Foto: Navid Mirzadeh direttrice del ReGospelCoro – foto © Lorianna Claudia
«L’ascolto dona a chi è ascoltato il potere di ascoltare se stesso»
Maurice Bellet
Noi tutti possiamo apprendere una nuova qualità di ascolto in relazione al suono della nostra voce. Questa qualità sottile è in grado di modificare la qualità della nostra voce in direzione della semplicità e dell’autenticità e di renderci più presenti nell’atto del parlare e del cantare.
Ho iniziato a studiare al conservatorio di Teheran a 9 anni, prima violino e poi composizione, quindi sono entrata all’Università delle Belle Arti. A quell’epoca una stimata musicista iraniana, Golnoush Khaleghi, dopo aver studiato in Austria e Stati Uniti, fece delle audizioni per il primo coro da camera della radio-televisione iraniana; passai le selezioni ed entrai a far parte di un coro veramente straordinario, di soli 16 e successivamente 20 cantanti. Grazie a un repertorio prestigioso – dai canti antichi alle composizioni contemporanee, dai madrigali alle messe, con musiche di Monteverdi, Palestrina, Dseprez, Händel, Bach, Mozart, Britten, Nono, oltre a brani di musica persiana – ho potuto, a soli 19 anni, scoprire la gioia immensa che mi dava il canto corale, una gioia che mi è rimasta dentro e che mi ha portato ad approfondire e realizzare tutto ciò che è seguito.
La nostra amata direttrice ci propose anche alcuni spirituals arrangiati per 8 voci, un’impresa tutt’altro che semplice, che ci permise però di scoprire con stupore la grande ricchezza ritmica e armonica di quel genere di musica.
È con questo bagaglio che, giunta in Italia dopo un periodo difficile a causa della situazione in Iran, nel 1982, entrare a far parte del coro del Teatro Municipale di Reggio Emilia mi ha fatto sentire a casa, tra amici.
Dopo questa prima esperienza e alcune peripezie nel 1991, insieme ad alcuni amici musicisti ho fondato l’associazione “Cantiamo in Coro”, con cui ho portato l’amore per il canto corale fuori dai luoghi canonici – nelle scuole, per esempio –, creando prima un coro di voci bianche, poi uno femminile e infine un coro misto.
ReGospelCoro – foto © Lorianna Claudia
Già nel repertorio dei miei primi cori avevo inserito uno spiritual, Go down Moses, e subito notai l’entusiasmo e la vivacità con cui i coristi accoglievano questo brano per l’epoca un po’ diverso, molto ritmato. Così, quando ho fondato il coro misto ho scelto di optare per questo tipo di repertorio. Nacque il ReGospelCoro, che quest’anno compie 27 anni. In tutti questi anni si sono avvicendate più di 200 persone, che hanno partecipato per periodi più o meno lunghi, magari interrompendo e poi tornando… alcuni sono con me da sempre, alcuni hanno iniziato bambini, tutti sono parte di questo che amo definire “un fiume che scorre”, perché è sempre lo stesso ma non è mai uguale.
Io non avevo una formazione specifica sulla musica afroamericana, o jazz, dovevo studiare ogni brano con grande attenzione riscrivendolo secondo la mia sensibilità e conoscenza e adattandolo al livello musicale del gruppo. Il fatto che questo repertorio offrisse la possibilità di trovare soluzioni e fare scelte creative mi permetteva di sentirmi libera di arrangiare i brani passo dopo passo, e anche di insegnarne solo i frammenti per i quali il coro era pronto in quel momento, in una sorta di puzzle, che poi, quasi magicamente, si componeva in un inatteso concerto.
Tutt’altro che irrilevante è il fatto che io non abbia mai fatto selezioni, chiunque avesse desiderio di partecipare al coro e si impegnasse a farlo era da me accolto. Questo naturalmente ha creato a volte difficoltà nel lavoro collettivo e ha determinato la necessità di lavoro individuale o a piccoli gruppi.
La mia didattica dell’ascolto mi ha poi permesso di cogliere il momento giusto per scegliere le voci che erano in grado di sostenere delle parti solistiche dei brani e, quando le condizioni lo permettevano, molti di loro sono riusciti agevolmente a superare l’ostacolo della prestazione e la paura del pubblico cantando con piacere e gioia la parte solistica assegnata.
Di nuovo, alcune caratteristiche peculiari di questo repertorio mi hanno consentito di adattarlo a gruppi di persone così eterogenee.
Da una parte la ricchezza ritmica offre innumerevoli spunti per lavorare sul corpo, sul coordinamento, sull’affinamento della lateralità e in generale sul piacere del movimento.
ReGospelCoro – foto © Sebastiano Salati
Da un’altra i contenuti sacri, ma non legati a una religione specifica, invitano a una maggiore libertà di adattamento alla sfera sacra dei partecipanti, senza irrigidimento dogmatico, ma secondo il credo di ciascuno.
Io sono convinta che per poter cogliere le opportunità di questo come di qualunque altro repertorio continuando a crescere e direi anche a divertirsi, non basta certo aver fatto il conservatorio, è necessario continuare a esplorare, essere in formazione permanente, che è una caratteristica essenziale della mia attività professionale.
Così, dopo aver letto alcuni libri di Alfred A. Tomatis, affascinata dal potere dell’ascolto sulla produzione vocale («l’uomo non è altro che un orecchio che parla e canta»), nel 2005 ho seguito a Parigi il corso di formazione sul suo metodo che innanzitutto mi ha fatto intitolare la mia tesi di laurea, nella facoltà di scienze della formazione come “Esperto in Processi Formativi”, Risvegliare l’ascolto; e in secondo luogo mi ha permesso di introdurre il metodo nelle mie lezioni, con risultati molto incoraggianti, non solo nelle capacità vocali all’interno del coro ma anche nella vita privata dei singoli partecipanti, come loro stessi mi riferivano.
Già da molti anni studiavo il metodo funzionale della voce, oggi noto come Metodo Lichtenberger®, che si focalizza sui fondamenti fisiologici della voce e si pone come obiettivo non solo di formare al canto ma anche di fornire un itinerario volto all’acquisizione della conoscenza di sé, della propria corporeità attraverso la scoperta del proprio suono e l’utilizzo funzionale dell’apparato vocale. La visione è quella del corpo umano come strumento musicale, se il corpo/mente non è in armonia il suono non riesce a vibrare liberamente dentro.
Dal 2006 al 2010 ho seguito la formazione, introducendo anche questo approccio, orientato all’esplorazione del movimento vibratorio e oscillatorio sia all’interno che all’esterno del corpo, nelle mie lezioni oltre che naturalmente nel mio modo di cantare.
Durante le lezioni mi ritrovavo a toccare alcune parti del corpo dei miei allievi o a suggerire loro di modificare una postura, ottenendo spesso un miglioramento nella produzione del suono, ma non sapevo ancora qual era il richiamo, cosa mi portava in quella direzione; l’ho compreso seguendo la formazione del Metodo Feldenkrais®, che individua nel movimento consapevole uno strumento per migliorare lo stato di benessere, fisico e mentale; il principio della sua ricerca si basa sull’ottenere la massima efficienza con il minimo sforzo (in quanto lo sforzo muscolare ostacola una chiara percezione dei cambiamenti), ogni movimento, anche minuscolo, coinvolge tutto il corpo e ne cambia la qualità.
Ogni scelta di approfondimento, ogni formazione ha preso il via da una mia esigenza personale, talvolta da una necessità, ma sempre ha trovato eco e risonanza nel lavoro, dimostrandomi che non si trattava solo di miglioramenti tecnici ma di percorsi di crescita che facevano evolvere me e le persone che lavoravano e studiavano con me. Il repertorio che ho scelto, poi, ben si adatta a essere un contenitore, un luogo di sperimentazione, potremmo dire un pretesto per utilizzare queste tecniche, o meglio, visioni, insieme al gruppo. Un gruppo che non è composto di coristi, ma di individualità, ognuna delle quali, con le sue qualità, ma anche con le difficoltà e i bisogni, è comunque un dono per tutti gli altri. Negli anni ho capito che lo sviluppo delle qualità intrinseche di ognuno è nel mio lavoro essenziale per poter creare un’armonia complessiva a vantaggio di tutti.
Credo che la longevità del ReGospelCoro, fondato e diretto da me a Reggio Emilia nel 1997, possa confermare che si è trattato di una buona scelta.
Alfred Tomatis
Alfred Tomatis (Nizza, 1920 – Carcassonne, 2001) fu medico otorinolaringoiatra e dedicò la sua vita a studiare gli stretti legami tra voce, cervello e orecchio. Il suo lavoro ha avuto un impatto rivoluzionario per capire come l’individuo comunica con se stesso e gli altri. Pioniere nel campo delle scienze cognitive, Alfred Tomatis ha lasciato un segno indelebile sia per le sue scoperte sia per la sua straordinaria personalità. Oggi misuriamo l’entità della sua eredità alla luce delle recenti ricerche sulla plasticità del cervello.
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