La musica come speculum mundi

 

La rivoluzione galileiana non ridisegnò solo la mappa del cosmo, ponendo il Sole al centro, ma, più estesamente e profondamente, prospettò un modo nuovo di confrontarsi con la realtà. Abbandonando la prospettiva scolastico-aristotelica di trovare l’essenza delle cose, spostò l’attenzione verso le relazioni: il cosmo è un sistema dove ogni elemento si definisce non in sé stesso, ma in base alle relazioni che instaura con gli altri. La nostra mente non può cogliere l’essenza delle cose, ma può comprendere e misurare le relazioni che intercorrono tra esse.

Molto prima della scienza, già nel medioevo la musica era nient’altro che un sistema di relazioni. I trattati, fin da quelli dell’alto medioevo, non considerano i suoni della scala nella loro altezza assoluta, ma solo come rapporto. Non essendo in grado di misurare le oscillazioni, i teorici dell’epoca definiscono i suoni come segmento della corda rapportato all’intero: otto noni sono un tono, tre quarti una quarta, due terzi una quinta… In Guido d’Arezzo troviamo non solo l’ennesima teorizzazione di questo sistema, ma la sua applicazione didattica per passare dalla memorizzazione alla lettura delle melodie. Ancora una volta, Ut Re Mi Fa Sol La non sono valori assoluti, ma relazioni che possono collocarsi a qualsiasi altezza, riproducendo gli intervalli di tono e semitono.

Un sistema relazionale elastico, capace di adattarsi agli sviluppi della musica. Giorgio Guiot parte da qui, per fare di queste relazioni un modello capace di andare molto al di là delle note per investire tutte le relazioni umane. Sembra, in certe pagine del suo libro Insieme: canto, relazione e musica in gruppo di sentire Roberto Goitre, suo ideale maestro. Guiot non ha mai conosciuto, o almeno non ha frequentato Roberto Goitre. Ma ne ha ereditato

e proseguito molte attività: ha diretto i Piccoli Cantori di Torino, ha curato, su incarico della Suvini Zerboni, la nuova edizione del Cantar leggendo, ha diffuso il metodo del Do mobile coordinando tante iniziative nella sua città. E di Goitre trasmette, in questo libro, l’idea di coro come solo come luogo di apprendimento della musica e del canto, ma come palestra di relazioni che portano a maturare responsabilità verso sé e gli altri. Il coro è il luogo dove si impara a inserire la propria personalità in un collettivo, ottenendo, con la solidarietà nell’impegno comune, risultati che da soli non si raggiungerebbero.

Il mondo di relazioni dalla musica si trasferisce alla sfera dei rapporti umani: come l’alterazione introduce un suono estraneo alla scala, che al momento stride, ma porta in nuovi territori tonali da esplorare, rinnovando l’interesse per la musica, così l’elemento diverso scardina i rapporti del gruppo ma lo provoca a trovare nuovi equilibri e a crescere. (cap. 5, p. 62). Ecco che la musica diventa allora terapia per ritrovare armonie perdute nei rapporti sociali ma anche in quelli personali e interiori e per dialogare laddove, avrebbe detto Sant’Agostino, non arrivano le parole: percorsi di musicoterapia di cui Giorgio Guiot, anche in questo continuatore di Goitre, riferisce numerose personali esperienze.

Insieme è un libro che merita di essere letto, perché ci aiuta a riscoprire la ragioni del nostro far musica, a sostegno della nostra umanità sempre più vacillante.

Giorgio Guiot
Insieme: Canto, relazione e musica in gruppo
Erickson, 2021 – 148 pp, 16 €