Ricognizione sui cori multietnici in Italia

A Claudia Grimaz

Plurilinguismo, varietà timbriche, ritmiche e modali: il desiderio di incontrarsi fra persone di Paesi diversi diviene pretesto per creare, collettivamente, musica nuova. Così i cori multietnici amatoriali arricchiscono il panorama artistico di una parte d’Italia, con la direzione di maestri e maestre che hanno messo le proprie competenze musicali al servizio dell’idea di una società più giusta e accogliente. Si è trattato di laboratori di canto, sorti nell’ambito di associazioni culturali o dall’impegno di singole persone che, esasperate dal clima d’intolleranza diffusa, hanno cercato di dimostrare, con la collaborazione di professionisti della musica, che si può stare insieme diversamente, in modo creativo e non giudicante. Nati dal volontariato, dall’autotassazione di alcuni membri o da finanziamenti destinati ai centri di accoglienza, i cori hanno quasi sempre resistito e persino durante i lockdowns per il Covid 19 hanno rappresentato un conforto per i coristi e le coriste. Il presente lavoro è un tentativo di censire le esperienze musicali che, sul territorio italiano, possono essere considerate “cori multietnici”, preferendo questa espressione emica, a quella di cori “interculturali” o “transnazionali”, perché riprende appunto il modo in cui la maggior parte dei cori si autodefinisce nelle pagine web e nelle interviste da me condotte1. La mappatura è, allo stato attuale, in continua trasformazione, perché la ricerca è attualmente in corso. Si tratta dunque di un work in progress, più che di un elenco esaustivo. La caratteristica che accomuna tutti questi cori è la presenza, più o meno rilevante, di migranti. Sono infatti gruppi musicali nati con il preciso intento di accogliere e includere i “nuovi cittadini”. Esiste però una tipologia diversa di cori multietnici, in cui le tante provenienze geografiche dei membri, sono semplicemente lo specchio del territorio di appartenenza: è il caso di alcuni cori di voci bianche, nel contesto di scuole ad alto flusso migratorio oppure dei cori nelle carceri, che in Italia sono popolate – purtroppo – da un gran numero di detenuti stranieri2. In generale i cori multietnici concentrati prevalentemente nelle regioni dell’Italia settentrionale e a Roma, mentre ne esiste uno di donne a Bari e si ha notizia di brevi laboratori corali non più attivi a Lecce, Palermo e Cagliari. Questa distribuzione sul territorio nazionale riflette quella dei cori in generale, infatti nel Nord Italia, essi sono molto più diffusi; si pensi, ad esempio, all’antica e capillare tradizione dei cori degli Alpini. Inoltre il Nord ha accolto un numero superiore di immigrati rispetto al sud3, attratti dalle maggiori infrastrutture e opportunità lavorative in campo sia agricolo che industriale4. Un elemento comune soprattutto ai cori di vecchia data è la progressiva riduzione della presenza di immigrati. In molti casi, infatti, a fronte di una maggioranza di “vecchi cittadini”, sono rimaste poche persone di altra nazionalità. Ciò avviene in quanto i migranti tendono facilmente a cambiare città, per trovare condizioni di vita migliori; non solo, i loro impegni lavorativi sono preponderanti, poiché spesso sostentano economicamente la propria famiglia nel Paese d’origine, dunque non sempre hanno il tempo di socializzare o dedicarsi ad attività ricreative, quali il coro. Allo stesso tempo, però, questa stretta connessione economica fra il proprio Paese e l’Italia, fra “qui” e “lì”, viene valorizzata a livello culturale nei cori multietnici, che permettono di diffondere la conoscenza delle musiche del mondo nel luogo di arrivo. La motivazione a partecipare a queste esperienze collettive può pertanto essere molto forte, poiché il senso di gruppo che il coro crea, diviene compensazione rispetto alla crisi di identità che l’esperienza migratoria porta con sé. Il canto diventa aggregazione e appartenenza, come afferma Maria Finica, signora moldava che frequenta il coro Voci dal Mondo, di Mestre:

Io veramente quando ho iniziato il coro, […] ho visto una performance, loro per strada, un concerto e […] il lunedì dopo sono venuta anch’io, mi è piaciuto. […] Mi è piaciuto cantare, ma di più volevo integrarmi in questo mondo, perché io sono da vent’anni qua, lavorando solo in casa con le persone anziane, non è che ho trovato subito questa accoglienza bella di gente, anzi, ho trovato tanta cattiveria anche5.

 

Prime esperienze: cori di voci bianche

I primi cori multietnici nascono in Italia nel 2000 e sono due cori di bambini: il Coro multietnico Voci Bianche di Padova e Se…sta Voce di Roma. La scuola è chiaramente il luogo in cui, con la massima urgenza, i bambini e le bambine di diversi Paesi sentono il bisogno di condivisione e scambio. Le classi multietniche ponevano all’epoca, e pongono ancora oggi, questioni a cui il corpo docente cerca di rispondere, trovando nella musica uno strumento “utile e dilettevole”. Il coro svolge diverse funzioni: permette di sviluppare abilità sociali e di ascolto, facilita l’insegnamento dell’italiano L2 ed è un’attività estremamente piacevole. Il progetto di Padova nasceva da un’idea di WFWP Italia – Federazione delle Donne per la Pace nel Mondo e come scrive la fondatrice Flora Grassivaro, la finalità del coro è di “promuovere la pace, l’integrazione e la conoscenza tra le varie nazionalità presenti a Padova; infatti è gratuito e […] ha l’intento di educare i bimbi non solo alla musica ma soprattutto al rispetto dell’altro e alla solidarietà.” Anche a Roma, nel variegato quartiere di Centocelle, la proposta del maestro Attilio Di Sanza è stata lungimirante e ha dato il via ad un secondo coro, composto da ex cantanti di Se..sta Voce che, nel 2010, hanno scelto di continuare a incontrarsi, oltre la quinta elementare, chiamandosi appunto Quinta Aumentata, giocando sul nome dell’intervallo musicale. Pochi anni prima, nel medesimo contesto scolastico, era stato fondato anche il coro di adulti Romolo Balzani, diretto da Sara Modigliani, la quale dopo aver collaborato con il coro dei piccoli, insegnando loro canti di emigrazione come “Cento giorni di nave a vapore” o “Mamma mia dammi cento lire”, era stata invitata a ripetere l’esperimento con gli adulti e in particolare con i maestri e le maestre. In seguito sono subentrate due nuove direttrici del coro, Suhmita Sultana, cantante bengalese laureata all’Università di Tagore e Roxana Ene, cantante di origini rumene che aveva scoperto la passione del canto da bambina nel coro Se..sta Voce. L’esperienza di Roxana Ene è un esempio emblematico del successo educativo di un coro multietnico, infatti lei è attualmente cantante professionista e meravigliosa interprete di musica tradizionale romana, una “Rumena romana”.6 Ancora a Roma, nello stesso quartiere, è nato nel 2016, un altro coro scolastico, Voci d’oro, che non aveva l’intento specifico di favorire l’inclusione, tuttavia è a tutti gli effetti un coro multietnico perché rispecchia la popolazione di una scuola ricca di migranti. La maestra Paula Gallardo, specializzata in didattica della musica in Argentina, ha dunque sfruttato la molteplicità culturale di alunni e alunne, per ampliare il repertorio con brani internazionali, canti di lavoro, brani didattici etc. Due cori di voci bianche più recenti sono Stelle che cantano di Bolzano, nato nel 2013 e Mille Note di Trento nel 2017, diretti entrambi dalla maestra Victoria Burneo Sanches, di origini ecuadoregne. I cori hanno partecipato a diverse attività di beneficenza ed eventi sull’inclusione sociale, cantando anche per la raccolta di fondi da destinare alle vittime del terremoto del 2017, in Perù. Inoltre si sono esibiti in Piazza San Pietro, a Roma, insieme a un coro di Shangai, composto da 38 ragazzi e ragazze cinesi affetti da autismo, nell’ambito di un significativo progetto di musicoterapia, portato avanti dal maestro Cao Peng.

Cori misti

Il più antico, fra i cori misti è Mikrokosmos – Coro Multietnico di Bologna, nato nel 2004, sul quale si trova un approfondimento nel seguito del presente articolo. Il successivo coro misto in ordine cronologico è il Coro Mediolanum, fondato a Milano nel 2005, dal maestro Carlos Verduga Rivera, originario dell’Ecuador. Il coro è affiancato da cantanti professionisti con cui viene eseguito un repertorio sacro e profano che accentua oltre alla mescolanza fra diverse culture, quella fra musica scritta e musiche di tradizione orale internazionali. Al coro e alle voci liriche soliste si affianca l’accompagnamento di ensembles di strumenti tradizionali quali il charango, l’arpa paraguaiana, il bombo argentino; si va dunque da brani d’opera a canti tradizionali dell’America Latina e del mondo, Villancicos7, canti natalizi e musica sacra. Dopo qualche anno, nel 2008, viene fondato il coro Voci dal Mondo, a partire da un’iniziativa del comune di Venezia, per valorizzare la zona di Via Piave a Mestre, che aveva iniziato a popolarsi di stranieri, destando malumori fra la gente del luogo. Si formò dunque il Gruppo di Lavoro Piave che in assemblee pubbliche affrontava il tema del benessere della cittadinanza, così, fra le loro iniziative si pensò proprio ad un coro multietnico. Fu contattata la maestra Giuseppina Casarin, mentre gli Operatori di strada, cioè educatori assunti dal Comune, raccoglievano adesioni per il coro nella zona di Via Piave. Inizialmente furono coinvolte soprattutto alcune signore moldave, venute in Italia per lavorare come badanti. L’origine di questo coro ne ha caratterizzato tutta la storia, poiché dall’epoca ad oggi è divenuto una componente fondante nell’ambito delle politiche territoriali, partecipando ai tavoli della ASL, lavorando nell’accoglienza di persone che arrivano attraverso i corridoi umanitari8 della Caritas ecc. Oggi Voci dal Mondo è composto da circa settanta membri di tutte le provenienze e di tutte le età e i suoi concerti sono sempre molto vivaci e il pubblico partecipa ballando con gioia, grazie al coinvolgimento che nasce dal gran numero di coristi e musicisti sul palco.

 

Coro Romolo Balzani

Torniamo a Milano, dove nel 2011 viene fondato il Coro Elikya, che in lingala, lingua del Congo, significa “speranza” ed è diretto, appunto, da un maestro di origini congolesi, Raymond Bahati. Il repertorio scelto comprende canti cristiani internazionali e insieme al Coro Mediolanum, l’altro coro milanese, sono gli unici – allo stato attuale della ricerca – ad interpretare anche canti religiosi. Il gruppo è molto ampio, arriva a più di cinquanta elementi di diverse parti del mondo e diverse religioni. Il nucleo base ebbe origine nel COE (Associazione Centro Orientamento Educativo) dove già dagli anni ’90 venivano organizzati alcuni incontri estivi fra giovani catechisti internazionali che studiavano nelle università pontificie; in quelle occasioni nacque un nuovo modo di vivere la liturgia comunitaria, attraverso la musica dei vari popoli. Il Coro Elikya è una realtà aggregativa a tutto tondo, infatti i membri del coro viaggiano spesso tutti insieme e condividono esperienze ricreative.

 

Coro Elikya

Il Coro Consonanze di Casalecchio di Reno (BO) nasce nel 2012 e si focalizza sulla comparazione fra canti del Mediterraneo, in particolare delle due sponde del Mar Adriatico. Il maestro Maurizio Mancini, attraverso un lavoro di ricerca e arrangiamento, propone a coristi e coriste canti tradizionali con una particolare attenzione alle minoranze linguistiche slave, arbëreshë e del Sud Est del Mediterraneo. Le caratteristiche esecutive, i modi e gli stili delle culture di tradizione orale emergono nella trascrizione delle partiture, mentre, allo stesso tempo, attraverso il training vocale, vengono valorizzate le diverse espressioni timbriche. In molti casi sono gli stessi coristi stranieri che ne arricchiscono il repertorio con i canti dei loro Paesi d’origine.

Il Coro Moro è nato in provincia di Torino, nelle Valli di Lanzo nel 2014 ed è l’unico ad essersi dedicato ad un repertorio specifico, cioè i canti della tradizione orale piemontese, con accompagnamento di strumenti africani, quali il talking drum dei Griot maliani. Il coro è composto da richiedenti asilo e persone del luogo, nato dopo l’arrivo di alcuni ragazzi presso un CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria), nel piccolo paesino di Ceres, abitato da circa 1000 anime. Come nel caso del quartiere di via Piave a Mestre, anche qui l’arrivo di questi giovani migranti dall’Africa Occidentale aveva destato sgomento nella popolazione, così Luca Baraldo e Laura Castelli hanno iniziato a frequentarli e hanno fondato il coro, con l’intento di far sfociare quest’esperienza in attività lavorativa per i migranti. L’obiettivo iniziale è stato in parte raggiunto, poiché il coro si è esibito in numerosi concerti retribuiti.

Nel 2016 nasce in Toscana quello che, ad oggi, è l’unico coro multietnico attivo nella regione. Si tratta del Coro ConFusion, sorto grazie ad alcuni finanziamenti di uno SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) che, come avviene – purtroppo – solitamente, aveva sede in una zona periferica attorno a un centro cittadino, la zona montana del Mugello, nei pressi di Firenze. Negli ultimi anni, in seguito al Covid 19 e alla riduzione dei fondi destinati ai centri di accoglienza, con il Decreto Salvini, la partecipazione dei migranti è diminuita. Il Coro ConFusion ha una spiccata vena contemporanea, l’intento della maestra Benedetta Manfriani è di fondere non soltanto le diverse culture, ma anche la musica folk con quella eurocolta.

 

Coro ConFusion

Tutti i cori più “giovani” hanno risentito negativamente dell’esperienza pandemica, poiché erano stati creati poco prima del lockdown di marzo 2020, quindi hanno dovuto rimboccarsi le maniche per mantenere solido un legame appena nato, soprattutto attraverso lezioni online ed incontri virtuali. Il Coro Multispilla di Spilamberto (MO) e il Coro Canto Sconfinato di Pordenone, nascono rispettivamente nel 2017 e 2018, da un sentimento comune dei fondatori: il desiderio di contrastare il livello allarmante di xenofobia raggiunto in quel periodo, nelle loro città. Nicoletta Giugni del Coro Multispilla racconta di come, nel suo lavoro di impiegata presso un ufficio pubblico, fosse esasperata dal clima di razzismo, cosicché decise di chiedere alla futura direttrice del coro, Federica Sala, di mettere su un progetto di musica inclusiva, come forma di reazione all’odio. Allo stesso modo Carlo Mayer del Coro Canto Sconfinato, in seguito ad alcuni tafferugli durante l’apertura di una struttura-dormitorio per rifugiati e richiedenti asilo, a Pordenone, sperimentò l’inutilità del dialogo su certi temi e con certi interlocutori. Provò dunque ad immaginare messaggi alternativi più efficaci delle parole, riversando le proprie speranze nella musica! Il coro, inizialmente fu diretto da Giuseppina Casarin che ha “esportato” la virtuosa idea da Mestre a Pordenone, mentre l’attuale maestra è Laura Scomparcini. Quest’esperienza giunge a coronamento di un impegno politico trentennale al fianco dei migranti nell’Associazione Immigrati Pordenone, che ha anche collaborato con le chiese pentecostali della zona.

Due giovani e attivissime realtà emiliane, nate nel 2019 sono il Coro multietnico di Periferia di Bologna e il Coro Interculturale Reggio Emilia APS. Il primo è nato con il contributo del Quartiere Navile, è di natura intergenerazionale e la direttrice Maria Grazia Vincitorio, oltre a costruire un repertorio composto da brani tradizionali scelti dai coristi, cerca anche di condurre la composizione “collegiale” di brani propri. Il coro è stato costretto a incontrarsi virtualmente sulla piattaforma Zoom, essendosi costituito proprio nell’anno della pandemia e così alcune canzoni sono nate durante le prove virtuali. Dopo aver scritto collettivamente un testo in italiano, è stato tradotto in diverse lingue e ognuno si è poi sforzato di imparare a cantare una strofa in una lingua diversa dalla propria. Il Coro Interculturale Reggio Emilia APS, invece, è nato da un’idea di Alberto Simonazzi, corista gospel e volontario per l’insegnamento dell’italiano L2 in un centro di accoglienza. L’idea è fin da subito stata accolta con entusiasmo, ricevendo tante adesioni, ma si è dovuta interrompere l’attività per il Covid e ora il progetto sta ripartendo con un nuovo direttore. Secondo lo statuto dell’associazione da cui prende vita, il coro di Reggio Emilia vuole accogliere persone migranti e con disabilità. La voglia di cantare è tanta e anche quella di mettersi in rete con gli altri cori, infatti il suo fondatore ha creato una rubrica sulla pagina facebook in cui ogni settimana, viene presentato uno dei cori multietnici emersi dalla presente ricognizione in corso. Un’altra interessante iniziativa è stata quella di Carlo Mayer di Canto Sconfinato che ha creato una mappa su google maps, con le posizioni di tutti i cori, di modo che le persone immigrate che si spostano, possano facilmente trovare nuovi contesti in cui cantare9.

Cori di donne

Il primo coro multietnico per donne, La Tela, fu fondato a Udine, nel 2006, quando giunsero dall’Est Europa moltissime donne che furono accolte da alcune mediatrici di comunità e dalle Donne in nero, un movimento pacifista e internazionale, sorto a Gerusalemme nel 1988, contro l’occupazione israeliana. Da questa esperienza nacque così l’associazione femminile e interculturale La Tela, che proponeva attività artigianali e artistiche da svolgere insieme alle donne straniere: disegno, danza, teatro e coro. Erano previsti una decina di incontri di laboratorio corale che via via crebbero, raccogliendo l’entusiasmo delle partecipanti. Alla maestra del coro La Tela è stato dedicato questo articolo, Claudia Grimaz, prematuramente scomparsa alcune settimane fa. La presidente dell’associazione Maria Rosa Loffreda la ricorda così:

Il sogno di Claudia era quello di poter avere un repertorio che venisse dalle coriste straniere che attraverso i loro ricordi potessero trasmettere a tutte noi e a chi ci ascolta un messaggio di condivisione. […] Il coro anche senza la sua maestra, ma proprio per onorarla e non disperdere il suo insegnamento, continua a cantare.

Due anni dopo, nel 2008, è stato fondato presso la Casa delle donne di Modena, Le Chemin des Femmes, un coro transfemminista, a partire da un laboratorio vocale della maestra Meike Clarelli. Il progetto ha messo al centro la relazione fra le coriste, fondendo tradizione e sperimentazione vocale. Oggi, dopo tredici anni di attività, la maestra sente che “l’etichetta di donne migranti inizia a stare sempre più stretta”.10 Più che coro “multietnico”, lo definisce “multidimensionale”, allo stesso modo in cui Giuseppina Casarin, a proposito del coetaneo Voci dal Mondo citato prima, parlava di come esso fosse divenuto una grande comunità, un coro “multi… qualcos’altro”. 11
Entrambe le direttrici pongono l’attenzione sui futuri sviluppi dei cori multietnici, che si evolveranno, perché la dimensione transnazionale non dovrà più essere ribadita e si spera che scompaiano anche tutte le complicazioni legate ai permessi di soggiorno, contratti di lavoro, cittadinanza etc.

Anche il Coro Mosaico di Monteveglio (BO), nasce nel 2008 grazie ad un’iniziativa della Commissione Pari Opportunità, per creare un luogo di incontro e di scambio di molteplici tradizioni culturali e musicali. È composto da sole donne di diverse provenienze, soprattutto Est Europa e Nord Africa ed è diretto dal maestro Marco Cavazza. Il coro pone particolare attenzione alla ricerca timbrica delle diverse tradizioni vocali, senza eccedere con le armonizzazioni per preservarne l’essenza. Collabora con gli altri cori femminili del territorio, organizzando ogni 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne, un evento che prevede concerti e workshops musicali.

Nel 2010 nasce a Roma, e sempre nella zona di Centocelle, il CoroIncanto, diretto dalla già citata Paula Gallardo: si tratta di un esperimento sociale incentrato sul dono dei canti da parte delle varie coriste o di persone esterne, che magari hanno assistito ai loro concerti e hanno voluto regalare un pezzo della loro musica. La direttrice insegna gli arrangiamenti attraverso un metodo pedagogico che integra Orff, Kodaly e Dalcroze e a breve sarà pubblicato un libro, in cui saranno presentate le canzoni del coro con trascrizioni e schede conoscitive e didattiche. Il libro è scritto con la collaborazione di alcune coriste e avrà l’obiettivo di diffondere la buona prassi replicabile del coro multietnico anche nelle scuole.

Mamme del mondo, nato nel 2018 a Bari, è il più recente progetto di coro femminile ed è anche collocato più a sud degli altri. Il nome era originariamente legato ad un evento che si svolge a Bari da sei anni ed è caratterizzato da una sfilata di costumi tipici di ogni paese, cuciti dalle mamme che sfilano con i loro bambini e bambine. Il coro è nato dall’incontro fra alcune donne provenienti da diversi Paesi e impiegate prevalentemente come badanti. Hanno dunque affrontato diverse difficoltà nella gestione del tempo, dovendo coniugare un lavoro così impegnativo con le prove del coro. Il nucleo originario è nato da Maria Grancharova, bulgara, anche lei badante e maestra di coro. Pian piano il repertorio si è arricchito di brani filippini, georgiani etc, cantati anche da figli e figlie delle coriste.

Cori “non progettualmente” multietnici

Molto interessanti risultano i cori multietnici “non per scelta”, cioè quelli che, come nel caso del suddetto coro Voci d’oro di Centocelle a Roma, rispecchiano la popolazione del territorio cui appartengono. Un esempio simile è il coro non più attivo dell’Istituto Sorelle Agazzi, nel quartiere periferico Comasina di Milano, nato nell’ambito di un progetto dal titolo “La Scala fa scuola, un coro in città”. La maestra Isabella Inzaghi aveva effettuato delle audizioni per creare un coro di voci bianche e scegliendo i ragazzi più intonati, aveva casualmente selezionato molti bambini di seconda generazione. Così come le scuole ad alto flusso migratorio, anche le carceri sono luoghi – purtroppo – abitati da una grande percentuale di persone straniere. Il primo coro in carcere, il King Bible Choir di “Rebibbia” a Roma, è stato fondato da Giuseppe Puopolo nel 2003, non è più attivo dal 2016 e si è esibito in numerosi contesti con un repertorio che privilegiava opere classiche e alcuni brani di musica leggera.

Si aggiungono al precedente il Coro Papageno di Bologna, fondato nel 2011, e il Coro Canto Libero della casa di reclusione “Due Palazzi” di Padova, nato nel 2013, diretto da Giulia Prete e incentrato su un repertorio di polifonie di tradizione orale.

Nel 2016 nasce il Coro della Nave di San Vittore a Milano, diretto da Paolo Foschini, con sede nella “Nave”, un reparto di San Vittore dedicato alla cura dei detenuti con problemi di tossicodipendenze. L’attività in questo caso va a completare il piano terapeutico nel processo di guarigione dei pazienti.

Oltre ad alcuni cori non più attivi12 esistono alcune esperienze corali che non vedono la presenza di migranti al loro interno, ma che cantano un repertorio internazionale e hanno collaborato con alcuni centri di accoglienza, si tratta del Coro Farthan di Marzabotto (BO) ed il Baobab Music Ensemble di Roma, entrambi nati nel 2011.

Conclusioni

Rispetto alla world music, intesa come scelta discografica di accostare musiche del mondo, anche avulse dal loro contesto, la musica dei cori multietnici sembra rappresentare quasi l’opposto. è un’esperienza di fusion, distante da qualsiasi logica di mercato, nata direttamente dall’impegno sociale di chi ha fondato i cori e dalle relazioni fra coristi e coriste. Relazioni che fluiscono veloci e ci danno l’immagine immediata di un mondo che cambia, mentre la musica ne segue il passo, molto più “a ritmo”, in fatto di migrazioni e diritti civili in genere, rispetto alla lenta e stantia legislazione italiana.

 

1. Sulla scelta terminologica cfr. L. Manca, Più semo e mejo stamo. Antidoto al razzismo: i cori multietnici a scuola, in Nuova Secondaria, Mensile di cultura, ricerca pedagogica e orientamenti didattici, Settembre 2021, p. 29, Edizioni Studium Srl, Roma.

2. Cfr. dati raccolti dal Progetto Open Migration, in cui si rileva che la presenza straniera nelle carceri italiane arrivava nel 2013 al 35,3 %:

https://openmigration.org/idee/tutti-i-numeri-sugli-stranieri-in-carcere-in-europa-e-in-italia/

3. Cfr. Centro Studi e Ricerche IDOS, Dossier Statistico Immigrazione 2020, Roma, p.18.

4. Cfr. ISTAT sulle imprese, pagg. 511-512 al link https://www.istat.it/it/files/2019/12/C14.pdf

5.  Intervista condotta da Luciana Manca a Maria Finica del 27.7.2021, Venezia.

6. Cfr. Florina Lepadatu, Alessandro Portelli, Lavinia Stan (a c. di), Rumeni Romani, musiche rumene a Roma e nel Lazio, booklet con CD, Nota, Udine, 2018.

7.  Composizioni monodiche diffuse in Spagna e Portogallo alla fine del XV secolo.

8.  Modelli di accoglienza che supportano l’arrivo legale di un certo numero di migranti vulnerabili.

9.  https://www.google.com/maps/d/edit?mid=1KmC0X5hhArgAXpCHXTVNSzF_2IOQrLkv&usp=shari

0. http://collettivoamigdala.com/le-chemin-des-femmes/

11.   Intervista condotta da Luciana Manca a Giuseppina Casarin – Venezia, 18.7.2021.

12. Fra i cori non più attivi ricordiamo innanzitutto il suddetto primo coro in carcere, il King Bible Choir di “Rebibbia” e altri tre cori nelle carceri: il Coro Musica Dentro di “Regina Coeli” diretto da Silvia Riccio, e due cori nella provincia di Cagliari, il Coro Buon Cammino della sezione maschile dell’omonima Casa Circondariale, diretto da Gigi Oliva e il “Coro ‘e Uta” della sezione femminile del carcere “Ettore Scalas” diretto da Elena Ledda e Simonetta Soro. Seguono Al Frisoun, fondato intorno a una scuola per stranieri del Centro Intercultura del Comune di Nonatola (MO), con la direzione di Fabio Bonvicini; Libere Voci dal Mondo, nato a Londa (FI) nel 2017, diretto da Edoardo Materassi, sorto come risposta all’isolamento dei ragazzi di uno SPRAR e infine, il Piccolo Coro di Piazza Vittorio di Roma, del maestro Giuseppe Puopolo, coro per bambini nato in una scuola, situata nei pressi della Piazza che ha dato il nome alla prima orchestra multietnica italiana. Sarebbe utile anche poter censire tutte le esperienze in cui la musica è divenuta elemento di inclusione sociale nelle scuole e nei centri d’accoglienza, ma si tratta di situazioni che nascono spontaneamente, senza una progettualità che le renda visibili o consultabili, in seguito, online. Un caso interessante di questa tipologia è quello dei laboratori musicali del musicista ed educatore Angelo Fusacchia nello SPRAR di Rieti.

Linkografia essenziale sui cori, nell’ordine in cui sono citati nell’articolo

Cori per bambini

Coro Multietnico Voci Bianche di Padova https://www.youtube.com/watch?v=Vlyl4zXqVKM&ab_channel=pidro1965

Coro Se…sta Voce (Roma) https://www.youtube.com/watch?v=b-RoAQinYSM&t=92s&ab_channel=CircoloGianniBosio

Coro Quinta Aumentata (Roma) https://www.youtube.com/watch?v=TzbHTAeDArc&ab_channel=%40cmiruna

Voci d’oro (Roma) https://www.youtube.com/watch?v=SXEyG3UwsGI&ab_channel=paulagallardo

Stelle che cantano (Bolzano) (dal minuto 1:33) https://www.youtube.com/watch?v=EQOPWXz9RzY&ab_channel=VICTORIABURNEO

Coro Mille note (Trento) https://www.youtube.com/watch?v=4J5mymk4woc

Cori Misti

Coro Mikrokosmos (Bologna) https://www.youtube.com/watch?v=S4sn_6g3fFM&ab_channel=MicheleNapolitanoMicNap

Coro Mediolanum (Milano) https://www.youtube.com/watch?v=o3HWnQg5yZ4&t=1105s&ab_channel=MilanoMultietnica

Voci dal Mondo (Venezia) https://www.youtube.com/watch?v=NlcCdZn3DVo&ab_channel=TEDxTalks

Coro Romolo Balzani (Roma) https://www.youtube.com/watch?v=UU6svc15cNg&ab_channel=bmpnc2011

Coro Elikya (Milano) https://www.youtube.com/watch?v=UKvIN-wgDYo&t=3963s&ab_channel=ComuneVimercate

Coro Consonanze (Casalecchio di Reno – BO) https://www.youtube.com/watch?v=ZHl0Zfo0jVw&ab_channel=ConsonanzeAssociazione

Coro Moro (Ceres – TO) https://www.youtube.com/watch?v=iGx7Jdv8K9g&ab_channel=lucabaraldo

CoroConfusion (Firenze) https://www.youtube.com/watch?v=KKI9pL6CI1U&t=54s&ab_channel=MurateArtDistrict

Canto Sconfinato (Pordenone) https://www.youtube.com/watch?v=WyLT8kKwqIs&ab_channel=CantoSconfinato

Coro Multispilla (Spilamberto – MO) https://www.facebook.com/1918616488414500/videos/946339919487505

Coro Multietnico di Periferia (Bologna) https://www.youtube.com/watch?v=IgzNv454bsc&ab_channel=CanaleJamSession

Cori di Donne

La Tela (Udine) https://www.youtube.com/watch?v=YG1KHmSA4sU&ab_channel=AssociazioneCulturaleAltoliventina

Les Chemin des Femmes (Modena) https://www.youtube.com/watch?v=xSTOrNbSgws&ab_channel=lechemindesfemmes

CoroIncanto (Roma) https://www.youtube.com/watch?v=VFpzJ6yMm70&ab_channel=paulagallardo

Cori in carcere

King Bible Choir (Roma) https://www.youtube.com/watch?v=w0f-A_Rxc5I&ab_channel=giuseppepuopolo

Coro Papageno (Bologna) https://www.youtube.com/watch?v=ULUgUQ80bhc&t=75s&ab_channel=Mozart14APS

Coro Canto Libero (Padova) https://www.youtube.com/watch?v=u1ScW-1QvsM&t=84s&ab_channel=StefanoFerro

Coro della Nave (Milano) https://www.youtube.com/watch?v=xeW59cDdqN8&ab_channel=AmiciDellaNave

Cori che hanno collaborato con SPRAR

Coro Farthan (Marzabotto – BO) https://www.youtube.com/watch?v=twF5a_vDfrc&ab_channel=CoroFarthan

Baobab Music Ensemble (Roma) https://www.youtube.com/watch?v=gI4prUdbEZ4&ab_channel=ArtigianiDigitaliComunicazioneSensibile