Un ricordo di Daniel Saulnier e Nino Albarosa

Durante il 2023 sono venute a mancare due figure di riferimento nel panorama del canto gregoriano, accomunate da competenza e passione, ricerca e insegnamento, dedizione e spiritualità: Nino Albarosa e Daniel Saulnier hanno dedicato gran parte delle loro vite allo studio e alla prassi del canto gregoriano, seppur in ambiti diversi, raggiungendo competenze tali da esser considerati veri maestri in materia. Senza addentrarci in disquisizioni troppo tecniche, alle quali invitiamo ad approcciarsi leggendo i numerosi testi dei nostri autori, tenteremo di tratteggiare i loro ambiti di ricerca e l’importanza del loro studio, nonché la preziosità della loro opera nella prassi esecutiva e nella formazione umana dei gruppi che li hanno conosciuti. Daniel Saulnier, già monaco di Solesmes, dopo gli studi teologici e la specializzazione in musicologia, ha dedicato la sua ricerca in particolare all’ambito della modalità gregoriana. Dopo il volume Le chant grégorien, tradotto in più di dieci lingue, che costituisce una sorta di manuale generale di canto gregoriano in cui si intersecano storia, grammatica, teoria e prassi, e che lo consacra al grande pubblico, ha editato nel 1997 Les modes grégoriens, un testo scientificamente più specializzato, frutto di idea, intuizione e ricerca, che critica e rilegge la classificazione dell’octoechos alla luce di strumenti filologici e paleografici rinnovati. Analizzando dall’interno il repertorio, infatti, Saulnier dimostra il derivare dei modi ecclesiastici, che ci sono stati tramandati dalla classificazione medievale, da corde di recita più antiche, che definiamo arcaiche, attorno alle quali si sono sviluppate scale e cadenze melodico-ritmiche numerosissime che poi sono confluite negli otto modi che conosciamo. Notevole e sconvolgente è la novità di approccio alla materia, che risulta completamente rivisitata e che, con questo nuovo approccio, è stata in grado di costituire una base teorica efficace in vista dei progressi che la scienza della restituzione melodica avrebbe compiuto di lì a pochi anni: grazie alle teorie di Saulnier, infatti, si spiegano la compresenza di più corde di recita all’interno di uno stesso modo, l’osmosi stessa tra caratteristiche che si credevano appartenenti a modi differenti e di conseguenza si scoprono e giustificano tutte quelle modifiche che i notatori più tardi avevano apportato al repertorio per farlo rientrare negli stringenti canoni teoretici dell’octoechos. La portata di questa nuova concezione modale, inoltre, non si ferma ad un puro aspetto grammaticale ed interno alla musicalità del canto piano, ma riesce a mostrare anche notevoli ed inaspettate corrispondenze a livello testuale, e quindi spirituale e simbolico. Molto interessante risulta essere la comprensione dell’evoluzione storica del canto piano che, vista sotto questa luce, assume connotati sempre più nitidi e riesce a legarsi sempre di più ed in maniera sempre più esplicita con i dati adiastematici a nostra disposizione, rendendo conto di quelle incoerenze restitutive dei primi esperimenti solesmensi e legandosi, al contempo, alle radici più antiche del canto romano antico.

Nino Albarosa

Una intuizione, quella di Saulnier, che abbraccia, dunque, due grandi aree di studio del canto piano: quella grammaticale-teoretica e quella più squisitamente storico-filologica. Come tutte le teorie di cui si occupa lo studio storico-critico, anche questa ha le sue lacune e i suoi punti d’ombra, non riuscendo, per mancanza di dati empirici, a dimostrare positivamente tutti i suoi assunti; tuttavia, sembra ragionevole affermare che essa si avvicini verosimilmente alla realtà degli eventi storici, ricostruendoli logicamente in base ai dati a nostra disposizione. L’opera di Saulnier non si limita a questa intuizione, che tuttavia consideriamo centrale, e prosegue efficacemente con altri studi, interventi in conferenze e volumi (citiamo, ad esempio, il testo del 2009 Gregorian chant: a guide to the history and liturgy), ma soprattutto nell’insegnamento prima al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma e poi all’università di Tours. Non possiamo non ricordare con riconoscenza il corso sulla modalità gregoriana che ha tenuto per la Scuola di Canto Gregoriano di AERCO in modalità online tra il gennaio e il marzo del 2022, in cui siamo stati accompagnati con dolcezza e competenza all’interno del complesso argomento in oggetto, senza scordare l’ironia sottile ed acuta che contraddistingueva il maestro e le eleganti passerelle del suo gatto ai lati dello schermo. Contenuti di quantità e qualità significative si sono avvicendati nelle dieci presentazioni che ci sono state proposte, innescando dialoghi illuminanti ed esercitazioni pratiche che hanno fatto vivere anche in noi un lavoro che, come accennavamo in precedenza, non è stato soltanto teorico. È tanta la gratitudine per averci permesso di entrare con lui nella vita della modalità. Nino Albarosa, il professore, discepolo diretto di Eugène Cardine e suo successore alla cattedra di canto gregoriano del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, ha proseguito il solco inaugurato dal suo grande maestro nel campo della semiologia. Basterebbe leggere il curriculum del nostro per rendersi conto della grandezza della sua personalità nell’ambito degli studi gregoriani: ad una solida formazione filologica, paleografica e musicale è seguito l’insegnamento nelle università di Parma, Bologna, Messina e Udine. Tra i fondatori dell’Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano, è stato anche fondatore della rivista Studi gregoriani, che ha diretto per molti anni. La sua preparazione poliedrica gli ha permesso di dedicarsi al canto gregoriano sia sotto l’aspetto della ricerca e dello studio, sia sotto quello della prassi esecutiva, come cantore e come direttore, permettendogli di sperimentare quella contemplazione spirituale dell’arte che dona pace e indirizza a Dio. Egli stesso si definiva insegnante, divulgatore, musicista, cantore e ricercatore – non a caso in quest’ordine – considerando queste qualifiche varie sfaccettature di un unico processo cognitivo-spirituale che coinvolgeva l’intera sua persona. La forza della sua passione e la competenza che dimostrava rendevano indimenticabile il suo ricordo e la sua ammirazione nelle persone che incontrava e, al contempo, efficace il suo insegnamento. Memorabili per chiarezza di fraseggio e di intenzione rimangono le sue interpretazioni con la Schola “Mediæ Ætatis Solidacium” che ha diretto in Italia (anche spessissimo nella “mia” abbazia di S. Maria del Monte a Cesena, ospite dell’amico M. Casadei Turroni Monti che gli succederà alla direzione di Studi gregoriani) e all’estero. Il suo apporto alla ricerca in campo semiologico è vastissimo e facilmente desumibile consultando la sua bibliografia gregoriana ragionata, aggiornata al 2014 ed edita su Studi gregoriani da Michal Sławecki1. Il suo più grande merito è probabilmente quello di aver sostenuto la scientificità, la necessarietà e la plausibilità del metodo semiologico e paleografico inaugurato da Cardine e di averlo non solo proseguito, ma anche perfezionato ed implementato, specialmente in materia ritmica. Si pensi allo studio dinamico del neuma, alla tendenza al movimento (Bewegungstendez), al movimento al grave2, che non ebbero solo ammiratori e detrattori, ma diedero un fortissimo impulso alla ricerca e consegnarono frutti ancor oggi validi. Una vita dedicata interamente allo studio, all’insegnamento, al canto, alla spiritualità e alla ricerca che gli ha meritato nel 2008 il conferimento del dottorato honoris causa in Musica Sacra, consegnato presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra dal Card. Grocholewski, allora prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Concludiamo approcciandoci alla sfera più intima di questi due studiosi, uomini di fede profonda, che proprio grazie alla loro spiritualità cristiana hanno potuto approcciarsi in pienezza al canto gregoriano. Lo facciamo parafrasando alcune espressioni del professor Albarosa in una intervista per l’Associazione Spazio Interiore Ambiente ormai più di dieci anni fa, che ben si adattano ad entrambi, costituiscono il loro lascito spirituale e riassumono la grande passione di questi due grandi studiosi: l’amore per il latino, l’amore per la musica e l’amore per la Bibbia sono le tre componenti che sviluppandosi e fondendosi hanno prodotto questo amore unificato che è il canto gregoriano, un fenomeno quasi teandrico, profondamente umano e divino insieme, culturale e spirituale per eccellenza, gesto musicale e contemplativo al contempo.

1. Michal Sławecki, Bibliografia gregoriana di Nino Albarosa, «Studi gregoriani», 29 (2013), pp. 83-102.
2. Cfr. Nino Albarosa, Mensuralismo e ritmo gregoriano, «Studi gregoriani», 27 (2011), pp. 45-56; Nino Albarosa, Per una nuova lettura degli elementi neumatici: la Bewegungstendenz nel canto gregoriano, «Studi gregoriani», 3 (1987), pp. 31-57.