Diamo il benvenuto nella rubrica Musica dell’Anima al m° Daniele Bononcini organista e maestro della Cappella della Cattedrale di Modena.

Nella foto: Pueri e Juvenes.

Maestro, da quanti anni segue il percorso della Cappella modenese e qual era la situazione iniziale che ha ereditato?

Innanzitutto, grazie per aver pensato che potessi condividere con voi la mia esperienza.

Sono entrato in Cappella Musicale come organista sostituto nel 1995, avevo 22 anni. Nel 1996 sono stato nominato organista titolare, con l’incarico di curare il servizio in oltre 350 liturgie all’anno, organizzare il Festival organistico internazionale e preparare e dirigere la Schola Polifonica per circa il 50% delle liturgie programmate ogni anno. Nel 1999 ho fondato i Pueri Cantores, nel 2000 le Juvenes Cantores e nel 2001 il Capitolo Metropolitano di Modena mi ha conferito l’incarico di Maestro di Cappella, sommandolo a quello di organista titolare.

La Cappella Musicale del Duomo era stata ricostituita nel 1992 dal mio predecessore m°. Giorgio Barbolini, che, su mandato del Capitolo, strutturò il servizio organistico così com’è tuttora, costituì la Schola Polifonica e la Schola Gregoriana: la prima col compito di prestare servizio nelle Messe solenni presiedute dall’Arcivescovo, la seconda col compito di prestare servizio alla Messa solenne in latino e canto gregoriano (Novus ordo) che, ad esclusione dei mesi di luglio e agosto, presta servizio ogni domenica e solennità alle ore 9.45; questa Schola canta anche ai Vespri solenni in latino e canto gregoriano nelle principali solennità dell’anno liturgico. Il m°. Barbolini si preoccupò di redigere un Ordo Missæ bilingue per la Messa in latino ad uso dei fedeli, inoltre musicò i salmi responsoriali per tutti e tre gli anni liturgici.

Negli anni post conciliari, per non meno di una ventina d’anni, dopo la morte del m°. don Giuseppe Zoboli, la Cappella Musicale non è stata più costituita da persone che si dedicavano completamente alla vita liturgico musicale della cattedrale; il direttore di allora, don Oscar Piccinini, a causa del gravoso impegno della parrocchia, si dovette limitare ad accorpare due corali della diocesi impegnandole in qualche servizio episcopale. C’era un servizio organistico estemporaneo.

Quando entrai io, quindi, si era nel pieno della ricostruzione, il cui merito va al m°. Barbolini, all’arcivescovo mons. Bartolomeo Santo Quadri che incoraggiò tutto il progetto e ad un noto imprenditore, deceduto lo scorso anno, il dr. Luciano Grassigli, che mise le basi finanziarie per partire, fondando assieme al sottoscritto, nel 2001, anche l’Associazione Amici del Duomo sul modello dei “The Friends of Westminster cathedral” di Londra.

Oggi gran parte dei componenti della Cappella costituisce de facto una sorta di comunità basilicale, cioè di un gruppo che avverte un forte senso di appartenenza alla cattedrale e di legame col Vescovo, condividendo innanzitutto la preghiera comunitaria festiva.

Quali sono stati, negli anni, i principali interventi che ha scelto di operare dal punto di vista strutturale-logistico?

Nel 2001 la Cappella non aveva una sede. Mi sembrava assurdo che l’istituzione musicale più antica della città e operante sin dal 1453 non avesse un luogo di riferimento in cui identificarsi, prepararsi e trovare la dovuta stabilità. In alcuni anni riuscii ad ottenere un piccolissimo appartamento collegato alla sagrestia del duomo in cui consentire ai coristi di prepararsi e cambiarsi prima di ogni servizio; successivamente ci furono assegnati alcuni locali molto funzionali presso la Città dei Ragazzi, l’oratorio della città, in cui dirigo anche l’Istituto diocesano di Musica Sacra.

Costituire i Pueri e poi le Juvenes ha significato creare per le nuove generazioni un’opportunità di avvicinamento alla grande musica e alla dimensione sacra, in cattedrale, collaborando direttamente col Vescovo; si tratta di un’esperienza spirituale che, imprimendosi in modo indelebile nel cuore dei ragazzi, riemergerà certamente in età adulta; inoltre, in questo modo, abbiamo costituito il vivaio che col tempo può rigenerare i cori degli adulti.

Abbiamo messo in sinergia la Cappella Musicale del Duomo con l’Istituto diocesano di Musica Sacra, ottenendo il patrocinio del PIMS di Roma, con cui abbiamo realizzato importanti collaborazioni; inoltre abbiamo ottenuto l’accreditamento dei nostri corsi presso il MIUR – Ufficio scolastico regionale per poter organizzare corsi di aggiornamento professionale per i docenti.

Un altro passo significativo è stato dotare la Cappella di una Stagione concertistica articolata, che suggellasse i tempi più significativi dell’anno liturgico. Alcuni appuntamenti sono entrati fortemente nella tradizione della città: ad esempio, il Concerto di S. Stefano 2020 è stato seguito in diretta TV, da capo a fondo, da oltre 15000 persone!

Abbiamo realizzato diverse registrazioni, ad esempio, iniziando a valorizzare il mio più illustre predecessore, Orazio Vecchi, pubblicando per l’etichetta Tactus la sua Missa in Resurrectione Domini. Il progetto avrà un seguito.

Abbiamo strutturato un ufficio stampa in grado di gestire la comunicazione a mezzo internet, social e media in genere. Abbiamo un canale YouTube che raccoglie alcuni degli eventi più significativi realizzati in questi anni.

Nella foto: Pueri, Juvenes, Polifonico e orchestra per Requiem Fauré.

Abbiamo introdotto l’usanza di invitare le Scholæ dell’Arcidiocesi a prestare servizio in cattedrale quando il Vescovo celebra in Avvento e Quaresima. Si tratta di un segno di unità delle parrocchie – Vescovo. Da questa esperienza è nata quasi spontaneamente l’associazione delle Scholæ Cantorum dell’Arcidiocesi di Modena – Nonantola (ASCAMN).

Abbiamo costituito il Quintetto di Ottoni e Timpani della Cappella Musicale. Abbiamo introdotto la Messa d’Investitura, in cui il Vescovo conferisce il mandato ai coristi per un anno di servizio in cattedrale.

Abbiamo provveduto all’acquisto di un organo positivo per realizzare il basso continuo e sostenere in modo ottimale piccoli ensemble corali. Durante la pandemia si è rivelato molto utile. Dopo 30 anni, siamo riusciti a recuperare l’organo Rieger, che ha suonato nella cripta del Duomo per quasi tutto il ‘900.

Con la Schola Gregoriana abbiamo istituito alcuni momenti formativi periodici intensivi che sfociano sempre nella liturgia. Abbiamo ospitato alcuni tra i più autorevoli gregorianisti del mondo: Rampi, Baroffio, Turco, Praßl, Conti…

Parliamo del Repertorio. Tradizione o modernità? Antologia o nuove composizioni?

Cominciamo dalle Messe solenni in polifonia. Sin dal 2001 volli reintrodurre in liturgia ciò che per la liturgia è stato composto. Infatti non ho mai creduto nelle Messe eccessivamente antologiche: anche musicalmente, una liturgia credo debba avere una certa unitarietà stilistica, almeno nelle parti dell’ordinarium. Ogni anno, sei Messe solenni presiedute dall’Arcivescovo prevedono l’esecuzione integrali di Messe d’autore: Gabrieli, De Victoria, Mozart, Perosi… Ma trovano spazio anche autori contemporanei come Bartolucci, Gibson, Lauridsen, Miserachs, Molfino, Rutter, Willcocks… Io stesso compongo abitualmente per le circostanze che lo richiedono. Ho anche personalmente aggiornato le melodie dei salmi secondo il nuovo lezionario, riprendendo il lavoro svolto dal mio predecessore. E poi, naturalmente, guidiamo l’assemblea proponendo canti popolari della tradizione e il canto gregoriano più essenziale. Per quanto riguarda le Messe con cantore e organo ci atteniamo ad un repertorio circoscritto in cui si possano identificare facilmente tutte le comunità parrocchiali che partecipano alla preghiera in cattedrale. Il salmo responsoriale viene sempre interamente cantato e, quando il celebrante è disposto ad intonare le parti sue proprie, proponiamo anche il canto delle acclamazioni. Con la recente riforma del Messale abbiamo introdotto in modo sistematico il canto del Kyrie, almeno in Avvento e Quaresima. In occasione dei Vespri d’organo a preludio del canto dei Secondi Vespri Capitolari, da me introdotti 20 anni fa, mi sono concentrato sulla tradizione, eseguendo le integrali organistiche di Frescobaldi, Buxtehude, Bach, Pachelbel, Mozart, Mendelssohn, Brahms, Liszt, Guilmant…

Alla Messa solenne in latino eseguiamo esclusivamente canto gregoriano, quindi nessuna modernità… Tuttavia, nel corso degli ultimi dieci anni – non si tratta di un coro professionale -abbiamo introdotto il Proprium di tutti i tempi forti dell’anno liturgico: Avvento, Quaresima, tutte le solennità; inoltre abbiamo imparato tutte Messe tradizionalmente eseguite nei tempi liturgici più importanti: Lux et origo, Cum Iubilo, Orbis factor, Missa XVII, Missa pro defunctis…

Da un anno, la Messa domenicale delle 18 è diventata la Messa in polifonia: col quartetto dei maestri della Schola Polifonica, talvolta esteso a ottetto, proponiamo repertorio estremamente variegato: moltissimo Di Lasso, Lotti, Anerio…ma anche diversi mottetti di mia composizione.

Nella foto: Concerto in Santo Stefano con Mirella Freni in prima fila

Da un paio di anni in cattedrale non esiste più la parrocchia: questa scelta, per certi aspetti molto dolorosa, consente però di far emergere la vocazione di cattedrale, che è principalmente luogo di preghiera, capace di accogliere fedeli da tutte le parrocchie, della diocesi, d’Italia e del mondo. L’offerta musicale deve essere all’altezza della situazione. Il duomo di Modena è anche patrimonio dell’UNESCO: nel solo 2019 abbiamo avuto circa 750000 visitatori, di cui circa 450000 ha partecipato ai riti, la maggior parte dei quali curati dalla Cappella Musicale. Anche a causa della internazionalità del nostro duomo, ormai 30 anni fa, il Capitolo ha saggiamente provveduto a introdurre la celebrazione della Messa solenne in latino e canto gregoriano, che in qualche modo prende il posto della Messa conventuale o capitolare celebrata in duomo fino agli anni ’60-’70.

In Cattedrale non c’è spazio solo per l’attività liturgica, ma anche per la formazione musicale e per le proposte concertistiche. In che misura sono compatibili questi diversi aspetti?

Come ho accennato prima parlando di Cappella Musicale e Istituto Diocesano di Musica Sacra, gli aspetti da lei citati entrano necessariamente in sinergia l’uno con l’altro, arricchendosi vicendevolmente. La liturgia, però, resta sempre il vertice verso cui protende ogni sforzo. Ad esempio, sappiamo bene come un coro che si misuri anche nel repertorio concertistico poi, quando si dedica alla liturgia, lo fa con una sicurezza e una duttilità maggiori. Parallelamente, attraverso lo stimolo del concerto, è possibile introdurre con naturalezza dei momenti di crescita e approfondimento. Ad esempio, nel 2019, abbiamo tenuto due concerti realizzati in collaborazione con alcuni docenti del PIMS, i professori Praßl, Marini, p. Flury e Marzilli. Questo progetto ha rappresentato per noi un’occasione di crescita straordinaria visto l’altissimo profilo artistico di questi professori. Desidero aggiungere che i concerti sono mezzi di evangelizzazione ed elevazione spirituale, che completano in modo naturale la dimensione liturgica della nostra attività, consentendoci di raggiungere persone altrimenti lontane.

Vista la situazione generale, mi consenta la domanda: come avete vissuto il periodo pandemico a partire dallo scorso anno?

Ci siamo attenuti scrupolosamente a tutte le disposizioni ministeriali, regionali e, in ultima analisi, della CEI in accordo col Governo.

Non ho potuto convocare ancora nella sua interezza la Schola Polifonica, ma con tutti gli altri tre cori, a partire dallo scorso settembre, abbiamo ripreso. Inoltre, da novembre abbiamo in cogestione la Chiesa comunale detta “del Voto”, vicinissima al Duomo, in cui abbiamo potuto provare garantendo tutti i distanziamenti necessari. Nella sede dell’Istituto abbiamo installato le paratie in plexiglass e tutto quanto occorre per la igienizzazione. Ringraziando Dio e grazie ad un atteggiamento equilibrato e sereno, sia in Cappella che in Istituto non si sono mai creati focolai.

Durante tutto il lockdown, ogni domenica sono state trasmesse in diretta le Messe presiedute dal Vescovo. Un piccolo gruppo di cantori della Cappella ha sempre accompagnato queste liturgie. Ogni domenica abbiamo aiutato a pregare migliaia di persone raccolte in preghiera nelle loro case.

A titolo di cronaca, vuole ricordarci alcuni dei risultati di eccellenza da voi raggiunti e di cui va particolarmente orgoglioso?

Nel 2003 i miei Pueri furono in grado di eseguire la Johannes-Passion di Bach, avendola imparata in un solo anno scolastico, pur prestando regolare servizio liturgico e tenendo altri concerti.

Non potrò poi mai dimenticare l’esecuzione del Requiem di Mozart, nel 2006, o l’esecuzione della Resurrezione di Cristo, nel 2009, in cui diressi un coro di 350 persone e un’orchestra di 50!

Alcuni miei ex Pueri sono diventati musicisti oppure oggi mi portano i loro figli a Propedeutica corale…significa che serbano un buon ricordo e quindi ritornano, ma significa anche che gli anni passano…

Avere ospitato quasi tutti i più grandi organisti del mondo, da cui ho imparato tantissimo, ha costituito uno stimolo straordinario.

L’aver stabilito importanti collaborazioni all’insegna dell’amicizia e della stima reciproci con musicisti di fama internazionale come alcuni solisti dei Berliner Philarmoniker, Andrea Griminelli e tanti altri.

Senza significativi aiuti economici, l’Istituto di Musica Sacra, che cura anche la formazione dei coristi della Cappella Musicale, conta 143 studenti: in tempo di pandemia, è una grazia!

In questi anni abbiamo eseguito di J.S. Bach le Passioni secondo Matteo e Giovanni, la Messa in si minore e il Magnificat, molto Mozart, tutto Vivaldi, Duruflè e Faurè, di Perosi alcuni oratori (Il Natale del Redentore, La Risurrezione di Cristo e il Transitus animæ) e alcune Messe. Sono contento che non sia mai mancata la grande musica. Tanta fatica, ma tanta bellezza!

Credo di poter dire con una certa sicurezza che siamo entrati nel cuore dei nostri concittadini.

Ultimo punto. Che consigli o incoraggiamenti si sente di lanciare a quanti desiderano dedicarsi alla Musica Sacra e, in particolare, a quella Liturgica?

Innanzitutto penso che dedicarsi alla musica sacra sia stupendo e che vada incoraggiato in ogni modo. Coloro che desiderano impegnarsi in questa direzione, però, sappiano che quel desiderio glielo ha messo nel cuore il Signore. Si tratta di un dono ricevuto, un talento che si ha il dovere di far crescere giorno dopo giorno per poter essere così condiviso secondo il disegno del Creatore. Talento, preparazione adeguata e permanente, tenacia e grandissima forza d’animo, umiltà, elasticità interiore, apertura mentale, coraggio, tempestività, fede sono solo alcuni degli aspetti imprescindibili che occorrono per dedicarsi a quest’arte meravigliosa, fatta più di cielo che di terra, quindi più ostacolata che incoraggiata. Sviluppare il nostro talento in un coro parrocchiale, in un movimento o in un’associazione, in Conservatorio o in una grande cattedrale è assolutamente secondario: tutto dipende dai misteriosi disegni che ha Dio su di noi. A noi non resta altro da fare che assecondare questi disegni con grandissimo impegno, trafficando i nostri talenti e lasciandoci condurre dove Egli vuole. La Grazia si appoggia sempre sulla buona volontà.

Daniele Bononcini, nato a Modena nel 1973, ha studiato Organo e composizione organistica (F. Baroni, R. Bonetto, G. Bovina), Musica Corale e Direzione di Coro (B. Zagni, A. Martinolli D’Arcy), Pianoforte (G.F. Modugno, F. Scala), armonia, contrappunto, fuga e analisi (C. Landuzzi, G.P. Luppi, G. Indulti), direzione d’orchestra (I. Karabtcevsky, M. Conde). Grazie al papà organista dilettante, la musica e liturgia sono sempre stati presenti nella sua vita. Nel 1983 intraprende il servizio di organista nella sua justify, dove nel 1988 fonda il suo primo coro polifonico, a cui affianca presto il coro delle voci bianche. Nel 1996 viene nominato organista titolare e nel 2001 direttore della Cappella Musicale del Duomo di Modena. Dal 1999 al 2001 è vicedirettore della Corale “Rossini” di Modena (coro in cui cantò L. Pavarotti)  circostanza che gli consente di approfondire  anche il repertorio lirico. Nel 2013 è nominato direttore e docente di organo e direzione di coro dell’Istituto Diocesano di Musica Sacra di Modena. In questi 25 anni si è speso in modo costante per fare della Cappella Musicale un’istituzione in grado di realizzare scelte musicali di ampio respiro. Sua è la direzione delle quattro compagini corali: Pueri Cantores (18 coristi), Juvenes Cantores (13 coristi), Schola Polifonica (41 coristi) e Schola Gregoriana (27 coristi). Impegnato come direttore di coro, direttore d’orchestra, organista e compositore, ha collaborato con importanti solisti quali l’oboista Christoph Hartmann e il clarinettista Wenzel Fuchs dei Berliner Philarmoniker, con i flautisti Andrea Oliva dell’Orchestra Santa Cecilia di Roma e Andrea Griminelli, il trombettista Hakan Hardenberger, i cantanti M. Freni, N. Ghiaurov, C. Gasdia, K. Ricciarelli, F. Provvisionato e con celebri ensemble come l’Orchestra sinfonica “A. Toscanini”, l’Orchestra da Camera di Mantova, I Virtuosi Italiani e l’orchestra I Musici di Parma.