A malincuore devo, purtroppo, immediatamente deludere il Melomane affamato di rarità: non si tratta di un prezioso manoscritto, ritrovato nell’usuale polverosa soffitta di una nobile famiglia, né tantomeno di un moderno sequel de ‘Il barbiere di Bagdad’ di Peter Cornelius, ma stiamo parlando, molto più semplicemente, del capolavoro rossiniano messo in scena al AOF Amman Opera Festival, in Giordania, in co-produzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna il 17 e 19 ottobre scorso al Cultural Palace di Amman, con la partecipazione del Coro Lirico Città di Rimini ‘Amintore Galli’. Sotto il Reale Patrocinio di Sua Altezza la Principessa Muna Al-Hussein, e grazie al grande impegno della Direttrice Artistica, il soprano Zeina Barhoum, che ha anche ricoperto il ruolo di Rosina, l’importante manifestazione è giunta alla sua terza edizione, ed il Coro ‘Amintore Galli’, non nuovo alle trasferte estere (già presente più volte al Paphos Aphrodite Festival di Cipro), nella sua formazione maschile ha potuto calcare il palcoscenico giordano affrontando una nuova sfida: un’opera con organico estremamente ridotto (12 coristi in tutto, fra tenori, baritoni e bassi). ‘E’ stato motivo di crescita personale e professionale sia per l’esiguo numero di coristi che per la responsabilità di partecipare ad un evento di così grande prestigio’ sottolinea Claudia Corbelli, presidente del Coro, ‘affiancando in maniera adeguata l’Orchestra ed i cantanti della Scuola dell’Opera della Fondazione Teatro Comunale di Bologna’; da questa scuola di Alto Perfezionamento sono stati selezionati i cantanti che hanno affiancato Zeina Barhoum e che completavano il cast: Yuma Shimizu in Figaro, Fabrizio Daluiso il Conte, Haoran Feng per Don Bartolo, Beatrice Amato era Berta, Giordano Farina per Don Basilio e concludeva Filippo Rotondo in Fiorello, diretti da Massimo Taddia e con la regia di Fabio Buonocore. I lettori di questa rivista sanno bene quanto sia impegnativo cantare in formazione quasi cameristica, ed è per questo che nonostante l’opera, già nel repertorio del coro, sia stata eseguita altre volte, e sia stata anche il titolo della nostra tradizionale Opera di Capodanno nel 2017, è stata preparata per questa specifica occasione affrontando lo studio in modo quasi personalizzato, ‘il coro ha affrontato le prove con grande rigore ottenendo una preparazione impeccabile’ osserva Claudia Corbelli.


Le due precedenti edizioni del Festival si sono svolte al Teatro Romano di Amman costruito tra il 138 e il 161 d.C. dall’imperatore Tito Aurelio Antonino Pio, una delle numerose tracce della presenza romana in oriente; l’estrema attenzione per lo splendido monumento e le tante esigenze di un spettacolo operistico hanno indotto la Produzione a spostare quest’anno il Festival nella sala del Cultural Palace, che ha una capienza di circa 1100 spettatori, situata all’interno del King Hussein Sports City, ampio complesso che racchiude numerosi edifici dedicati a varie attività, fra cui uno stadio. La serata inaugurale si è svolta alla presenza della Principessa Muna Al-Hussein, madre dell’attuale re, Abd Allah II di Giordania, del Ministro Plenipotenziario Fabio Cassese, ambasciatore italiano in Giordania, nonché del Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna M° Fulvio Macciardi, seguendo il protocollo previsto: all’ingresso della Principessa sono stati eseguiti l’Inno giordano e l’Inno italiano. Una collaborazione di grande prestigio, un’esperienza da ricordare, un grande successo in aggiunta all’orgoglio di aver rappresentato degnamente l’Opera italiana e Rimini.