Esperienza di canto corale e musicoterapia del coro “Le Nuvole” dell’Associazione Parkinson di Carpi (Modena)

“Ogni malattia è un problema musicale; ogni cura è una soluzione musicale” Novalis

Nell’anno 2008 sono stata contattata dall’Associazione Parkinson di Carpi (Modena) per seguire il laboratorio di canto dedicato agli associati, con la richiesta di “armonizzare” le competenze didattiche e accademiche con quelle musicoterapeutiche in un approccio corale a tutto tondo, ad hoc per persone affette dalla malattia di Parkinson. L’associazione, dopo aver organizzato incontri di musicoterapia prettamente strumentale (djembe), di logopedia e ginnastica dolce aiutati dalla musica, spinti dall’intenzione di presentare un’attività legata al miglioramento dell’eloquio, ha optato per una nuova proposta corale, aperta a tutti gli interessati anche estranei alla malattia, per avere positive ricadute oltre che sugli aspetti medici anche sugli aspetti sociali d’inserimento, compartecipazione e visibilità. La MPI (Malattia di Parkinson Idiopatica) è una patologia neurodegenerativa progressiva e cronica dei nuclei della base; nella sua prima definizione (J. Parkinson, “An Essay on the Shaking Palsy”, 1817), viene sottolineato l’aspetto di malattia del movimento, “paralisi agitante”. Oggi ne sono contemplati anche i sintomi non motori: la MPI ha conseguenze complesse anche in ambito psicologico e fonologico. La richiesta dei committenti era quindi in linea con le motivazioni già esposte: in sintesi, musica come stimolatrice dei gangli della base e compensatrice del deficit di ritmo interno, potenziatrice dell’eloquio, stimolo emotivo, attivazione del sistema limbico, e il coro come attività aperta e gioiosa, non “ghettizzante”, culturale. Il “progetto coro” è subito sembrato una proposta vincente che potesse portare benessere alleggerendo l’approccio terapeutico. Nasce così un percorso di qualità in quanto pensato in costante confronto tra me, associati e il team medico di riferimento, quindi sotto consiglio di neurologo, logopedista, fisiatra: auspico a tutti gli operatori la mia esperienza di scambi di parere, aggiornamenti e possibilità di partecipazione a convegni. Con la scusa di esibire le nostre abilità in una giornata di studio sul Parkinson siamo a tutti gli effetti passati da essere tecnicamente “Musicoterapia di gruppo a indirizzo vocale” a coro “Le Nuvole”. Il desiderio di trovare un nome è nato spontaneamente ai partecipanti, dimostrazione di bisogno di appartenenza a un gruppo; lo spunto per un nome leggiadro è stato suggerito da un titolo di un nostro primo saggio, “Sulle ali del canto”, testimoniando tra le righe il bisogno di alleggerire e sublimare il carico della malattia di Parkinson. Il coro “Le Nuvole” si trova tutt’oggi una volta a settimana, per un’ora e trenta minuti, presso la Casa del Volontariato di Carpi (MO), una struttura comunale dedicata alle associazioni. L’incontro è programmato dalle ore 15.00 alle 16.30 indicativamente dal mese di settembre a giugno, per circa 45 incontri annuali; molto importante è stata la scelta di una cadenza regolare settimanale e l’ampio periodo abbracciato, poiché può capitare nel corso della malattia di avere periodi off o subire cadute; quindi, il frequentante risulta tranquillizzato nel poter riprendere l’attività anche a distanza di due o tre mesi. Negli incontri si è optato per la postura seduta per focalizzarci su alcune problematiche senza stancare troppo il corsista e rendere accessibile e incoraggiante il coro anche per chi è in carrozzina. Abbiamo deciso di avere un leggio a testa: favorisce una postura più corretta del tronco e responsabilizza e valorizza il corista che si prenderà cura dell’attrezzatura, degli spartiti e del libro dei canti. L’incontro è strutturato nella sua macroforma ispirandomi alla simile gestione di alcune attività motorie dell’associazione e alle attività corali tradizionali: benvenuto (novità e aggiornamenti, motivazione), ascolto e rilassamento iniziale, riscaldamento (respirazione ed esercizi tecnici vocali), fase di “pulizia” della tecnica (vocalizzi con finalità precise), repertorio (canzoni), fase di defaticamento (parte più ludica, richieste dei coristi, ma anche di rilassamento, momenti di canto libero ed eventuale improvvisazione, contrapposta alla precisione e puntiglio del materiale precedente di studio), eventuali dediche musicali, ascolto, raccolta di opinioni e proposte per la volta successiva, saluto.

La “modalità coro” ha subito dimostrato alcuni aspetti evidenti positivi e facilitanti:

– possibilità di inserirsi nel canto di gruppo senza stress e impegnarsi maggiormente di volta in volta, con il rispetto dei propri tempi

– essere stimolati dalla mimica facciale del direttore (neuroni a specchio) e dall’accompagnamento ritmico melodico ed armonico del pianoforte (attivazione grazie alla particolarità “predittiva” del ritmo) e dal canto degli altri coristi (una stereofonia sinestesica di input/bagno di suoni)

– aumento del tono dell’umore: attività piacevole e di socialità, benessere di gruppo, condivisione partecipata sia delle difficoltà che dei goals raggiunti

Questi primi incoraggiamenti seppur felici non devono frenare riflessioni più tecniche, alle quali segue un lavoro appropriato. La voce nella MPI, non aiutata dalla riduzione della mimica facciale, può presentare basso volume (piano, riduzione di loudness), intonazione monotona e qualità rauca. A livello articolatorio si evidenzia: riduzione della pressione intra-orale e dei movimenti mandibolari, rigidità dei muscoli fonatori, accelerazione e riduzione dell’intellegibilità dell’eloquio, compromissione dei tratti prosodici (ritmo, intonazione, accento). Si è lavorato quindi per contrastare le difficoltà rilevate e descritte da F. L. Darley e il suo team nel 1969:

Monopitch (mono-tono): necessità di accentuare l’espressività del canto, delle parole attraverso il loro significato e l’accento, proporre giochi vocalici su glissandi, gramelot, proposte di brani in cui si devono interpretare diversi personaggi

Monoloudness (mono-volume): differenziare l’intensità del cantato con esercizi di messa in voce e con brani esplicativi che facilitino il compito attraverso il senso del testo

Imprecise consonants (consonanti non precise): cori ritmici basati su suoni onomatopeici

– Inappropriate silences (silenzi inappropriati): fare parte di un coro permette al paziente di cantare anche a intermittenza secondo le possibilità. Stimolato dal ritmo, dal canto e dai vicini coristi, aumenterà progressivamente la gestione del fiato per una maggiore costanza

Short rushes (brevi “scoppi”): attraverso il canto è possibile armonizzare la respirazione e la fonazione, propriocezione del mantice, dell’appoggio e di una fonazione bilanciata

Breathy voice (voce soffiata): impostare la voce in maschera, sfruttando al meglio le cavità di risonanza; miglioramento dell’appoggio e maggiore articolazione del canto

Low pitch (tono basso): sfruttare le cavità di risonanza, esasperare l’espressività e quindi i diversi toni e volumi della voce attraverso interpretazioni più recitative dei canti (teatralità nel canto)

Variable rate (ritmo variabile): utilizzare musica dal vivo (nel mio caso abbiamo l’accompagnamento al pianoforte) per percepire il flusso ritmico e non disdegnare l’ausilio del metronomo

Negli anni ho elaborato e cambiato molte volte la tipologia degli esercizi e il repertorio: canti popolari dalle regioni o nazionalità di appartenenza dei coristi, canti goliardici, repertorio di opera e operetta, musical ma anche canto gregoriano, polifonia sacra. Abbiamo esplorato diverse tipologie di componimenti: canoni, ostinati, filastrocche, polifonia, improvvisazione, omoritmia, talvolta accompagnati da body percussion; ancora oggi siamo sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Considerando alcuni possibili sintomi della MPI e le testimonianze di alcuni dei coristi, la domanda e la sfida da porsi è: posso fare qualcosa per…?

…il tremore a riposo (presente nella maggior parte dei soggetti, in maniera visibile o percepito come una spiacevole sensazione interna)

proporre attività non stressanti che non peggiorino la situazione emotiva; portare l’attenzione al respiro e aumentare la consapevolezza muscolare; riproporre con la musica il ritmo del tremore e, in maniera graduale, rallentarne il ciclo.

…la rigidità (aumento involontario del tono muscolare abbinato a lentezza di movimenti che coinvolge arti, collo e tronco)

partire da melodie leggiadre e aiutare il corista a percepire il respiro come un fluttuare non faticoso tra aria e muscolatura; approfondire il significato di fraseggio, talvolta sottolineandolo con gesti liberi e fluidi delle mani. Porre come focus la propriocezione della muscolatura, ricordando la necessità di ottenere morbidezza dei muscoli del collo (favorendo così il corretto adattamento laringeo) e considerando il tronco come un mantice elastico (suggerendo per esempio l’idea di gonfiare un salvagente d’aria all’altezza della vita tramite il respiro o visualizzando un naso immaginario sulla pancia o ai lati delle costole inferiori).

…difficoltà di esecuzione dei movimenti (bradicinesia, acinesia, difficoltà muscolare nella deglutizione, ipomimia)

dal punto di vista grosso-motorio, attivare i gangli della base con musiche funzionali (ad esempio ritmi incalzanti e vivaci, danze quali tango, habanera…); accompagnare il canto con le percussioni; per l’articolazione di precisione proporre vocalizzi sillabici sulle vocali con consonanti occlusive, fricative, nasali (ottimo il suono “gn”), polivibranti e laterali; giochi vocalici con espressioni sonore e facciali accentuate; favorire suoni in maschera attivando e potenziando gli zigomi

…disturbo dell’equilibrio

esercizi generici per una corretta postura personalizzati per ciascun corista, anche, come nel nostro caso, seduta; consigliare una corretta respirazione; evitare posture “indifferenti” incentivando atteggiamenti tonici; consigliare di cantare con lo sterno aperto per contrastare una tendenza alla chiusura e contrattura muscolare; scoraggiare posture innaturali delle spalle che tradiscono blocchi e modalità erronee di respiro; tenendo conto con grande zelo della condizione fisica della persona, incoraggiare un raddrizzamento della schiena senza però sforzare o stressare il corpo; proporre generici esercizi di ascolto e ripetizione di pattern ritmici grazie all’ausilio di un gruppo di controllo per aumentare attenzione, equilibrio interno e controllo (ascolto e riproduzione).

…postura curva

esercizi di apertura del torace tramite la respirazione; osservare fotografie dei migliori cantanti valutando insieme le loro posture e talora imitando l’esempio; stimolare l’apertura costale e l’appoggio durante il canto; controllo costante da parte del conduttore del mantenimento del corretto assetto posturale dei coristi, richiamandoli all’attenzione con garbo e discrezione e facendone capire la motivazione e gli errori.

…sindrome delle gambe senza riposo (restless legs sindrome, RLS)

si consiglia di riservare il giusto spazio vitale tra una sedia e l’altra; è utile lasciare dei posti vacanti, vicino al coro ma non propriamente dentro al gruppo, per potersi spostare temporaneamente e senza stress nei momenti di crisi, permettendo comunque di assistere all’attività, anche se in maniera più passiva, senza sentirsi inadeguati.

…disturbi del sonno

seguire attività stimolanti durante il giorno e che aumentano le capacità attentive aiuta a ricomporre una routine un po’ spezzata dai disturbi della malattia e una canalizzazione dell’energia negli orari adeguati, favorendo in parte un migliore riposo; la costanza degli appuntamenti e della loro frequenza costituisce uno stimolo, è rassicurante e anche una verifica in più da parte della persona stessa sul proprio stato di salute.

…disturbi dell’umore

la depressione può essere presente in tutte le fasi di malattia, sia iniziale che avanzata; non è di diagnosi facile, poiché alcuni sintomi marcatori si sovrappongono a quelli della malattia di Parkinson (affaticamento, ipomimia, apatia): il direttore di coro e il musicoterapeuta devono contribuire a costruire un gruppo positivo, per sentirsi accettati e valorizzati, in un’esperienza esaltante che migliori la qualità del tempo insieme.

…disturbi d’ansia e di respirazione (senso di apprensione, paura, preoccupazione e di non soddisfacente riserva d’aria; la situazione peggiora nella fase di blocco motorio “off”)

attraverso esercizi di percezione, propriocezione e di miglioramento respiratorio, il corista aumenterà progressivamente la capacità respiratoria riuscendo talvolta a calmare il battito cardiaco se in stato ansioso (tachicardia). Il coro è una grande opportunità di condividere con il gruppo le difficoltà verso una resilienza artistica.

…apatia e fatica

valorizzare il corista partendo dalla sua storia di gusti musicali; da parte del direttore, essere propositivi e sorridenti, interessarsi delle opinioni della persona e se possibile coltivare anche un rispettoso e sano senso dell’umorismo davanti alle difficoltà musicali che si potranno incontrare; dare stimolanti e possibili traguardi e sapere gratificare il corista al loro raggiungimento; stimolare la curiosità, l’autostima e aumentare l’energia resiliente della persona.

…disturbi comportamentali ossessivi/compulsivi (atteggiamenti ripetitivi volti al piacere e alla gratificazione personale che possono manifestarsi in una minoranza di pazienti, spesso provocati o accentuati dai farmaci)

l’attività corale è gratificante e appagante, riduce o contiene l’impatto dei disturbi sulla persona, sposta l’attenzione su attività sane, crea una rete di condivisione e aiuto

…disturbi cognitivi

favorire lo studio a memoria; mantenimento di ricordi musicali (ripasso); cenni di lettura della musica, se e quanto possibile; proposte musicali varie e sempre stimolanti; esercizi sul seguire correttamente la direzione estemporanea e la conseguente corretta esecuzione vocale richiesta (per esempio sfruttando stimoli dalla musica classica contemporanea).

…aumento della qualità di vita

il malato si riferisce con nostalgia e rabbia a un “prima” quasi fosse un’isola felice. È nostro compito valorizzarlo nella sua unicità presente, ricca di sfumature e possibilità ricordando che il benessere è possibile anche con la malattia di Parkinson. Coltivare la bellezza culturale e spirituale, fuse in maniera indissolubile nell’essenza della musica e incarnata nel coro, aiuta in un percorso consapevole e di autostima: “Questa esperienza ci ha fatto capire quante infinite e inaspettate potenzialità ognuno di noi possegga, se esercitate adeguatamente” Paola Neri (corista ed ex presidente dell’Associazione)

Non sempre si parla di concerti in musicoterapia, essendo un percorso riabilitativo di relazione tra paziente e musicoterapeuta; l’attività corale invece sembra votata nel condividere il proprio canto con un pubblico. “Le Nuvole” hanno a cuore il loro lato musicoterapeutico e non escludono la possibilità di esibirsi, ovviamente non come obbligo, ma valutando la disponibilità dei coristi e l’effettivo beneficio salutare dell’impresa. Ci siamo ritrovati a fare splendide esperienze, come cantare a convegni scientifici o a rassegne corali, realizzare concerti di Natale in Chiese e piazze, fare beneficenza per Case di Riposo con cori della memoria e ultimamente anche una preziosa collaborazione con il soprano Serena Daolio confrontando gli aspetti stilistici del canto lirico rispetto a quello popolare. Abbiamo quindi capito che la ricchezza di un progetto di benessere insieme in musica è anche quello che può si può dare agli altri: esempio di armonia, speranza, resilienza e coltivare cultura e bellezza in ogni situazione. Per tutti i direttori di coro, un approccio musicoterapeutico e un coro come “Le Nuvole” può arricchire nell’arte di ascoltare, empatizzare, apprendere dai coristi ed essere creativi per trovare nuove soluzioni musicali armonizzanti. E stupirci continuamente della potenza della musica!

“LE NUVOLE”
(E. Pietri, corista e associato
Associazione Parkinson di Carpi)
Il do di petto non lo sappiam cantare
nemmeno leggere il rigo musicale
le corde vocali faticano a vibrare
ma noi del coro Parkinson vogliamo continuare
Francesca un po’ ci stuzzica, ci stimola e tortura
ma riesce sempre a farci cantar la partitura
baritoni o contralti, soprani oppur tenori
cantiam brani di lirica o musiche minori
Quando ci son le prove o dobbiam cantare
noi chiediamo aiuto per farci accompagnare
amici, vicini o famigliari
e qualche volta pure ai volontari.
Siamo un po’ impacciati, la sedia ci va stretta
ci tremano le gambe, la voce cala in fretta
ognuno cova in sé zitto il suo malore
ma per il tempo insieme scordiamo il malumore
Se Verdi ci sentisse cantare le sue note
sarebbe un po’ deluso dalla nostra esecuzione
non siamo molto intonati, qualcuno è fuori tempo
non siamo sempre uguali, dipende dal momento
Quando finito il canto ci battono le mani
ci carichiam di gioia per andar verso il domani!