Pizzetti, musica corale da riscoprire

La mia città, Parma, è conosciuta soprattutto per il legame con Giuseppe Verdi, ma in realtà, nella sua lunga storia, ebbe la fortuna di ospitare tanti altri importanti musicisti. Ad alcuni, come Ildebrando Pizzetti o Arturo Toscanini, diede i natali, mentre ad altri offrì ospitalità e lavoro come, fra i tanti, Cipriano De Rore, Tommaso Traetta, Ferdinando Paër e Niccolò Paganini. L’“ingombrante” presenza di Verdi fa spesso dimenticare questa importante storia musicale della città emiliana.

Pizzetti nella vita fu un personaggio di spicco nell’ambiente musicale e culturale, apprezzato sia come compositore che come uomo di cultura. Un’intensa attività di compositore, scrittore e organizzatore gli diede l’opportunità di circondarsi di amici con i quali discutere del presente e del futuro della cultura. L’ampiezza dei suoi interessi lo portò a collaborare anche con tanti giornali tra i quali La Voce di Firenze. Infatti, a fianco di un intenso lavoro compositivo l’autorevolezza di Pizzetti fu alimentata anche dal suo straordinario attivismo intellettuale. Pubblicati i primi articoli per la rivista emiliana «Per l’Arte», dove si firma con lo pseudonimo di “Latino”, e sulla «Gazzetta di Parma», avvia rapporti di collaborazione stabile con vari quotidiani come «Il secolo», «La Nazione», «La Tribuna» e il «Corriere della Sera». Collabora anche con periodici musicali come la «Rivista musicale italiana», «Ars Nova», e «La rassegna musicale», o con riviste letterarie come la già citata «La Voce», «Il Marzocco» e «Pegaso», finché nel 1925 viene incaricato di dirigere la sezione “Musica” dell’Enciclopedia Italiana Treccani. L’intensa attività di critico è in un certo modo strettamente connessa con le esigenze legate alla sua opera creativa: esplicitare chiaramente la propria visione sui fatti musicali dell’epoca è un’occasione anche per evidenziare le differenze delle sue scelte compositive rispetto alle tendenze dominanti del tempo.

Tuttavia dopo la sua morte, nel 1968, le sue composizioni pian piano scompaiono dalla programmazione concertistica nazionale. Dai cartelloni dei teatri sono sparite quasi completamente le sue opere, tranne solo per qualche sporadica eccezione come il caso di Assassinio nella Cattedrale (1957), sicuramente l’opera più conosciuta. Questo va a discapito di tutto quel repertorio da camera e per coro che rimane purtroppo un tesoro nascosto. In generale, tranne poche eccezioni, come i poemi sinfonici di Respighi, la musica di Pizzetti e quella di altri compositori della prima metà del XX secolo non è mai entrata stabilmente nel repertorio concertistico. Studiare Pizzetti oggi vuole dire affrontare anche queste problematiche che hanno inciso, se non danneggiato fortemente, una più giusta ed equa ricezione e analisi critica della sua opera.

Nutriamo la speranza che il patrimonio musicale di questo musicista possa ritornare ad occupare il posto che gli spetta.