Ilaria Cavalca

Quali sono le motivazioni che ti hanno portato a candidarti al ruolo di direttore del Coro Giovanile dell’Emilia Romagna?

Alla base della decisione di candidarmi c’è sicuramente una grandissima curiosità e un forte desiderio di mettermi alla prova in un campo musicale per il quale da tanto tempo sto dedicando energie e studio.

Sono immersa nella coralità da quando, a 15 anni, ho iniziato a cantare nel coro dell’Istituto Musicale “A.Peri” di Reggio Emilia. Come una specie di folgorazione, il canto corale divenne una dimensione musicale serena della quale, da allora, non ho più potuto fare a meno. Nel 2004 ho iniziato ad affiancare il maestro Corrado Pessina nella direzione del coro Vocinsieme di Gattatico e alcuni anni dopo ho avuto in gestione un coro scolastico ed un coro giovanile, che ancora oggi sono fonte di enormi soddisfazioni. Non è facile spiegarne il motivo ma un direttore di coro non può fare a meno dei suoi coristi e non può fare a meno di far musica insieme a loro, diventa guida, diventa esempio, condivide fatiche e successi e vive dello stupore dei suoi coristi nel conquistare un pezzo di repertorio. Con un coro di ragazzi tutto questo è addirittura amplificato: un direttore diventa parte essenziale della crescita di ognuno dei suoi cantori e ogni cantore un tassello importante per l’attività del direttore stesso che con curiosità cerca, studia e conquista risultati. Non si resta incolumi di fronte alla bellezza della musica che si può fare insieme ad un coro e per questo ho deciso di approfondire lo studio della direzione, cercando di costruirmi una strada un pezzetto alla volta. Lungo questo percorso, un giorno di dicembre si è palesata la possibilità di partecipare al bando di selezione per il nuovo direttore del CGER, che è stata sicuramente la cosa più ambiziosa nella quale mi sia mai cimentata. Uno dei miei maestri amava dirci: tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto, quindi sciogli gli ormeggi e cattura i venti dell’opportunità che ti si presenteranno così, con il segreto desiderio di poter approfittare di un incarico così prestigioso per poter fare io stessa un percorso di crescita insieme ai coristi, ho presentato la mia candidatura.

La scelta di partecipare è stata anche mossa da un motivo affettivo legato al fatto che partecipo a questo progetto fin dalla sua nascita: sono stata cantore e pianista accompagnatore del CGER e mi sono sentita coinvolta anche come direttore nel momento in cui ho invitato alcuni ragazzi dei miei cori reggiani a seguirmi all’interno del coro. I primi anni, sotto la direzione di Silvia Biasini, sono stati anni belli, partecipati e ricchi di momenti di crescita; il coro è diventato un compatto gruppo di amici appassionati al canto…e nel momento in cui è rimasto senza guida ho pensato di propormi.

Dirigere un coro giovanile è meraviglioso ma dirigere il CGER è una grande fortuna! Farò sicuramente del mio meglio per essere sempre all’altezza dell’incarico che mi è stato assegnato e sostituire degnamente chi mi ha preceduta.

Come stai affrontando questo nuovo incarico?

Gli incarichi nuovi hanno sempre due valenze: da un lato l’entusiasmo dell’inizio, la voglia di sperimentare idee, di mettersi alla prova  e dall’altra il timore di essere in prima linea e di misurarsi con una situazione nuova che bisogna prendere in mano e fare propria.

Inizio il mio incarico di direttore con la delicatezza di chi maneggia una cosa preziosa ma con la determinazione di chi vuol vederla crescere, mettendo in campo idee e studio. L’Associazione stessa si sta spendendo per creare nuove opportunità per il CGER e sta sostenendomi in questa fase di sviluppo di tutte quelle idee che avevamo abbozzato ad inizio mandato. In fin dei conti questo è un momento talmente creativo che l’entusiasmo supera il timore…

Quali dovrebbero essere le caratteristiche salienti di un cantore del CGER?

Il Coro Giovanile dell’Emilia Romagna vuole rivolgersi ai ragazzi provenienti dal territorio regionale di età compresa tra i 18 e i 35 anni che abbiano una spiccata sensibilità musicale, determinazione, passione per il “cantare in coro” e che siano disposti a mettersi in gioco per un progetto che cercherà, negli anni, di offrir loro opportunità musicali sempre nuove.  L’idea che sta alla base del Coro Giovanile Regionale è quella di offrire un percorso dedicato ai giovani cantori delle realtà corali territoriali raggruppandoli in un progetto trasversale che possa affiancarsi all’attività del loro coro di provenienza, senza sovrapporvisi o interferire, con l’ambizione di poter diventare un esempio di qualità, impegno, responsabilità e un polo di valorizzazione delle risorse che gli stessi ragazzi porteranno all’interno del coro.

I cantori che attualmente compongono il CGER arrivano da solide esperienze corali, hanno alle spalle una buona preparazione tecnica, sono curiosi, appassionati e hanno dimostrato di voler partecipare ad un progetto musicale innovativo: in pochi mesi di lavoro si è creato un gruppo meraviglioso, affiatato e preparato…in questo progetto mettono testa e cuore , che sono gli ingredienti principali per poter fare buona musica.

Come veicolare ai direttori dei cori di provenienza dei cantori il concetto che la partecipazione al CGER è un arricchimento artístico ed umano del cantore stesso?

Far musica, a qualunque livello, è un processo attivo che richiede “un dare ed un avere”: lo è la performance musicale nel rapporto con il pubblico ma lo è anche il percorso di formazione del musicista stesso.

Credo da sempre che qualunque tipo di scambio possa essere un arricchimento del bagaglio culturale di un corista: cercare con curiosità, far parte di situazioni musicali sempre diverse, affrontare repertori nuovi, condividere la propria esperienza e far tesoro di quella di altri restituirà un corista più consapevole, più preparato e sicuramente più innamorato del cantare in coro.

Decidere di far parte di un’esperienza come quella del Coro Giovanile Regionale significa incontrare altri giovani con i quali condividere fatiche e soddisfazioni in un percorso che arricchisce i cantori  ma allo stesso tempo anche i loro cori di provenienza: i ragazzi, che comunque continuano la loro normale attività corale, saranno spronati a condividere questa esperienza con i loro compagni di coro e con i loro direttori in un’ottica di crescita globale e di una sempre più stretta rete di collaborazioni tra cori.

Io stessa, in qualità di direttore di tre piccoli cori reggiani, ho voluto che alcuni dei miei coristi partecipassero al nascente progetto del Coro Giovanile Regionale, ho voluto che si mettessero in gioco e ho sostenuto il loro ingresso nel 2017 : il mio compito, in quanto direttore, era anche quello di poter contribuire alla formazione culturale e personale di ognuno dei miei ragazzi  con le opportunità che il territorio poteva mettermi a disposizione e l’Associazione Regionale stava in quel momento strutturando un percorso molto ambizioso.

Sicura del valore territoriale del progetto CGER , AERCO si sta attivando organizzando Masterclass, scambi con altri cori giovanili regionali e giornate di studio dedicate che  permettano ai ragazzi del coro Giovanile dell’Emilia Romagna di partecipare ad una sorta di “formazione in itinere”, parallela alla loro attività corale “ordinaria”. Nessuno avrà nulla da perdere ma tantissimo da guadagnare.

Quale repertorio intendi studiare nel corso di tutto il tuo mandato?Quali brani ti sembrano più appropriati per iniziare il tuo lavoro coi ragazzi?

E’ tutto in fase di definizione, stiamo lavorando proprio in questi giorni alla strutturazione del programma di lavoro del triennio. In generale sarà un repertorio che cercherà di abbracciare più stili nell’intento di cogliere differenti sensibilità in coloro che fanno parte del coro e cercherà di comprendere pezzi che possano risultare accattivanti per i ragazzi e per il pubblico, pezzi didattici che permettano di misurarci su alcune problematiche tecniche e pezzi che siano significativi per il coro in quanto “coro regionale”.

Certo, scegliere un repertorio che possa essere adatto ad un coro giovanile, selezionato e rappresentativo qual è il CGER non è cosa semplice e per orientarmi nella scelta, in questo “mare” di composizioni corali che la storia della musica ci ha lasciato, ho pensato di partire da quello che è il repertorio che più di altri mi appartiene. Provengo da una formazione specificatamente dedicata alla musica da camera del ‘900 e contemporanea, sono membro della SIMC (Società Italiana di Musica Contemporanea) e dal 2011 sono la pianista del trio AURORAENSEMBLE che si occupa dell’esecuzione e della diffusione della musica contemporanea a livello nazionale. La mia attitudine è soprattutto rivolta alla musica del nostro tempo e partirò con la proposta di un repertorio che attinga alla produzione degli autori contemporanei, rivolgendoci alla musica edita ma anche a centri di produzione attivi, in virtù di un’ideale rete di collegamenti tra istituzioni musicali. Non sarà un percorso semplice ma sarà sicuramente interessante.

Le idee sono talmente tante che non ci resta che stare a vedere…anzi, a sentire!

Quali competenze senti di mettere in campo nella gestione e direzione di un coro “giovanile” selezionato e preparato come il CGER? Quali sinergie e competenze anche pedagogico relazionali?

Spenderò e metterò a disposizione dei ragazzi tutta la mia preparazione musicale, che continuerò ad approfondire perché anche per me ci sarà formazione continua che si sommerà a quella che è l’esperienza che ho maturato in questi anni.  Dovrò saper leggere le situazioni che ci verranno proposte in modo che il coro possa proporsi sempre nel modo più adeguato, sia dal punto di vista della preparazione che delle scelte tecniche; imparerò a conoscere i cantori, approfondirò lo studio di quel repertorio che più li valorizzerà e cercherò strategie per  riuscire  a tener vivi attenzione ed entusiasmo all’interno di un coro che, non dimentichiamolo, è formato da ragazzi.

Volendo porre tutto su un piano più filosofico, l’ideale che sta alla base di tutto è il cercare di rafforzare il legame tra i cantori, come a costruire un tessuto emozionale stretto, una sorta di rete che idealmente possa uscire all’esterno del coro insieme a loro, coinvolgendo le loro realtà e iniziando a costruire una serie di sinergie territoriali che scaturiscano innanzitutto dalla condivisione delle loro nuove esperienze e che di rimbalzo portino all’interno del coro stimoli dall’esterno.

IL CGER ha potenzialmente una valenza territoriale molto forte che va ben al di al di là della performance canora ma abbraccia un concetto di “collaborazione trasversale” che si aggiungerà a tutte le attività di AERCO nel sostenere una forma di collaborazione e di inter-relazione tra le realtà regionali, che è un meccanismo che è già partito e che nel tempo si rivelerà essere vincente.

Noi del CGER vogliamo farne parte.