Intervista a Ilaria Cavalca, direttrice di coro e pianista

nella foto: Ilaria Cavalca

Far musica con un coro scolastico

Parliamo di cori scolastici: tu che sei esperta di questo tipo di esperienza corale, quali differenze noti rispetto a quella di un coro associativo, tipicamente composto da persone adulte?

Cantare in un coro fornisce l’opportunità di collaborare in un gruppo di persone che come te amano cantare: permette di interagire, di socializzare e di diventare parte di un prodotto finale dove tutti hanno un ruolo fondamentale, qualunque sia l’età dei cantori.

Per quanto i presupposti di partecipazione siano gli stessi, in un coro scolastico l’approccio alla prova sarà profondamente diverso: i bambini hanno un approccio più semplice al canto e al gruppo e tendono ad appassionarsi moltissimo, e può quindi venirsi a creare quell’entusiasmo che poi genererà il ‘pubblico’ di coristi e fruitori della musica corale del futuro. Rimane però fondamentale strutturare un percorso didattico preciso che tenga conto di tutta una serie di variabili in divenire con la crescita dei bambini.

Come affronti questo percorso?

Per un coro che inizia da zero la propria attività sarà importante scegliere brani con un’estensione ridotta, costruiti su testi brevi o ripetitivi i cui contenuti stimolino la creatività, la fantasia e l’emotività; durante il percorso il grado di difficoltà dei brani proposti aumenterà fino ad arrivare a sperimentare la polifonia (canoni o brevi esecuzioni a due voci…) e pian piano il repertorio cambierà, seguendo il delinearsi delle caratteristiche del gruppo nonché dell’età dei ragazzi.

In tutto questo il direttore dovrà sempre monitorare l’emissione vocale di ogni piccolo cantore per permettere ad ognuno di esprimersi nel modo più corretto e per garantire una corretta igiene vocale, soprattutto in un momento in cui la vocalità del giovane corista si sta formando. La responsabilità è grande e il lavoro è molto delicato, perché pone le basi di un’impostazione vocale (e talvolta musicale tout court) di cui il bambino beneficerà per tutta la vita… ma poter respirare l’entusiasmo di un gruppo di bambini che canta insieme agli amici e vedere il loro stupore nel sentirsi capaci di cantare in coro è un’emozione che ripaga qualunque tipo di fatica!

Quanti sono i cori scolastici in Italia?

In Italia ce ne sono tanti, ma ciononostante rimane un’esperienza che ha ancora poco risalto. È ormai unanimemente riconosciuta l’importanza di un progetto sulla coralità infantile e la necessità di affidarsi a figure professionali che abbiano una preparazione mirata, cosa che viene dimostrata dai numerosi corsi di formazione per i direttori di questo tipo di cori che vengono organizzati su tutto il territorio nazionale (ne sono un esempio i corsi per direttori di cori scolastici organizzati da AERCO). Manca però, a mio avviso, una concreta visione a lungo termine sulla continuità negli anni che seguono la scuola dell’obbligo: difficilmente si guarda a questi cori in prospettiva e si viene così a creare un gap di età… è infatti difficile avere coristi fra i 18 ed i 30 anni nei cori amatoriali di adulti. Di fatto i cori scolastici sono strettamente legati alle realtà in cui risiedono e alla fine del percorso scolastico il gruppo creatosi ‘si scioglie’. Questa mancanza di continuità potrebbe essere dovuta ad una ridotta partecipazione alla vita musicale cittadina o territoriale a causa di una reale mancanza di rete: la scuola naturalmente deve occuparsi ‘di se stessa’, e non può / non riesce a ricoprire necessariamente il ruolo di organizzatrice di eventi al di fuori della propria realtà; rischia quindi di rimanere un sistema ‘sommerso’, poco visibile al di fuori del mondo scolastico.

Quale potrebbe essere quindi una soluzione, per non perdere le tracce dei giovani coristi giunti alla fine del percorso scolastico?

Ogni contesto può proporre soluzioni differenti che però bisogna essere in grado di leggere. Nel contesto territoriale di un coro scolastico può esser presente anche un coro di adulti che potrebbe accogliere i giovani cantori, ma sarà necessario accompagnare questo ingresso, magari creando occasioni in cui i due cori possano periodicamente condividere un concerto oppure organizzare manifestazioni insieme… potrebbe essere utile instaurare un rapporto sinergico tra i due direttori e tra i due gruppi, senza che questo interferisca con l’attività individuale dei due cori.

In altri casi possono esserci le condizioni per far nascere una nuova realtà corale giovanile che possa accogliere i ragazzi che per età sono costretti ad abbandonare il coro scolastico. Il coro CavriCanto, fondato da me nel 2018 con la preziosa collaborazione dell’Amministrazione del Comune di Cavriago (RE), dove dirigo il coro scolastico dell’Istituto Comprensivo Don Dossetti dal 2011, nasce proprio per questo motivo: un gruppo di ragazzi non voleva più smettere di cantare. Ho quindi inventato un gruppo, indipendente dall’istituto e che si ritrova per cantare al di fuori della scuola, che potesse accogliere ragazzi costretti ad uscire dal coro scolastico per motivi di età. Dopo tanti anni, mi ritrovo, nel 2023, ad avere fra gli altri coristi ora universitari che avevano iniziato a cantare con me in terza elementare.

Ci racconti qualche esperienza vissuta insieme al coro CavriCanto?

Negli corso degli anni abbiamo incentivato la nostra attività: il coro ha tenuto concerti nelle province di Reggio Emilia, Parma e Modena; nel dicembre del 2018 è stato inviato ad aprire il concerto Natale non s’arresta di Vinicio Capossela presso il FuoriOrario di Gattatico (RE) e nel 2019 ad animare la S. Messa dell’Epifania celebrata nel Duomo di Reggio Emilia; nel 2019 è stato invitato a partecipare alla Festa Europea della Musica nel concerto Alif Aleph Alpha presso i chiostri di S. Pietro di Reggio e si è esibito presso il Labirinto della Masone di Fontanellato (PR). Nel 2019 abbiamo partecipato al Concorso corale “Città di Riccione” in cui siamo risultati vincitori della fascia oro, del premio come “miglior presenza scenica” e del premio AERCO al “miglior coro dell’Emilia Romagna”. È davvero appagante vedere crescere questi bambini e ragazzi nella musica, vederli appassionarsi, scoprire le proprie capacità e conquistare i loro piccoli traguardi! Certo, il direttore dev’essere sempre pronto a rimodulare il proprio lavoro con il mutare del gruppo: ad esempio, due dei miei ragazzi hanno cambiato voce e ora mi ritrovo due bassi… per cui ho dovuto riarrangiare le partiture aggiungendo la parte del basso! Proprio per questo il direttore di un coro scolastico deve possedere una formazione di base solida e molto mirata, sia sulla vocalità che sulla gestione delle parti musicali e, cosa fondamentale, delle dinamiche del gruppo.

Coro CavriCanto diretto da Ilaria Cavalca, Reggio Emilia, 2019 (foto di Luigi Montanari)

Parlando con te di coralità mi ha sempre colpita l’importanza che attribuisci all’esperienza di partecipare con un coro di bimbi o ragazzi ad un concorso…

Così come lo è un concerto, partecipare ad un concorso è sempre un’esperienza elettrizzante ed aggregante, soprattutto nella fase di preparazione; a questa andrà ad aggiungersi la componente competitiva, tanto affascinante quanto delicata, e che dovrà esser gestita con cautela per evitare che prenda il sopravvento. La gara, a mio avviso, può risultare uno stimolo e un incentivo per prepararsi con minuzia e perfezionarsi nella performance, che verrà ascoltata da una commissione e probabilmente da un pubblico di altri giovani coristi, diventando di per sé un momento di crescita: questo spinge il gruppo ad avere un motivo importante per superare i propri limiti e andare a cercare il meglio che si possa dare. L’idea di competizione, che spesso spaventa i direttori, può essere condivisa con i bambini e inquadrata come un “mettersi alla prova” che non necessariamente dovrà portare ad una vittoria, ma che deve spingere il gruppo a proporre il proprio meglio e, per far questo, durante le prove l’impegno di ognuno diventa fondamentale. Nella nostra regione ci sono diversi concorsi pensati per cori di bambini, come il Concorso Corale Nazionale “Giuseppe Savani” di Carpi e il concorso Città di Riccione, iniziativa del Coro Le Allegre Note sostenuto e patrocinato da AERCO; inoltre c’è un festival tutto dedicato alla coralità giovanile, Corinfesta, organizzato in maniera congiunta da AERCO e dalla Fondazione Andreoli di Mirandola: il festival è parte di un progetto che comprende anche un Concorso di Composizione per Cori a voci bianche e giovanili che viene organizzato ogni due anni.

Sarebbe bello che ogni scuola, quindi, si facesse promotrice di un proprio coro scolastico…

Ormai è ampiamente riconosciuto che l’esperienza musicale di gruppo sia una delle più grandi attività a cui possiamo dedicarci e, se ciò riguarda tutte le età, è particolarmente vero per i bambini. Per questo la scuola deve farsi carico dell’importante compito di rendere accessibile al maggior numero di bambini l’esperienza della pratica corale. Diversi sono gli studi che hanno dimostrato come lo studio della musica acceleri lo sviluppo del linguaggio, migliori le competenze cognitive dei bambini e insegni loro, attraverso una corretta pratica vocale, a migliorare la percezione di sé nella respirazione e nella postura; cantare, e specialmente cantare in coro, è importante per lo sviluppo del bambino.

Coro scolastico dell’Istituto Comprensivo “Don Dossetti” di Cavriago (RE) diretto da Ilaria Cavalca, 2019

Puoi citarne qualcuno?

Ad esempio, posso far riferimento al progetto Nati per la musica promosso dall’Associazione Culturale Pediatri – ACP che è orientato soprattutto sulla fascia 0-6, ma parla di musica e canto in età infantile in senso lato: «La musica è una buona pratica che, se attuata precocemente e con continuità, sostiene la crescita dei bambini. […] Negli ultimi anni è stata ampiamente sostenuta e condivisa l’idea che l’esperienza musicale, sin dall’epoca pre-natale e nel corso di tutta l’infanzia, stimoli lo sviluppo cognitivo e porti ad un aumento delle competenze del bambino anche in attività extramusicali. Questo avverrebbe per una sorta di trasferimento delle abilità specifiche apprese musicalmente alle competenze comunicative ed alle funzioni cognitive di base necessarie per svolgere altri compiti di tipo non musicale. Molti lavori hanno dimostrato che l’attività musicale porta ad una plasticità adattiva della rete neurale coinvolta nell’elaborazione ritmico-temporale delle informazioni linguistiche, ad un miglioramento delle funzioni attentive e mnestiche e delle abilità di lettura2». Inoltre, far parte di un gruppo che lavora per uno sforzo condiviso soddisfa il bisogno umano di appartenenza e unione. Cantando e giocando insieme i bambini fanno amicizia, si integrano in un contesto sociale nuovo e si sentono parte di qualcosa di importante, dove la loro voce – in tutti sensi – ha risonanza e nessuno viene lasciato indietro.

Di conseguenza il coro scolastico crea un’identità talmente forte da diventare rappresentativo dell’istituto comprensivo stesso; pensiamo ad esempio a quanto siano importanti negli Stati Uniti le competizioni fra squadre scolastiche, in vari sport e discipline…

Un’associazione regionale come AERCO, in continuo movimento e che abbraccia tanti cori, potrebbe sicuramente sostenere e rilanciare in modo speciale proprio questo tipo di importantissima esperienza corale.

1.  Il verso iniziale è tratto da Filastrocca canterina di Gianni Rodari

2.   Dal programma del convegno La musica come strumento per lo sviluppo del bambino (Modena, 15 marzo 2014), consultabile al link:

http://www.musicaperbambini.eu/mpb/per-i-genitori/il-programma-nazionale-nati-per-la-musica/