Choirbook

O Maria Salvatoris, dall’Eton Choirbook

Molti dei nostri lettori avranno sicuramente notato che la filigrana della copertina presenta una pagina musicale in notazione antica. Essa è stata tratta da uno dei libri corali più importanti dell’epoca rinascimentale: l’Eton Choirbook, il Libro Corale di Eton College, Windsor, Inghilterra. Questo libro che rappresenta la principale fonte della musica inglese del tardo XV secolo, è una splendida produzione con magnifiche capo lettere miniate ed un attraente uso di inchiostro rosso per la colorazione e per il testo delle sezioni solistiche. Misura 58,5 x 43 cm. ed ogni pentagramma è alto circa 2 cm. Con queste dimensioni il libro era largamente praticabile anche da un folto gruppo di cantanti che, come in uso allora, attorniava il libro posto su di un grande leggio. Il libro corrisponde alla descrizione trovata in un inventario del 1531 dello stesso Collegio di Eton che descrive “di un grande libro di canti il cui secondo foglio comincia con le parole tum cuncta”, perché appunto la seconda pagina del libro inizia con ‘-tum Cuncta’ (da ‘luctum / Cunctaque peccamina’, parole usate da John Browne in O Maria Salvatoris Mater). E ‘unico tra i manoscritti del tempo ancora conservati nella sua sede originale.

Un indice posto alla fine elenca sessantuno antifone, e questo indubbiamente segna il completamento della prima parte del manoscritto. Le antifone sono raggruppate in base al numero di voci utilizzate: quelle con più parti vengono prima delle altre. Circa un terzo sono purtroppo mancanti o gravemente incomplete. Quelle superstiti devono essere state copiate dalla stessa persona principalmente, se non interamente, attorno al 1490: lo possiamo dedurre da un’iscrizione posta alla fine del brano O Domine coeli terraeque creator di Richard Davy. A conforto di quanto detto si può notare una ‘O’ miniata nella parte centrale dello stesso lavoro di Davy che contiene le braccia di Enrico Bost, prevosto di Eton, che morì nel 1502.

Un indice all’inizio comprende cinque ulteriori antifone (di due delle quali sono sopravvissuti solo frammenti), ventiquattro Magnificat (quattro di questi completi e quattro parzialmente conservati), e la Passione di Richard Davy (assai incompleta). Le opere di questo gruppo sono state copiate dalla stessa mano di quelle del gruppo precedente e, probabilmente, solo poco tempo dopo. Un Salve Regina a nove voci di Robert Wylkynson e uno Jesus autem transiens/Credo in unum Deum a tredici voci dello stesso autore, che non appaiono in indice e che probabilmente furono scritti in un secondo

momento da una mano assai meno elegante (forse proprio Wylkynson), sono stati quasi certamente inseriti tra il 1500 e il 1515 quando il loro compositore è stato anche “direttore” della Cappella di Eton.

Sebbene ci siano gravi parti mancanti del manoscritto, ciò che rimane è sufficiente per dare una chiara visione sull’uso dell’Antifona devozionale e sul cosiddetto alternatim Magnificat negli ultimi venti o trenta anni del quindicesimo secolo. Senza tali opere non sapremmo nulla dei lavori di compositori come John Browne, non avremmo composizioni complete di Richard Davy e solo due pezzi di Walter Lambe.

L’Eton Choirbook è di gran lunga la più importante delle poche fonti superstiti in lingua inglese; infatti il libro è considerato senza dubbio uno dei più grandi monumenti della musica inglese, di ogni epoca.

Nell’ultima decade del XV secolo il manoscritto di Eton deve aver rappresentato il summit dell’attività musicale inglese ma d’altro canto non può essere stato solo l’isolato compimento di quello che oggi sembra apparire. I suoi compositori appartenevano ad una varietà di importanti istituzioni corali ed il tipo di brani su “larga scala” che l’Eton Choirbook contiene è sicuramente stato cantato, composto e copiato da molti di questi musicisti e sebbene non abbiamo altri grandi choirbooks prima dei manoscritti Lambeth e Caius (datati quindi 1510 o posteriori), ci sono pervenuti alcuni altri frammenti dello “stile di Eton”. Al British Museum, per esempio, sono esposti tre bifolia, da un piccolo choirbook, copiati all’incirca nel 1475, che contengono, oltre a brani di autori precedenti quali Plummer, Dunstable e Dufay (Caput Kyrie), frammenti di un Gaude flore virginali a 5 parti che ha molto in comune con la musica antica di Eton.

Opere come le antifone e i Magnificat dell’Eton Choirbook sarebbero state oltre la reale possibilità esecutiva dei più piccoli e meno abili cori; alcuni di questi presumibilmente utilizzavano il repertorio conservato in fonti minori, quali i manoscritti di Pepys, Ritson e York.

Le più importanti caratteristiche della musica di Eton sono la ricchezza e la brillantezza della sonorità (che non è stata mai riscontrata nella musica antica) oltre ad un’incredibile vitalità ritmica e varietà melodica. Analogamente vi si trova spesso una relazione abbastanza distante tra parole e musica.

Veduta aerea dell’Eton College, Windsor

Veduta aerea dell’Eton College, Windsor

L’origine e la storia del magnifico stile Eton sono oscuri, a causa della scarsità delle fonti nel tardo quindicesimo secolo e per la mancanza di dati precisi sulla cronologia delle singole opere o sulla vita dei compositori. L’esistenza di alcuni ampi parallelismi tra l’evoluzione stilistica della musica dell’Europa continentale e quella in lingua inglese dopo Dunstable, in particolare per l’adozione della parte armonica del basso e per una maggiore complessità del ritmo e della struttura della frase, suggerisce che vi è stato qualche attraversamento del Canale della Manica, con scambio di idee, fino a circa il 1450 ed anche oltre; musicisti come John Plummer († 1462) e Walter Frye († 1474) sono infatti citati nelle fonti inglesi e continentali. Ma è evidente dal carattere peculiare dello stile di Eton che dal 1470 circa la musica inglese si è sviluppata in “isolamento” rispetto alla florida attività di Francia e Fiandre. Infatti, è evidente che né l’Eton Choirbook né i libri minori contengano musica del continente europeo, ignorando così totalmente compositori come Ockeghem, Obrecht e Josquin. Gli ultimi brani di musica sacra stranieri che sono stati rintracciati in Inghilterra sono i frammenti della Missa Caput di Dufay (1440/50). Dal 1500, quando il choirbook è stata praticamente completato, la musica inglese è stata decisamente isolata e conservativa; a quel tempo, sul continente, Josquin Des Prez, pioniere del dilagante stile imitativo, era già nella sua mezza età.

Venticinque compositori figurano nell’Eton choirbook. I maggiori e più fini contributi sono dati da John Browne, Walter Lambe e Richard Davy. Secondi in ordine di importanza sono William Cornysh, Robert Wylkynson, Robert Fayrfax e Horwood. La maggior parte di loro con solo uno o due brani inseriti.