Il brano nasce con l’obiettivo generale di far sperimentare al coro la valenza fonosimbolica delle parole. Per conseguire questo obiettivo si è scelto un testo semplice e breve, tutto incentrato sulla parola “scivolare”, ripetuta e spezzata in frammenti che veicolano nuovi significati e che originano le varie sezioni.

A livello strettamente musicale il brano elabora due elementi fondamentali, presenti in potenza nella cellula iniziale, poi chiaramente distinti: da un lato il breve glissato sulla parola “scivolare”, dall’altro la figura accentata su “vola”. Se il primo elemento permette di sperimentare la tecnica del glissato sia nell’ambito del cantato (bb. 1-10, bb. 23-24, bb. 27-28 etc.) che del parlato (b. 40, bb. 77-80), il secondo è utilizzato per sperimentare giochi poliritmici di derivazione minimalista (bb. 11-22, bb. 64-71).

I due elementi si contrappongono e si intersecano in vari modi nel corso del brano, originando le seguenti macrosezioni:

-bb. 1-10 (Mosso): sezione ritmica e imitativa che espone il carattere generale del brano;

-bb. 11-26: sezione di collegamento incentrata su giochi poliritmici;

-bb. 27-35 (Cullante): sezione centrale, di carattere contrastante rispetto alle prime due;

-bb. 36-54: sezione di collegamento funzionale alla ripresa;

-bb. 55-76 (Tempo I): ripresa variata della prima sezione, con materiali invertiti e innesti provenienti dalla terza sezione;

-bb. 77-86: sezione finale parlata con elementi aleatori.

Consigli per la concertazione

Per tutta la prima sezione la seconda e la terza voce eseguono un canone all’unisono a distanza di una battuta, si consiglia perciò di far esercitare inizialmente entrambe le voci in modo omofonico, per poi differire le entrate. Raggiunto un buon livello di scioltezza e precisione ritmica si può aggiungere la prima voce: questa è caratterizzata da tre interventi isolati e distanziati nel tempo, dunque in fase di esecuzione sarà bene che il direttore le riservi un’attenzione preferenziale, a discapito delle altre due che dovrebbero essere abbastanza autonome.

La seconda sezione inizia con il cambio di metro a b. 11: è uno dei punti più delicati del brano e in fase di prova il gesto del direttore dovrà essere il più chiaro e netto possibile; inoltre al fine di perfezionare la poliritmia della b. 14 e seguenti si suggerisce di concentrarsi più sull’unità sintattico-verbale che sulla cellula musicale: in questo modo il corista sarà libero da preoccupazioni di solfeggio e il canto risulterà più facile e scorrevole.

La terza sezione, seppur basata su cellule musicali derivate dalla prima, è differente nel carattere: il coro potrà sperimentare un timbro più dolce e cantabile, almeno fino a b. 32 dove invece prende il sopravvento un nuovo elemento, il gioco consonantico sulla parola “ruzzola”.

Nella quarta sezione, dopo l’allontanamento dall’unisono delle bb. 36-47, c’è un momento di sospensione nel quale convivono suoni intonati e parlati (bb. 48-54): si è scelto di apporre una pausa coronata a b. 54 per favorire la concentrazione sul Fa diesis di b. 51 da parte della seconda e della terza voce, che dovranno intonarlo all’inizio della ripresa.

Per quanto riguarda la quinta sezione si consiglia di provare con attenzione le bb. 64-71 e di considerarle come un periodo musicale caratterizzato da grande crescendo di tensione, fino al culmine acuto di b. 70: la ripresa tematica di b. 72 sarà più chiara e tutto il brano guadagnerà in efficacia.