Una marea di musica arcobaleno su Bologna

Nella foto: Teatro Manzoni – Nicola Ortona

Piazza Maggiore a Bologna gremita, il Palazzo del Podestà illuminato con i colori dell’arcobaleno e dal palco un susseguirsi di cori che hanno inebriato il pubblico sulle note delle più famose colonne sonore del cinema italiano e dell’opera lirica: è il Gran Galà. I due giorni dei T-Days successivi trasformati in un “luna park” della coralità: esibizioni all’aperto in tantissimi luoghi del centro storico della città. Cori da tutta Europa – e non solo – che si alternavano alle realtà locali, in una pacifica invasione musicale delle aree pedonalizzate del centro, dei cortili dei palazzi medievali, delle piazze e delle strade. E ancora, i quattro maggiori teatri della città che hanno visto susseguirsi sui propri palchi oltre 3500 coristi e coriste, le visite guidate “musicali” in due musei cittadini con la coralità che entrava in dialogo con le collezioni, un Village che per quattro serate ha offerto occasioni di esibizione e divertimento negli spazi di DumBO. Tutto questo è stato Various Voices 2023, il più importante festival internazionale di cori LGBTQIA+ che si è tenuto a Bologna tra il 14 e il 18 giugno scorsi, e che al motto di “I Sing What I Am” ha portato per la prima volta musica e istanze queer nel sud dell’Europa.

Outdoor – Christian-Kreil

Che cos’è Various Voices

Il festival nasce alla metà degli anni Ottanta, quando un gruppo di quattro cori provenienti da altrettanti paesi europei si ritrovano a Colonia, in Germania, per una piccola serie di concerti che andava sotto il nome di “Homo Cantat”. I quattro pionieri furono il coro Triviatas di Colonia, i Noot Aan De Man di Amsterdam, il Choeur Accord da Parigi e il Gay Kor di Stoccolma. Da allora, il festival è cresciuto con l’impegno di Legato, l’associazione europea dei cori LGBTQIA+, e dei vari cori che hanno materialmente organizzato l’evento nella propria città. Various Voices, inizialmente biennale, con l’aumentare dei cori partecipanti ha dovuto dilatare la sua frequenza, svolgendosi ogni quattro anni in una città diversa, finora sempre nel Nord Europa – Londra, Parigi, Berlino, Dublino, Amsterdam per citarne alcune. Quella di Bologna (spostata dal 2022 al 2023 per le incertezze legate alla pandemia) è la quindicesima edizione e la più partecipata di sempre: 105 cori provenienti da 20 paesi del mondo. Il numero di coristi e coriste partecipanti (3500) ha superato quello già alto (2800) dell’ultima edizione, svoltasi a Monaco di Baviera nel 2018.

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna – Christian-Kreil

La storia del festival è legata a doppio filo a quella della coralità LGBTQIA+, che nasce fin dagli anni Sessanta del secolo scorso, quando gay, lesbiche e persone trans che chiedevano più tutele e diritti negli Stati Uniti hanno spesso marciato a fianco dei movimenti per i diritti civili, mutuando così l’uso della voce in coro per farsi sentire ed esprimersi. Da allora il movimento internazionale è cresciuto non solo in Europa e nel mondo, ma anche in Italia, dove nel 2015 nasce il festival Cromatica, il primo incontro dei cori arcobaleno italiani (che allora erano solo 7) proprio a Bologna. Da quell’impulso si è costituita l’omonima associazione, che conta oggi 15 cori iscritti da Torino a Bari, da Roma a Milano. Komos, il coro bolognese nato nel 2008, sulla scia di questa grande crescita nel panorama italiano, nel 2018 ha candidato la città felsinea come meta di Various Voices, aggiudicandosi la quindicesima edizione del festival con una proposta che i membri di Legato hanno preferito a quella di Palma di Maiorca e Reykjavík.

Gran Galà – Marco Piraccini

Gli ospiti speciali

La prima edizione nell’Europa del sud ha segnato anche un’altra prima volta, quella di un coro proveniente dall’Africa. Ospite speciale è stato infatti il Johannesburg Queer Chorus, coro misto amatoriale del Sudafrica, che è stato fondato nel 2020 proprio poco prima dello scoppio della crisi pandemica. Ma loro non si sono dati per vinti e oggi contano una sessantina di membri che, per usare le loro parole, “si impegnano per creare un’atmosfera amichevole per la nostra comunità attraverso il potere del canto”.

Da molto lontano, anzi lontanissimo, proviene anche un altro ospite speciale: GALS, il coro rainbow di Auckland, Nuova Zelanda. Fondato nel 1992, è un coro misto che conta oggi una cinquantina di elementi e che aveva già partecipato a due edizioni precedenti di Various Voices: erano presenti a Dublino nel 2014 e a Monaco nel 2018.

DumBO – Distretto urbano multifunzionale di Bologna – Nicola Ortona

Altro viaggio importante è stato quello dei cori provenienti dal Nord America: the Gay Men’s Chorus of Washington DC, OurSong Atlanta e Atlanta Gay Men’s Chorus hanno inserito Bologna in un itinerario di concerti in Italia e in Europa.

In questo momento di grande difficoltà per il loro paese non è stato facile portare a Bologna due cori ucraini, ma la loro presenza è stata una testimonianza importantissima per tutta la comunità raccolta attorno al festival. Il primo coro si chiama Queer-Essence e proviene da Kharkhiv, città fra l’altro gemellata con Bologna. Il coro è stato fondato nel 2019 e, come dicono loro, “non è solo un coro, ma una famiglia in cui puoi essere te stesso ed essere accettato così come sei”. Il secondo coro ucraino si chiama Qwerty Queer e proviene da Odessa, dove è nato nel 2014, proprio durante la prima invasione russa del paese. Oltre a vivere la guerra in casa, va anche ricordato che essere una persona LGBT+ in Ucraina è ancora più difficile che in altri paesi.

Arena del Sole – Christian-Kreil

Cinque giorni di note e colori ovunque

Ognuno dei 105 cori partecipanti si è esibito sul palco di uno dei quattro principali teatri della città: Arena del Sole, Auditorium Manzoni, Teatro Duse e Oratorio San Filippo Neri. Il format prevede per ogni coro una performance di 30 minuti, in quella che è stata una vera e propria maratona musicale che il festival ha corso tutti i pomeriggi. Accanto a queste esibizioni, l’organizzazione del festival ha voluto il più possibile coinvolgere la città nel suo insieme. Così è nata l’idea delle già citate esibizioni nelle aree pedonali durante il fine settimana, in cui sono stati coinvolti anche cori soci di AERCO, che si sono così alternati ai partecipanti del festival creando una marea corale davvero indimenticabile ed emozionante, una sorta di utopia musicale senza confini.

Per i cori che lo desideravano, ci si poteva esibire anche su uno dei due palchi previsti a DumBO, lo spazio urbano rigenerato da una vecchia officina delle Ferrovie dello Stato, che è stato un vero e proprio Various Voices Village con spazio dedicato alla convivialità e alla socialità per coltivare amicizie vecchie e nuove tra i cori e le serate dedicate al clubbing. Qui si sono svolte anche le cerimonie di apertura e di chiusura del festival, che hanno visto come ospiti la drag internazionale Aura Eternal e la cantante Deborah Iurato, nonché il saluto finale a tutta la platea dei 3500 coristi del Sindaco di Bologna, Matteo Lepore.

Esperienze molto particolari sono state certamente quelle nei musei. Il Museo internazionale e biblioteca della musica di Strada Maggiore ha ospitato 7 speciali visite guidate accompagnate da altrettanti piccoli ensemble: una situazione unica sia per il pubblico, sia per i performer che hanno visto la propria voce animare le sale e la strabiliante collezione del museo. Al MAMbo il museo di arte moderna di Bologna, gli ospiti hanno potuto visitare la

collezione e gli ambienti dell’ex-forno muovendosi in un percorso animato dai cori posizionati all’interno della struttura, ponendo in dialogo la musica e l’arte in un connubio unico.

Il grande abbraccio alla città è stato il Gran Galà del venerdì sera, trasmesso in diretta televisiva e streaming. Per l’occasione, presentati dalla cantante bolognese Senhit e dal conduttore RAI Mario Acampa, i cori di Various Voices hanno reso omaggio ad alcuni grandi musicisti italiani: Ennio Morricone, Nicola Piovani, Giuseppe Verdi. Oltre ai Pink Singers, primo coro LGBTQIA+ europeo nato quarant’anni fa che si è esibito sulle note della colonna sonora di Amarcord, cori speciali si sono formati appositamente per l’occasione fondendo formazioni provenienti da diversi paesi per cantare insieme. Tutti i brani sono stati il frutto di un lavoro di arrangiamento portato avanti dal Maestro Lorenzo Orlandi e dai due direttori dell’Orchestra Senzaspine, Tommaso Ussardi e Matteo Parmeggiani, che hanno accompagnato il canto suonando sul palco. Ospite speciale della serata é stato Antonino, che ha regalato alla piazza una struggente interpretazione di I wanna dance with somebody di Whitney Houston. A chiudere lo spettacolo, una versione speciale del brano di Gloria Gaynor a cui è ispirato il motto di questa straordinaria edizione del festival, I Am What I Am, cantata da Senhit con i padroni di casa di Komos, che hanno trascinato tutta la piazza in un grande coro collettivo festante e liberatorio. Un augurio perché tutti e tutte possiamo sempre essere ciò che siamo senza vergogna e paura.

Various Voices tornerà nel 2026, l’appuntamento per la sedicesima edizione è a Bruxelles!

Marco Boscolo, giornalista

Nicola Mainardi Direttore Various Voices 2023