Riflessioni sulla scrittura e l’esecuzione di un nuovo oratorio
a partire dai versi del Purgatorio dantesco
La genesi di Eunoè
Era una calda serata estiva, al termine di una prova del Coro Ecce Novum, quando nacque l’idea di questo progetto estremamente ambizioso incentrato sulla figura di Dante. Al compositore Stefano Dalfovo affidai la parte musicale e a Francesco di Giorgio il lavoro di ricerca e stesura del testo. A lavori appena iniziati ci rendemmo conto che di lì a poco saremmo piombati in un secondo, ancor più silenzioso lockdown, e così anche i nostri stimoli verso l’obiettivo iniziarono a scemare. Stavamo perdendo, giorno dopo giorno, la sensazione di concretezza di quest’opera. Il lavoro di scrittura si fermò. Ma questa fase alquanto nebulosa per fortuna durò pochissimo. Appena il Ravenna Festival si interessò per mettere in scena la nostra idea nell’estate seguente, ecco che immediatamente tutte le sensazioni riaffiorarono. Nel giro di pochissimi mesi l’opera era pronta: un oratorio diviso in quattro quadri.
Il Coro Ecce Novum è una formazione di circa 20 cantori provenienti da Cesena, Ravenna, Riccione e Faenza. In tempo di pandemia e di continui cambi di colore anche il comune diventa un confine insormontabile e gli spostamenti difficilissimi anche per quanto riguarda gli orari di rientro a casa. Dovevamo quindi attrezzarci per imparare questa partitura, totalmente nuova, online. Eravamo abituati al lavoro a distanza: durante la pandemia del 2020 avevamo organizzato tantissimi corsi utilizzando la piattaforma ZOOM, cercando di mantenere alto l’entusiasmo e di trovare un lato positivo a questa modalità, rinforzando le capacità individuali con lezioni di vocalità, teoria e percezione musicale. Ogni cantore, per lo studio di un brano nuovo, registrava la propria voce e la inviava al direttore per l’ascolto e la correzione. In questo modo si poteva aumentare la sicurezza del singolo all’interno del gruppo. Durante le poche prove concesse nell’estate 2020, si poté constatare la validità del metodo utilizzato: i brani nuovi erano perfettamente pronti, senza aver avuto modo di cantarli insieme.
Per Eunoè ci organizzammo nello stesso modo: qualche lezione introduttiva di analisi del brano e poi si procedeva con lo studio individuale in attesa di poter ricominciare a fare le prove in presenza. La partitura piacque immediatamente ai cantori che fin da subito affrontarono lo studio con entusiasmo e dedizione. Generalmente, quando si impara un brano nuovo, per soddisfare tutte le curiosità del caso, si ricorre subito a YouTube per ascoltare le mille versioni proposte dalla rete. Ma ovviamente di questo lavoro inedito non c’era nulla, quindi per i cantori la curiosità di capire cos’era questo oratorio, come fossero i brani dei solisti, come suonasse questo ensemble di otto strumentisti e come venisse utilizzato, era tantissima.
Oltre a questo interesse, c’era ovviamente il grande senso di responsabilità verso il compositore, un caro amico fino a quel momento corista nelle file dei bassi.
Così, tra difficoltà e impegno, curiosità ed entusiasmo, è iniziato il cammino del Coro Ecce Novum verso Eunoè. Il primo importante traguardo è stato raggiunto proprio con i concerti del 12 e 13 luglio presso la Basilica di San Francesco a Ravenna, che chiudevano la Rassegna Vespri danteschi del Ravenna Festival.
Dal punto di vista direttoriale la partitura è molto interessante e le parti corali, estremamente cantabili, sono a 4 voci con talvolta dei divisi. Ogni quadro è introdotto da un incipit della marimba che ne scandisce la narrazione: il pubblico viene così guidato passo a passo in un affascinante intreccio sonoro fino al desiderato culmine finale, puro e disposto a salire a le stelle.
Come ricordato sopra, l’oratorio ha un testo prevalentemente dantesco, ma con frequenti incursioni in altre lingue ed epoche; la scrittura di Stefano Dalfovo è funzionale al testo e assolve al delicato compito di far coesistere tante differenze fonetiche senza creare disequilibri, pur mantenendo una grande libertà compositiva.
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