«L’incontro con la bellezza è una parte imprescindibile della nostra esperienza umana … L’atto artistico si tramuta infatti nel fare sé stessi, in un processo organizzativo interiore». E la musica «costituisce uno strumento catalizzatore nell’incontro con la bellezza: essa attrae l’uomo e suscita emozioni che comportano un’attivazione sensoriale e motoria e un’auto-percezione gratificante e positiva. Inoltre, scatena da un lato un’esperienza regressiva, permettendo di recuperare sensazioni ed emozioni dimenticate».

Mi piace aprire il numero di FarCoro che avete fra le mani con queste parole, che ritroverete nel bell’articolo di Simona Bandino dedicato alle esperienze di improvvisazione vocale collettiva e ai percorsi di musicoterapia che l’autrice ci racconta, sperimentati sia in contesti terapeutici (ad esempio fra pazienti oncologici) che in esperienze corali più ‘tradizionali’. Se terapia significa etimologicamente ‘prendersi cura’, e conoscendo l’enorme influenza emozionale che la musica ha su di noi, l’esperienza corale che tutti conosciamo (a prescindere dai repertori e dalle finalità) appare il percorso collettivo più coinvolgente e personale di tutti: essa muove infatti dalla voce, espressione che scaturisce letteralmente dalla nostra interiorità fisica e mentale e obbliga all’instaurazione di un rapporto con gli altri, un rapporto fatto di esperienze che avvicinano i cantori prima in senso emotivo, e solo dopo razionale.

Sono contenta che il titolo di questa rivista contenga proprio un verbo di azione, fare: mettersi in cerchio, semicerchio, intorno a un tavolo (come avveniva anticamente) o in un girotondo, e iniziare a costruire, esprimersi, ridere, studiare, giocare, concertare, leggere ed emozionarsi; come spiegava Giorgio Vacchi nell’editoriale di FarCoro n. 1 (gennaio 1986), «fra le idee, meglio quelle che hanno in sé la spinta del “fare”»!

Questo numero di FarCoro credo che continui ad onorare, come piace a me, alla Redazione e alla grande famiglia di AERCO, il principio della varietas, qualità imprescindibile per gli antichi nella creazione poetica e importante quanto la biodiversità nel mondo naturale: fare coro offre innumerevoli prospettive e infinite storie da raccontare, come l’idea di Arianna Lanci di contrappuntare le voci dei rondoni riminesi alle polifonie del suo coro, o l’analisi da vicino dell’antifona d’Avvento Alma Redemptoris Mater in canto gregoriano, incantevole per la perfetta adesione espressiva della melodia al testo liturgico.

Fra le altre storie troverete poi un profilo di Camillo Zanotti, autore da riscoprire; la colorata evoluzione (e pratica vivissima) dei cori lirici, immersi nella magia del melodramma, «l’opera d’arte più completa, più totale, l’esperienza artistica più coinvolgente che si possa trovare» (dall’articolo di Matteo Unich e Marialuce Monari); il ‘compleanno’ del Coro Luigi Gazzotti, che festeggia 100 anni e si conferma una delle realtà corali più dinamiche della nostra Regione. E ancora, le belle storie che si intrecciano in AERCO, dalla terza edizione del Concorso Internazionale di Direzione Corale Romano Gandolfi al festival Voci nei Chiostri, alle masterclass a Malta.

In questo numero compie inoltre il suo… girotondo la piccola collana di articoli di Tullio Visioli dedicati alla didattica: scopriremo una scuola di musica chiamata Sinfonia e la proposta di canto a misura di bambino che l’autore ha composto per noi; e venendo alla musica del nostro tempo, due approfondimenti dedicati a Luciano Berio a 20 anni dalla scomparsa (un’occasione per scoprire le sue composizioni per coro a cappella, spesso ispirate da opere polifoniche rinascimentali e interessanti anche per le scelte notazionali) ed un brano inedito per coro femminile, il mottetto Cantate Domino (quia mirabilia fecit) del giovane compositore persicetano Fabio Luppi.

Buona lettura!