AA: Quando inizia la tua carriera di compositore? Da quando, nel corso dei tuoi studi, hai compreso che la musica era la strada che avresti seguito?
EE: Sono nato nel 1977 in una famiglia ordinaria, durante l’era sovietica in Lettonia. Mio padre lavorava come autista di ambulanze, ma mia madre era insegnante di musica presso la scuola primaria, ed è stata proprio lei che, per prima, mi ha insegnato le canzoni per bambini ed i fondamenti della musica. Il mio primo tentativo di scrivere qualcosa su un pentagramma è stato durante i miei primi anni alla Scuola di Musica della mia città natale, dove ho studiato intensamente musica dall’età di sette anni fino ai quattordici: mi sono dedicato allo studio del pianoforte, del canto, teoria musicale e storia della musica, coro e ho suonato il pano in duo. Ricordo, in particolare, durante un intervallo di dieci minuti, durante le lezioni di coro, improvvisamente ho deciso di scrivere otto battute di musica su un pezzo di carta, che poi ho mostrato al direttore del coro, e lei le ha suonate al pianoforte. Il suono sembrava interessante, ma ciò che è stato ancora più interessante è stato il suo commento: ‘Ēriks, tu dovresti scrivere musica, forse una canzone per cominciare’. Quello è stato il primo momento in cui la parola ‘comporre’ è diventata qualcosa di personale per me. Così ho scritto una canzone, varie canzoni…grazie a Whitney Houston, che era molto popolare a quel tempo. In Unione Sovietica, noi non avevamo disponibilità di alcun spartito della sua musica, così ho imparato le sue canzoni a orecchio, suonandole sul mio pianoforte e sono stato veramente sorpreso di scoprire che le canzoni erano fatte di pochi accordi: REm, SIb, DO, FA, LAm, SOLm7. Inoltre ho imparato le modulazioni che aiutano le canzoni a diventare più drammatiche. Così ho appreso questi elementi di base all’età di dieci anni, ed utilizzandoli ho scritto alcuni dei miei primi canti, ma il problema era trovare i testi per le mie melodie. Poi, all’età di quattordici anni, quando in Lettonia cominciarono ad essere libere le cose che prima erano proibite e le chiese poterono aprire nuovamente le loro porte, sono diventato cristiano nella chiesa battista della mia città natale. Sono stato contento di trovare dei buoni testi per le mie melodie negli inni della chiesa, ed il coro della chiesa è stato il primo ad eseguire le mie prime composizioni. A quindici anni, invece di continuare lo studio della musica presso la Scuola Superiore di Musica, ho scelto di studiare seriamente matematica e fisica ed in seguito sono diventato studente di psicologia all’Università Lettone. Ma a diciassette anni, dopo un mese di studi di psicologia, ho capito che quella non era la mia vocazione. E’ stato un momento molto difficile nella mia vita che ha rovinato i miei ‘occhiali colorati di rosa’, quando d’improvviso una sera il mio compagno di stanza è morto per un attacco cardiaco. La Programmazione Neuro-Linguistica è stata la prima materia nei miei studi che non mi è piaciuta, e ben presto ho capito che c’erano altre discipline da seguire, ad eccezione della ipnosi che ho scelto liberamente. Così, ho deciso di smettere l’Università. Non c’era nessun posto dove andare, perché gli esami di ammissione in tutte le altre università e accademie erano già terminati. Tranne uno, il Seminario Battista di Teologia, dove sono stato accettato, e lì ho cominciato a sognare di diventare uno psicologo cristiano o un pastore. Il primo anno è stato fantastico, il secondo noiosissimo perché la musica che mi bruciava dentro, lentamente cominciava a svegliarmi. Poi qualcuno mi suggerì di mostrare i miei brani di musica sacra ad un professore dell’Accademia Lettone di Musica. Ed io lo feci. Finalmente, a diciannove anni, sono diventato studente di composizione all’Accademia Lettone di Musica, dove ho dovuto studiare duramente in quanto non avevo il Diploma della Scuola Superiore di Musica ed i canti sacri, senza accompagnamento strumentale, erano tutti quelli che io avevo mostrato per tentare di essere un compositore. Ma i professori videro la mia passione per la musica che aveva già raggiunto un livello elevato, e credettero in me. Videro in me qualcosa in più di ciò che io conoscevo di me stesso. E solo lì, camminando per i corridoi dell’Accademia, compresi che avevo trovato il luogo per la mia vocazione. Questo è stato il mio cammino verso il regno della composizione musicale.
AA: Quali musicisti hanno maggiormente influenzato il tuo modo di interpretare la musica? Quali percorsi di ricerca stilistica hai seguito?
EE: Ho studiato presso l’Accademia Lettone di Musica per sette anni, ho imparato molte tecniche e stili per scrivere musica. Quella è stata una formazione estremamente forte, ampia e profonda. Ho anche partecipato a molti master-class di composizione all’estero guidati da grandi compositori, quali Michael Finnissy, Jonathan Harvey, Phillippe Manoury, Klaus Huber, Ole Lützow-Holm, Guy Reibel, Marek Kopelent. Tutte queste figure sono state molto importanti per l’approccio alla musica contemporanea, ma la cosa che ha avuto una grande impressione su di me, è stata l’emozione. La loro musica, pur composta in modo molto complesso, era piena di sentimenti umani e di passione. Questo mi ha davvero ispirato.
AA: La musica corale vive e prospera principalmente perché si coniuga alla parola: al primo posto c’è l’intelligibilità, il suono che viene percepito dall’orecchio deve essere curato e, se una parola deve essere cantata è indispensabile che la si possa ascoltare senza fatica. Quali sono le strategie che rendono possibile questa perfezione?
EE: Ci sono momenti nei miei lavori corali, come ‘Sun Dogs’, ‘The First Tears’, in cui la descrizione musicale di un paesaggio invisibile, o un orizzonte senza spazio o un dolore drammatico, passa oltre le frontiere linguistiche e solo la pura musica porta al culmine finale, o alla ’Fossa delle Marianne’ Tale visione è molto esigente, ed esprimersi puramente senza linee di poesia, a mio avviso, è come eseguire le più alte acrobazie. Ma prima, naturalmente, ci sono i testi per iniziare la storia di cui il canto parla. Ho imparato prima a trovare l’idea o la storia del pezzo; poi vado in biblioteca per trovare testi perfettamente adatti; e solo allora, quando ho la mia matita rosicchiata ed uno spartito bianco, compongo il pezzo, al mio pianoforte. Sono molto esigente nella scelta delle poesie. Perdo interesse in poesie che hanno parole ‘tecniche’, come: tram, elettricità, trasmissione; questo vocabolario è pari a zero nel mio mondo musicale. Per me la musica è ciò che guida la carica. Ma, tuttavia, non posso fare a meno dei testi!
AA: La voce umana è probabilmente il più incantevole tra i suoni musicali. Se dovessi indicare, oltre al possesso di un talento naturale, i requisiti tecnici indispensabili per praticare l’arte del comporre per coro, quali potresti scegliere? Che consiglio daresti ad un giovane artista immobilizzato dalla paura di rischiare?
EE: Cantare tu stesso ogni linea vocale che hai scritto! Nuotare in profondità nella bellezza della scrittura polifonica. Studiare le tecniche e ascoltare le registrazioni un sacco, davvero un sacco.
AA: I tuoi lavori sono stati eseguiti da cori di alto livello. Qual è il tuo rapporto con gli esecutori della musica che componi?
EE: Il mio compito è quello di condividere con loro il mio cuore nudo e vero, che ha vissuto il pezzo interamente. Non è il momento di mentire. A volte ci sono artisti che decidono di percorrere una propria strada (e non capisco il motivo per cui sono stato invitato, forse solo per una foto?). Ma poi ci sono quelli veramente preziosi che ascoltano il compositore e cercano di scavare più a fondo, lavorare di più, espandendo la loro zona di comfort. E questa è una vera collaborazione, molti di loro in particolare mi vengono in mente ora: Andris Nelsons e le Orchestre Sinfoniche e i Cori di Boston e della città di Birmingham che hanno lavorato sui miei ‘Lakes Awake at Dawn’, ‘Whispers on the Prairie Wind’ eseguiti da Utah Symphony e Salt Lake Vocal Artists con il Coro ACDA diretto da Thierry Fischer e Barlow Bradford; Stephen Layton con il Coro Polifonico del Trinity College ha registrato due CD con le mie musiche, Richard Nance e il Pacific Lutheran University Choir hanno lavorato sul mio ‘Northern Lights’; grandi sessioni di registrazione ci sono state con il Coro Lettone della Radio, il Coro di Stato della Lettonia e il Coro Giovanile Kamer; Ethan Sperry e i suoi eccezionali cori, anche il Coro dell’Opera di Toronto e Robert Cooper, e, naturalmente, il Coro Leoni diretto dall’appassionato giovane direttore Erick Lichte. Non posso tacere su Donald Nally e sul Crossing Choir, ed anche su Iowa State University Cantamus Women’s Choir e Kathleen Rodde, e sul Netherlands National Children’s Choir e Wilma Ten Wolde. Queste superbe collaborazioni hanno prodotto i migliori risultati artistici. E non è un segreto che io sia stato invitato in molti concorsi, per valutare sia i cori che i compositori, e le mie orecchie hanno sempre desiderato il miglior suono.
AA: E’ interessante il rapporto tra architettura e musica: il prodotto sonoro non dipende solo dalle fonti acustiche, ma dal modo in cui le onde sonore vengono riverberate. Quali ‘coreografie’ si adattano meglio a far risaltare le diverse composizioni?
EE: Ho sempre sperato di avere i migliori luoghi con l’acustica più adatta. Anche se io non sono il produttore e ringrazio Dio per questo! Sprecare il mio tempo creativo su quei dettagli pratici non è la mia vocazione. Ma ciò che faccio, soprattutto nelle grandi opere, è di elaborare diversi archi dei parametri uguali del pezzo, per quanto possibile, mescolando il pezzo in una forma unitaria.
AA: Il ritmo: può essere prorompente e dominare la melodia o può essere un sottofondo del brano appena percettibile. Quale messaggio può celare una composizione?
EE: La drammaturgia parallela, la melodia nascosta o il motivo, i modelli ritmici, il ridimensionamento dinamico, sono solo alcuni dei tanti potenti strumenti di composizione. Si può descrivere il compositore come un pittore, o un regista, o un attore capace di eseguire l’improvvisazione dal vivo, senza alcuna prevedibilità. Questa è la parte più interessante nella composizione: quali strumenti scegliere per rendere l’idea compositiva o per far prendere vita alla storia. Io sono come un hippy sognatore o un filosofo mentre sto pensando l’idea, mentre mi sento come un saldatore durante il processo tecnico della composizione. E non ci sono scuse se la filosofia e la saldatura non si adattano insieme.
AA: Quali sono i progetti per il futuro?
EE: Non piani, ma sogni: scrivere musica da film! E un particolare sogno è questo: voglio comporre musica per celebrare Sara Teasdale, la grande poetessa americana, la cui poesia e vita hanno toccato la mia vita. In verità, questo è il mio sogno. “Spero che” non è la parola giusta per descrivere quella sensazione interiore riguardo alla sua poesia quasi-trasparente che è morbida e di fuoco, scura e profonda, luminosa e fredda, e piena di passione e di amore. Era coraggiosa nel parlare di quei sentimenti in cui la gente a volte si trova senza parole, come imprigionata. Non era la perfezione, né io lo sono, ma la sua poesia aveva la dimensione di atemporalità. La sabbia ondeggia, l’ acqua e le nuvole scorrono, e lei, sul ponte di St. Louis cattura un altro scorcio di eternità.
AA: Potresti dare un messaggio di incoraggiamento a tutti gli appassionati di musica corale? Perché dovrebbero continuare a cantare e a dirigere?
EE: Come lei ha detto, la voce umana è probabilmente il più bello tra i suoni musicali. Ci sono così tante grandi opere corali scritte in diversi stili, epoche e storie. Consiglierei di andare in queste biblioteche di musica corale e di esplorare! E’ una fantastica esperienza cantare i brani di questi libri, ritrovarsi negli orizzonti più lontani, negli inverni più freddi, nell’amore più profondo e in tante altre storie vere.
AA: Se non fossi diventato un compositore, di che cosa ti sarebbe piaciuto occuparti?
EE: Molto probabilmente sarei stato un dottore, un buon medico per aiutare le persone.
Ēriks Ešenvalds è oggi uno dei più ricercati compositori corali, con un intenso programma di lavori su commissione e di esecuzioni della sua musica, ascoltata in tutti i continenti. Nato a Riga nel 1977, ha studiato presso il Seminario Lettone di Teologia (1995-1997) prima di ottenere il Master in composizione (2004) presso l’Accademia Lettone di Musica sotto la guida di Selga Mence. Dal 2002 al 2011 è stato membro del Coro di Stato della Lettonia. Nel 2011 gli è stato conferito l’incarico per due anni di Fellow Commoner in arti creative presso il Trinity College, all’Università di Cambridge. Ešenvalds è sposato e ha quattro figli. Ēriks Ešenvalds ha vinto numerosi premi per il suo lavoro, tra cui il Grande Premio Lettone per la Musica (2005 e 2007). Il Rostrum of Composers gli ha assegnato il primo premio nel 2006 per The Legend of the Walled-in Woman; è stato nominato vincitore del Copyright Award nel 2006 ed è stato ‘Compositore del Nuovo Anno’ del Philadelphia Inquirer, nel 2010, lo stesso anno in cui è stato nominato per il premio di compositore britannico. Nel 2011, il CD del Coro Giovanile Kamer, ‘O Salutaris’ con musica corale in esclusiva da Ēriks Ešenvalds ha vinto il Premio Lettone Music Records come miglior album accademico dell’anno. Nel 2014 il CD del Coro di Stato della Lettonia, ‘At the Foot of the Sky‘Coro con musica corale in esclusiva da Ēriks Ešenvalds ha vinto il Premio Lettone Music Records. Le composizioni di Ēriks Ešenvalds’ sono state eseguite per la prima volta da diversi ensembles, tra cui: Britten Sinfonia, il Coro del Trinity College di Cambridge; Holst Singers e Imogen Heap, Polyphony, il Coro del Merton College di Oxford, il Coro Lettone della Radio, il Coro di Stato della Lettonia, il Coro Giovanile Kamēr; Sinfonietta Rīga, il Coro Bavarese della Radio, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Lettonia, l’Orchestra Sinfonica di Liepaja, il Coro Infantile Nazionale dell’Olanda l’ Ensemble Vocale Svedese; Salt Lake Vocal Artists, il Temple dell’Università di Philadelphia, il Crossing, Coro da Camera dell’Università Statale di Portland, il Coro dell’Università Luterana di Tacoma, i Cardinal Singers dell’Università di Louisville, ed i Concert Singers dell’Università del Mississippi. Nel 2007 l’Opera Nazionale Lettone ha messo in scena la sua prima opera ‘Joseph is a Fruitful Bough’. La sua musica è stata eseguita in numerosi festival internazionali, inclusi: Klangspuren in Austria, il Schleswig-Holstein in Germania, Tenso Days in Francia, l’Haarlem Choir Biennale in Olanda, Voices Now nel Regno Unito, ACDA Festival Nazionale e Regionale di Spoleto, negli USA. Nel 2014 per i World Choir Games, che si sono svolti a Riga, Ēriks ha composto l’Inno dei Giochi che ha dato un maggior rilievo al suo lavoro; ha inoltre partecipato nelle giurie dei concorsi, ed ha avuto una produzione su larga scala, in anteprima, dei suoi lavori da parte dei Latvian Voices e The King’s Singers. La stagione delle prime di Ēriks Ešenvalds include Lakes Awake at Dawn per le Orchestre Sinfoniche di Boston e della città di Birmingham; Whispers on the Prairie Wind per la Utah Symphony e Salt Lake Vocal Artists con il Coro ACDA al Congresso Nazionale del 2015 a Salt Lake City, The Passion according to St Luke per il Coro della Radio Lettone e Sinfonietta Riga, una nuova opera all’Opera Nazionale Lettone e brani per il Coro Leoni di Vancouver, per l’University of Miami Glee Club, per ChorWerk Ruhr e altri. Nell’Aprile 2015 c’è stata la prima mondiale, a Riga, di una nuova sinfonia multimediale basata su Northern Lights, con prime esecuzioni negli USA, in Australia, Germania e Regno Unito. Le sue composizioni appaiono su registrazioni del Coro del Trinity College di Cambridge, in etichetta Hyperion e da VOCES8 su Decca Classics. Edition Peters Artist Management gestisce i lavori su commissione di Ēriks Ešenvalds ed i programmi dei workshop. Ēriks Ešenvalds è pubblicato da Musica Baltica (www.musicabaltica.com).
Per gentile concessione di ICB (International Choral Bulletin) dove l’articolo
è apparso nel n 4/2015
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