Didattica musicale, coralità e impegno civico

Con questo primo articolo di didattica musicale per bambini e ragazzi si apre un breve ciclo di proposte di materiali didattici per l’educazione musicale nella scuola e nei percorsi di formazione verso la coralità. Questo primo intervento è rivolto ai bambini e ai ragazzi dagli 8 ai 14 anni, riguardando principalmente il secondo ciclo della scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado.
Sul numero più recente di FARCORO ho potuto seguire, con interesse ed entusiasmo, lo sviluppo delle realtà corali “trasmigranti”: un’ampia varietà di esperienze musicali che, partendo dalle diverse realtà sociali e culturali italiane, si preoccupano di perseguire con la pratica musicale e il canto gli altissimi valori della conoscenza tra le persone, dell’incontro tra culture e dell’inclusione. È una realtà ancora piccola ma molto importante, animata da moltissime persone appassionate e competenti come gli autori degli articoli presenti su FARCORO, Luciana Manca e Michele Napolitano, e nella quale sono stato personalmente coinvolto grazie alla direzione del coro PoliEtnico del Politecnico di Torino. Sarà molto importante che questa rete di cori trasmigranti venga incoraggiata e sostenuta dalle realtà che si occupano istituzionalmente di musica e di canto, ma anche di intercultura e intervento nel sociale!
In questo articolo rimango in qualche modo nella stessa tematica, partendo da un ampio lavoro sviluppato in questi ultimi anni in collaborazione con l’Associazione Mus-e Torino. All’interno di alcune scuole primarie torinesi è nato dal 2014 il Coromuse, progetto di attività corale sviluppato perlopiù nelle ultime classi della scuola primaria (quarte e quinte), che generalmente lavorano a classi singole o appaiate. Lo sviluppo di questa esperienza è stato per così dire “tradizionale”, puntando sulla pratica vocale e sull’ascolto tra i bambini, mirando però -come nel mio approccio alla didattica musicale – alla dimensione relazionale. La scelta del repertorio è stata attenta, fin da subito, ad alcune tematiche che potessero aiutare gli allievi alla costruzione del gruppo: la solidarietà, l’attenzione ai comportamenti, la multiculturalità, il rispetto dell’ambiente…. Questo orientamento è diventato poco alla volta una decisa scelta culturale, fino alla decisione di costruire un vero e proprio repertorio dedicato.
È nata quindi a fine 2021 una nuova pubblicazione di didattica musicale che parla di Educazione Civica e di Agenda 2030. Grazie alla collaborazione con l’Associazione Mus-e Torino onlus e alla disponibilità delle Edizioni Erickson di Trento, a fine 2021 è stato pubblicato il libro MUSICACIVICA – Canti per la didattica musicale e la coralità. Nella progettazione del libro sono partito dalle linee guida della programmazione di Educazione Civica, disciplina tornata obbligatoria dal 2019, che ho integrato con una attenta analisi degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile – analisi per la quale sono stato molto aiutati anche da ASVIS, Associazione italiana per lo sviluppo sostenibile. Ho così composto 17 canti a cappella, in una doppia versione rivolta rispettivamente alla didattica nella scuola e alla coralità di bambini e ragazzi.

È importante per me evidenziare tre premesse culturali, che sono al centro del mio intervento didattico musicale e che sono anche alla base di questo libro:

  • il canto è pratica comune, diffusa, che avvicina le persone: sviluppa importanti dinamiche di gruppo e all’interno di un progetto educativo svolge una funzione di collante che può attivare le persone più diverse, indipendentemente dalla loro condizione socioculturale e dalla disponibilità economica;
  • il canto, da sempre, è veicolo di contenuti significativi. Contiene un testo, che viene intonato dal singolo e dal gruppo e che viene condiviso emotivamente. Il canto è un potente strumento per diffondere idee, pensieri, emozioni;
  • il linguaggio musicale è un linguaggio espressivo che occorre proporre a tutte le persone, con una continua operazione educativa: non è sufficiente “cantare”, ma occorre farlo in una prospettiva di crescita e di evoluzione, all’interno di un progetto che faccia crescere la consapevolezza culturale e la competenza musicale degli allievi.

Concentrando l’attenzione sull’ultima di queste tre premesse, che mi ha orientato nello sviluppo di questa attività educativa musicale, voglio sottolineare che nella costruzione di questo repertorio ho voluto ricercare la massima varietà nel linguaggio musicale. Ciascun canto presenta una particolarità formale che si richiama in qualche modo alla storia della musica o alla tecnica compositiva: dall’utilizzo dei procedimenti contrappuntistici alla composizione nei modi antichi, dalla pentatonia al rap, dall’utilizzo di gesti suono e ostinati alla costruzione di partiture d’ambiente.
C’è però un ulteriore elemento, che ho cercato di evidenziare e che caratterizza la proposta didattica delle prossime pagine. Nella scrittura musicale, e non solo nella pratica musicale di gruppo, ci sono elementi che “di fatto” sostengono gli argomenti della condivisione e del rispetto dell’altro. Cantare melodie a specchio può ad esempio incoraggiare a riconoscersi anche nelle diversità (come nel canto “facciamo pace”), così come cantare a ritmi differenti può aiutare a integrarsi in un ritmo complessivo. L’utilizzo contemporaneo di più modalità (“illolaiglilè”) può farci riflettere su come le persone possano esprimersi in modi differenti, ma su come questo debba garantire comunque pari dignità a tutti. Oppure possiamo trovare l’armonia tra i suoni cantando a una certa distanza, di quarta o di quinta, mentre rimanendo assembrati (“vicini vicini”), alla distanza di tono o di semitono, saremo in una situazione forse non così gradevole…. Ecco una proposta didattica, nella versione a tre voci per la coralità scolastica per bambini e ragazzi.

ANCHE TU
Riferimento agenda 2030:
Obiettivo 10, garantire a tutti pari opportunità e ridurre le disuguaglianze

Argomenti
Inclusione; valorizzazione delle diversità; riconoscimento delle differenze; solidarietà.

Presentazione
Abbiamo tempi diversi: aspettiamoci l’un l’altro. Il gruppo è importante perché può accogliere e includere tutti, anche le persone che in alcune occasioni hanno bisogno di più tempo. L’armonia del gruppo è data dall’unione di tante diversità, e il coro nasce dall’unione di tante particolarità. La stessa melodia può essere cantata a velocità differenti, rispettando le capacità di tutti, con una polifonia ricca e completa.

Testo
C’è posto anche per te, dai giochiamo insieme,
Senza difficoltà tutti arriveremo!
Non importa se qualcuno ti chiede tempo,
le diversità regalano l’armonia.

Forza presto tutti uniti
impariamo mille cose
costruiamo il nostro gruppo
rispettiamo chi ha bisogno!
(Aspettatemi, arrivo, non lasciatemi da solo!)
(Fragile, debole, quasi invisibile)

Caratteristiche musicali e didattica

La melodia è nel primo modo antico protus, trasportata alla seconda inferiore. Questo è il motivo delle alterazioni in chiave (attenzione: non è quindi in DO minore, come parrebbe dalle note iniziali e finali, e neppure in SOL minore, come potremmo pensare dall’armatura di chiave!). Per le persone che praticano la lettura relativa, la nota iniziale dovrà quindi essere chiamata RE.

Nell’apprendimento di questa linea melodica, e della successiva riservata alla prima voce, sarà molto importante stimolare i bambini all’ascolto di una melodia forse insolita. La prima parte è organizzata in un frammento di due misure, che vengono ripetute, e che saranno il cuore della realizzazione a tre voci. Questa parte della melodia è molto caratterizzata, con salti di quinta e un ambito complessivo di sesta.
La seconda parte di questa melodia, che vede anch’essa un frammento di due misure ripetute, si sviluppa in un registro vocale più acuto, in un ambito di quinta. Sarà una buona occasione per riflettere sulle necessità vocali di queste due differenti estensioni, quasi due diverse corde di recita. La melodia rispetta le indicazioni della cosiddetta ergonomia vocale: è costituita infatti perlopiù da moti congiunti discendenti, con il recupero della posizione con decisi salti ascendenti. Le sillabe si susseguono velocemente, e per raggiungere una buona dizione sarà necessaria una articolazione precisa di ciascuna parola. Si potrà forse proporre la prima frase dapprima lentamente, poi poco alla volta più velocemente.

Il significato dell’accoglienza e dell’inclusione si realizza pienamente nella versione a tre voci, con la presenza contemporanea dello stesso tema aumentato di 2 e di 4 volte. La sensibilità a chi procede più lentamente, a chi fa più difficoltà, viene stimolata non solo dal testo del canto, ma soprattutto dall’utilizzo del procedimento dell’aumentazione. Più gruppi possono cantare la stessa melodia a diverse velocità (in senso generale, alla velocità “che si possono permettere…”), e l’insieme non sarà solo gradevole, ma darà vita ad una realizzazione ancora più importante. Certo, le voci che procedono più lentamente canteranno un testo più breve… ma saranno comunque indispensabili!

In un primo momento questa proposta di realizzazione a tre voci potrà costituire una novità: generalmente i primi passi verso la polifonia sono i canoni, e i gruppi corali che affrontano il canone acquiscono una certa tecnica specifica basata sull’ascolto reciproco, sulla fiducia nel gruppo e in un giusto equilibro tra ascolto di sé e del risultato complessivo (questo perché, lo sappiamo bene, il tentativo di procedere “tappandosi le orecchie” è destinato a fallire nel giro di una manciata di secondi…).

In questo tipo di combinazione, invece, prevarrà una sorta di “controllo ritmico”: la voce più grave sarà chiamata a sostenere e a contenere l’esuberanza della prima voce, mentre la seconda avrà il compito di inserirsi tra le due estreme, per dare compattezza e unità al tutto. Per i bambini sarà meraviglioso ascoltare il risultato complessivo, e riconoscere la stessa melodia alle diverse velocità nella certezza di saper controllare il procedere regolare e controllato della canzone. Un semplice consiglio, quindi, è di accompagnare la classe nella scoperta di questo gioco, facendo realizzare le voci a due a due per consolidare la versione a tre voci. Un secondo consiglio è quello di far alternare i bambini e i ragazzi nei vari gruppi: ciascuno dovrà trovarsi, almeno una volta, nella parte grave, in quella acuta e in quella media…

Dopo questa prima parte, che dovrà essere ripetuta e che ritornerà nel finale, vi è una sezione intermedia dove le voci proseguono a giocare sul principio dell’aumentazione. Non si tratta questa volta si una aumentazione rigorosa, ma le tre voci si troveranno nella situazione di realizzare diverse melodie sovrapposte, in cui ciascuna realizza un ritmo sempre più lento.

È l’occasione per inserire qualche elemento di novità: innanzitutto la politestualità, che ancora una volta richiama alla tradizione medievale. La voce più acuta esprime alcune “buone intenzioni”, da parte dei ragazzi più veloci; la seconda voce è riservata ai bambini forse più in difficoltà, che chiedono di essere aspettati e di non rimanere da soli. La terza voce, che in questo episodio assume la caratteristica di ostinato ritmico-melodico, riporta alcune delle parole chiave con le quali siamo soliti identificare i bambini in difficoltà: la fragilità, la debolezza e -una delle maggiori insidie- l’invisibilità.
Le tre melodie sono estremamente semplici e il loro moto procede, per moto retto, in tre direzioni differenti: ascendente, discendente e orizzontale.

ANCHE TU prevede una breve sezione di gesti-suono. Queste misure non hanno un significato strutturale, ma sono state inserite per dare modo agli insegnanti di lavorare sul significato ritmico dei diversi simboli musicali, riflettendo sulla relazione 2:1 proposta nelle sezioni precedenti del canto.

Vengono quindi proposte delle brevissime stringhe di crome, semiminime e minime, che potranno essere realizzate come gesti-suono (battito delle mani, battito delle mani sulle ginocchia -destra o sinistra- e battito dei piedi-destro o sinistro) o che potranno eventualmente essere realizzate con strumenti musicali.

Al termine di questo intermezzo di gesti suono, che non avendo un ruolo strutturale potrà anche essere abolito (o anche variato e arricchito!), a seconda delle preferenze dell’insegnante e degli allievi, si riprende il canto dall’inizio.
Dopo aver eseguito la prima parte, è prevista una breve CODA, con una semplice proposizione dell’incipit della melodia iniziale aumentata di due volte (come nella seconda voce) e di quattro volte (come nella terza voce). Un finale forse insolito, con un sostanziale rallentando e una sorta di ripiegamento, a sottolineare ancora una volta come aspettare i compagni in difficoltà debba essere il centro di questo canto e di questa proposta di attività.

Qualche considerazione conclusiva

Abbiamo imparato dal canto popolare che il racconto, l’esperienza e le tradizioni si tramandano con una grande efficacia tra le generazioni e anche tra le diverse culture. La contaminazione, l’adattamento dei testi e le variazioni che risultano opportune nei differenti contesti rendono il canto popolare sempre vivo e fertile per la costruzione del nostro stare insieme. Perché non provare allora a tradurre in canti “popolari” i contenuti etici che vogliamo trasmettere ai bambini e ai ragazzi? Perché non provare a far diventare quegli argomenti oggetto di gioco, di attività di gruppo e di comune esperienza emotiva?

L’introduzione dell’Educazione Civica nel curricolo scolastico si appoggia ad una grande novità: la nuova disciplina non è affidata ad un insegnante specifico, come ad esempio era un tempo con la materia “storia ed educazione civica”, ma viene suddivisa tra i diversi insegnanti con l’auspicio che possa permeare la programmazione di tutte le discipline. Perché allora non utilizzare il linguaggio musicale, che ha tutte le caratteristiche di trasversalità tra le discipline (dalla storia alla letteratura, dalla matematica alla fisica) e che facilita la partecipazione e l’inclusione di tutti?
Nella canzone che ho proposto, ANCHE TU, la necessità di ascolto e di inclusione dell’altro non è solo un auspicio. Quando le tre voci procedono nelle diverse combinazioni ritmiche, sarà indispensabile per tutti i partecipanti soffermarsi ad ascoltare gli altri, per rimanere all’interno del ritmo complessivo e non perdere il senso dell’insieme. Si realizza quindi una sorta di controllo reciproco: più che il rispetto del gesto e del ritmo proposti dal direttore, sarà indispensabile che i coristi si moderino tra loro, ascoltandosi e magari guardandosi, per procedere insieme. Ricerchiamo la costruzione di un insieme inclusivo, quindi, senza fermarci alla dichiarazione di buone intenzioni. Buone intenzioni di cui sono lastricati non solo l’inferno, ma anche una buona parte dei canti che generalmente vengono dedicati ai bambini.

Per approfondire:

G. Guiot, MUSICACIVICA Canti per la didattica musicale e la coralità, Centro studi Erickson, Trento, 2021
G. Guiot, INSIEME. Canto, relazione e musica in gruppo, Centro studi Erickson, Trento, 2021
www.relationalsinging.it
Il sito del canto per relazione, modello proposto da Cantabile Torino
www.musicapercrescere.it
Il sito dei materiali didattici di Giorgio Guiot e di Cantabile Torino
www.giorgioguiot.it
Il mio sito web personale