I° CORSO BASE ONLINE DI CANTO GREGORIANO

Si moltiplicano i curiosi e gli appassionati di Canto Gregoriano in Italia, assistiamo al prolificare di corsi, scuole, centri specializzati, siti e portali dedicati e, di conseguenza, un incremento di chi lo ascolta, di chi lo fruisce, di chi lo medita.

Un vero miracolo, se si confronta tale fenomeno con l’impoverimento culturale che offusca i tempi moderni, o forse una diretta conseguenza di esso. È una tesi credibile quella secondo cui il Canto Gregoriano sta diventando un modo per riflettere su chi siamo e sul perché esistiamo?

È la vicenda storica stessa del canto proprio della Chiesa a rappresentarci: in seguito alla decadenza tardo medievale, dovuta principalmente a un diverso rinnovato antropocentrismo inneggiante alla creazione firmata dall’Uomo-artista e artefice del proprio destino, esso si è mantenuto quiescente e silenzioso fino a metà Ottocento sotto forme quasi irriconoscibili. Ma c’era… e possiamo attentamente ritrovarlo nel corpus compositivo dall’Umanesimo alla Contemporaneità. Cos’è il cantus firmus  ‘su tema gregoriano’ se non l’essenza che si fa pretesto? Un pretesto per – potenzialmente –  ‘andare oltre’, ma che ci ricorda da dove veniamo, chi siamo e che, in fondo, di quelle origini non possiamo farne a meno. Cosa sono le ‘citazioni a note larghe’ delle melodie gregoriane, se non l’esigenza che ha il compositore di prendere le mosse da qualcosa di solido, coerente che, già in quanto presente, giustifica il nascere della sua opera?

Qui manducat dal Graduale ratisbonense edito da Pustet

Proseguendo sulle tracce della rinascita del Canto Gregoriano, restiamo sbigottiti di fronte all’immenso lavoro di recupero paleografico operato dai monaci benedettini di Solesmes nella seconda metà del 1800, dimostratosi fondamentale per giungere al Graduale Romanum del 1908, prima pubblicazione ufficiale della Chiesa in seguito al privilegio trentennale concesso alle edizioni Pustet di Ratisbona per la ristampa dell’Editio Medicaea del 1614. Un’edizione, quella ratisbonense, che dimostra quanto la decadenza del Canto Gregoriano fosse ormai evidente tanto sul piano estetico quanto sul fronte della capacità esegetico-espressiva.

Qui manducat dal codice adiastematico Laon 239

Per non parlare delle proposte di restituzione di diversi studiosi ottocenteschi, quali Lambilotte ed Hermesdorff, che in seguito al ritrovamento del Tonario di Montpellier hanno dedicato la loro esistenza alla causa gregoriana.

Ebbene, finalmente dal 1908 abbiamo un libro liturgico ufficiale, il Graduale Romanum, che contiene il repertorio Proprio della Messa con cui possiamo tentare di nutrire la nostra sete di conoscenza, ma soprattutto la nostra anima bisognosa di buona Liturgia. Esso è rimasto immutato fino ad oggi, dal punto di vista della notazione quadrata Vaticana, rinnovato solamente dalla ricollocazione dei brani in seguito alla riforma liturgica di Papa Paolo VI (1969), a sua volta conseguenza del Concilio Vaticano II. Così nel 1974 fu pubblicata l’ultima versione del Graduale Romanum e nel 1979 vide la luce il Graduale Triplex, che riporta oltre alla notazione quadrata anche le notazioni adiastematiche di scuola sangallese (copiata in rosso sotto al tetragramma da Rupert Fischer) e metense (riportata in nero sopra al rigo da Marie Claire Billecocq). Un giovane quarantunenne, il Triplex, di cui lo scorso anno si è celebrato l’anniversario con uno riuscitissimo convegno tenutosi ad Assisi alla presenza di gran parte dell’attuale “mondo gregoriano”, promosso dall’Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano (AISCGre).

Qui manducat dal Graduale Romanum del 1908

Come se non bastasse, poi, negli ultimi 50 sono stati pubblicati numerosi trattati, manuali didattici, articoli divulgativi, opere discografiche… un fermento di studi, ripensamenti, cambi di marcia, indirizzi di ricerca, nuove restituzioni melodiche del repertorio in funzione di aggiornati criteri paleografici.

Questo doveroso excursus, è evidente, ricalca il nostro essere costantemente alla ricerca di una via, talvolta “fuoco sotto la cenere”, occasionalmente rassegnati, ma pronti a riprenderci quando si ripropongono le condizioni giuste. Studiare il Canto Gregoriano, oggi, coincide con il lasciarsi introspettare, nel lasciarci scandagliare nel profondo, nel lasciarsi – in definitiva – guidare dalla Tradizione, non dal tradizionalismo.

Qui manducat dal Graduale Triplex del 1979

In questo contesto si inserisce il 1° Corso Base Online di Canto Gregoriano promosso da AERCO, col patrocinio del Pontificio Istituto di Musica Sacra. E gli 83 regolarmente iscritti, attivamente partecipi durante le lezioni, dimostrano che di questa conoscenza c’è una gran sete. Due dati tra tutti: la presenza media è stata del 90%, mentre tutti i partecipanti hanno meritato l’attestato di presenza, che richiedeva un minimo di frequenza del 70%. Tra di essi troviamo direttori di coro, cantori, organisti, cantanti professionisti, strumentisti, ma non solo… medievisti, docenti, architetti, matematici, informatici, ingegneri, iconografi, professionisti dei più diversi ambiti curiosi di affacciarsi alla Scuola del Canto Gregoriano. Dopo un decennio trascorso alla guida di Accademia Corale Teleion nell’organizzazione di corsi e workshop, in collaborazione con il gruppo professionale Cantori Gregoriani (dir. Fulvio Rampi), sono rimasto piacevolmente impressionato da questo rinnovato fermento proveniente da tutta Italia, complice anche il periodo straniante di lockdown, il conseguente più tempo a disposizione e la nuova modalità online di cui, probabilmente, non avremmo mai esplorato le potenzialità se non ‘obbligati’ dal Covid 19.

Un’avventura open source in cui tutti i partecipanti, due sere a settimana per un totale di 10 incontri e 20 ore, hanno condiviso un frammento del loro tempo e, quando invitati a riflettere sui temi sopra esposti, hanno risposto ognuno trovando parallelismi e analogie con il proprio mondo. Così sono sorti intriganti agganci e intrecci con la cartografia, l’arte rappresentativa, la letteratura, le reti neurali, le reti informatiche, le indagini statistiche, … Inoltre, l’avere tra gli iscritti anche uomini e donne di Chiesa ha dato la possibilità di confrontarci direttamente sull’attualizzazione dei messaggi che il Canto Gregoriano vuole ancora darci.

Dalla gran parte dei corsisti, infine, è giunta la richiesta ad AERCO di poter proseguire subito con un secondo corso, da tenersi in pieno giugno, pur con il lockdown giunto quasi al termine, in piena ‘fase 2’. Ebbene, chi scrive ha iniziato la prima settimana di lezioni e si rivolge ai più di 50 che hanno scelto di proseguire sul tema Attualità e Retorica nel Canto Gregoriano. Un segno? Certo che sì!

Bibliografia e Sitografia

Fulvio Rampi, Alessandro De Lillo, Nella mente del notatore: Semiologia gregoriana a ritroso, Roma, Pontificio Istituto di Musica Sacra – Libreria Editrice Vaticana, 2019, pp. 337

Cantori Gregoriani, a cura di Fulvio Rampi, Alla scuola del canto gregoriano. Studi in forma di manuale, Musidora editore, Parma, 2015, pp. 980

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